Agrigento - Settore edile messo in ginocchio dalla crisi. E senza infrastrutture la provincia affonda - QdS

Agrigento – Settore edile messo in ginocchio dalla crisi. E senza infrastrutture la provincia affonda

Calogero Conigliaro

Agrigento – Settore edile messo in ginocchio dalla crisi. E senza infrastrutture la provincia affonda

mercoledì 16 Gennaio 2013

Tra il 2008 e il 2012 quasi 300 imprese hanno chiuso i battenti mandando a casa circa 900 persone

AGRIGENTO – Che la situazione nel comparto dell’edilizia in provincia non fosse rosea lo si sapeva da tempo, ma i dati che sono stati elaborati e resi pubblici dalla Cassa edile agrigentina di mutualità e assistenza (Ceama) sono davvero drammatici, sia per il numero esorbitante di nuovi disoccupati che per la diminuzione di imprese e massa salariale.
Il periodo preso in esame dall’ultimo report pubblicato copre dal 2008 al 2012, con i lavoratori del settore (operai) passati da 8.161 unità del 2008 a 6.579 di fine 2012. Un crollo verticale che ha avuto il suo picco tra il 2011 e il 2012, in cui si è assistito a un calo di 898 occupati. In percentuale, nel periodo preso in esame, si è perso il 19% dei posti di lavoro degli operai con 1.580 disoccupati in più. Considerevole diminuzione anche per le ore lavorative, ridottesi di 1.300.000 (da 4980.680 a 3677.068) con un meno 26%. La massa salariale, poi, è scesa di ben 9.500.000 euro, passando dai 40.629.638 ai 31.134.924 (meno 23%).
Insieme ai lavoratori a spasso occorre contare anche le aziende operanti nel settore che si sono viste costrette a chiudere i battenti: tra il 2008 e il 2012 sono scomparse 299 imprese edili, passando da 1.795 a 1.496 unità con un calo del 16%.
Per la Cassa edile è quindi allarme rosso, come ha confermato al QdS il presidente Luigi Costanza. “Il dato drammatico registrato nello scorso anno – ha spiegato – è dovuto al progressivo completamento dei lavori del primo lotto per il raddoppio della Strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta. È stato grazie alla realizzazione di questa grossa opera pubblica che il settore ha potuto in parte respirare, ma adesso che i futuri lavori riguarderanno la zona nissena la nostra preoccupazione è al massimo. Per tale ragione chiediamo al mondo sindacale e politico di aprire al più presto un tavolo tecnico per trovare soluzioni possibili, visto che se il settore dovesse perdere ancora ci troveremmo davanti a un comparto in ginocchio”.
“Quello che chiediamo – ha aggiunto – è che si sblocchino le opere pubbliche, in particolare nel settore della manutenzione delle strade fatiscenti della nostra provincia e per l’adeguamento delle scuole pubbliche. Per quando riguarda, per esempio, l’ammodernamento della Strada statale 189 Agrigento–Palermo, sappiamo dalla stampa che si sta intervenendo sul fronte della progettazione, ma non possiamo non chiederci quanto si dovrà aspettare prima che i lavori diventino esecutivi”.
“Tutta questa situazione – ha concluso – non viene affatto facilitata dal Patto di stabilità, che ha bloccato nuove opere pubbliche e il pagamento dei lavori di molti lavori in corso”.
Una situazione problematica che ha certamente influito anche sul settore della produzione dei beni primari per il settore delle costruzioni (come avvenuto per l’Italcementi di Porto Empedocle, che ha chiuso il proprio impianto mettendo in cassa integrazione 100 dipendenti e polverizzando 200 posti di lavoro dell’indotto). La tensione sociale è dunque in continuo aumento, mentre tutti gli indicatori economici sono al ribasso, facendo registrare su tutto il territorio una diminuzione dei consumi sempre più evidente.
Il pessimo momento vissuto dall’edilizia è confermato anche dall’Associazione nazionale dei costruttori edili di Agrigento. “Il problema – ha spiegato il presidente Giuseppe Sutera Sardo – è che negli anni passati il nostro Governo regionale è stato ancor più assente dello stesso Governo nazionale nel programmare nuove opere da realizzare. Manca l’elemento della progettazione con i professionisti, che sono praticamente fermi”.
Una riflessione è fatta anche sulle ripercussioni che hanno colpito le aziende che producono materiali edili. Non soltanto la già citata Italcementi, ma anche “importanti aziende della zona di Sciacca come la Fauci sono in una certa difficoltà”.
Insomma, la luce alla fine del tunnel non si intravede ancora.

Opere pubbliche al palo e Comuni impantanati

AGRIGENTO – La crisi del comparto edile è confermata anche dal mondo sindacale, che sostiene come i provvedimenti da adottare siano abbastanza chiari dinanzi a una povertà che rischia di investire migliaia di operai con le loro famiglie, purtroppo spesso monoreddito.
“La situazione è veramente difficile – ha confermato Carmelo Cipolla della Fillea Cgil – poiché non solo è stata colpita una moltitudine di operai delle imprese edili, che sono rimasti senza lavoro, ma la situazione ha colpito anche il settore dell’indotto come quelli del legno, della fabbricazione di laterizi, ma anche della produzione del cemento”.
Anche la Cgil ha tirato in ballo la Fauci di Sciacca “dove sono andati in cassa integrazione straordinaria 100 dipendenti circa con la diminuzione della produzione del 50%”.
“Oltre al grave problema della progettazione di nuove grandi opere pubbliche – ha aggiunto Cipolla – sarebbe necessario allentare i vincoli del Patto di stabilità per poter intervenire, per esempio, sulle ristrutturazioni dei palazzi dei centri storici. Ma anche per poter far partire piccole opere pubbliche da parte dei Comuni, che oggi sono ferme a causa di vincoli troppo rigidi”.
Parole non dolci, poi, per l’Imu, definita una “tassa che scoraggia l’acquisto e quindi la realizzazione di nuova edilizia nel settore privato”.
Preoccupazione alle stelle, dunque, da parte del sindacato, che ha evidenziato anche nelle Camere del lavoro una situazione di degrado sociale sempre maggiore, dovuta alla disoccupazione perdurante che ha portato alla perdita di ben 1.580 posti nel solo settore dell’edilizia, senza contare i numeri dell’indotto.

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