In quell’occasione si era sottolineato il processo di arretramento nella struttura economica e sociale del Mezzogiorno accentuata da una crisi troppo lunga che ancora non si è chiusa.
Il Seminario ha offerto elementi di stimolo ad una discussione sulle attuali condizioni e sulle sfide per il rilancio di un processo di sviluppo nazionale che faccia leva proprio sull’alto potenziale delle regioni meridionali e della stessa Sicilia, con le sue risorse sottoutilizzate a disposizione (risorse materiali e immateriali), a partire dal capitale umano dei giovani formati che troppo spesso scelgono di andare all’estero o peggio l’inattività.
In Sicilia l’occupazione ha risentito fortemente dell’impatto di una così lunga crisi, tuttora in atto, dando luogo alle seguenti cifre: su 266 mila posti di lavoro persi nelle aree meridionali nel quadriennio 2008-2011 – pari al 61% degli addetti perduti in tutt’Italia – 47 mila sono in Sicilia, oltre il 10% del totale nazionale. Si tratta di una flessione forte, ma relativamente minore a quella di altre regioni meridionali, che tuttavia si scarica soprattutto sulle fasce d’età giovanili, under 35 anni.
Questo dato assume particolare gravità se si guarda alla componente femminile: in Sicilia è occupata appena una giovane donna su cinque (il 20,4% delle donne under 35, contro il 23,3% del Sud e il 47,1% del Centro-Nord).
Guardando all’intero mercato del lavoro, lascia ben sperare il settore dell’agricoltura siciliana, che rispetto al resto del Sud e del Paese, ha reagito bene alla crisi: nel quadriennio 2008-2011 preso in considerazione, l’occupazione agricola è cresciuta addirittura del 5,4% (contro il -0,9,% del Mezzogiorno e il -3% del Centro-Nord).
In Sicilia come altrove, invece, l’occupazione crolla nel settore delle costruzioni.
In Sicilia, in base alle stime della Svimez verificabili nell’ultimo Rapporto annuale, la caduta del prodotto è risultata pari alla metà del resto del Sud (-3,2% contro -6,1%).
Nella Regione, infatti, la flessione del prodotto aggregato, minore che nel resto del Mezzogiorno, è dovuta solo alla performance complessiva del settore dell’industria in senso stretto, che ha segnato una caduta forte ma meno accentuata rispetto al resto del Sud e al Centro-Nord: -7,7% nell’Isola nelperiodo 2008 -2011 contro il -13% nel Sud e il -10,4% nel Centro-Nord. L’occupazione nell’industria in senso stretto ha segnato al Sud tra il 2008 e il 2011 una contrazione di oltre 100.000 unità, di cui 13.300 nella sola Sicilia. Il risultato aggregato del PIL è dunque essenzialmente dovuto a una minore gravità della caduta dell’industria siciliana, resa a sua volta possibile da una crescita dell’industria estrattiva (+11,4% contro -15,3% del Centro-Nord) che ha parzialmente compensato la pesante flessione del comparto manifatturiero (-15% contro -13,5% del Centro-Nord), nel quale solo il tessile abbigliamento e il settore del legno e della gomma hanno tenuto, a fronte di un vero e proprio crollo in produzioni strategiche, come la chimica e la meccanica.