Appello del Wwf: proteggere le coste siciliane dal cemento - QdS

Appello del Wwf: proteggere le coste siciliane dal cemento

Luca Salici

Appello del Wwf: proteggere le coste siciliane dal cemento

martedì 18 Agosto 2009

L’associazione ambientalista preoccupata dalle proposte dell’assessore al Turismo Nino Strano. Benedetto: “Fare come la Sardegna, limite di 1000 m di inedificabilità sulle spiagge

PALERMO – Nel 1996 uno studio del Wwf dichiarava che in Sicilia il 74% del litorale fosse occupato dal cemento. Dopo 13 anni l’associazione ambientalista ha ripetuto il suo studio analizzando le 27 aree lungo l’isola, pari a 150 km di costa, che erano state ritenute “meno compromesse o integre”. Il dato che è emerso non è confortante: in Sicilia si riscontra “una preoccupante tendenza che ha aumentato la pressione sulle coste ed ha intaccato zone preziose che bene si sarebbe fatto a preservare”. Un fenomeno “che va fermato con decisione con gli strumenti legislativi, e non solo, di cui la regione Sicilia dispone”, raccomanda l’associazione del Panda.
La maggior parte delle aree analizzate risultano “interessate da edifici in muratura sino a ridosso delle spiagge, delle dune o sopra la costa rocciosa con piscine, aree industriali, lidi con finalità stagionale che nel tempo sono diventati strutture permanenti, parcheggi realizzati anche sulla battigia, importanti impianti terricoli, accessi a mare in cemento costruiti sulla roccia, campi da golf”. A questo si aggiungono anche fenomeni di degrado, come strutture turistiche abbandonate, piccole discariche, aree incendiate non ripristinate o rinaturate, sversamenti di fognature in mare.
“Stiamo lanciando un allarme e chiediamo al presidente dalla Regione Sicilia di farsi garante di un vero e proprio patto per le coste – dichiara Gaetano Benedetto co-direttore generale del Wwf – non si tratta solo di verificare la regolarità degli insediamenti e procedere all’abbattimento delle opere abusive, cose queste obbligatorie e necessarie, quanto aprire una nuova stagione di gestione territoriale che estenda la tutela e avvii il recupero e la rinaturazione dei tratti più compromessi”.
Secondo il Wwf la Sicilia farebbe bene “a prendere in considerazione l’estensione del limite di inedificabilità sulle coste portandolo ad almeno mille metri così come ha fatto la Sardegna con risultati positivi che sono sotto gli occhi di tutti – continua Benedetto – con la speranza che non si arrivi a mettere in discussione l’ipotesi dell’assessore al turismo Nino Strano che va invece nella direzione diametralmente opposta visto che vorrebbe aprire la possibilità di nuove strutture all’interno della fascia di 150 metri dal mare protetta dalla normativa regionale”.
L’associazione esprime viva preoccupazione per il Piano casa regionale e auspica che vengano preservate le aree protette e la fascia costiera almeno nei 150 metri dalla battigia.
Per la tutela delle coste siciliane “strumento fondamentale sarà poi il Piano paesaggistico (ed i relativi piani d’ambito) che non solo dovrà prevedere forme di tutela più coerenti – dice Gaetano Benedetto co-direttore generale del Wwf – ma che dovrà creare i presupposti per un’azione pianificatoria dei comuni eviti nuove costruzioni o concessioni lungo le coste”.
“È importante – continua Benedetto – che si concludano e si rendano operativi i piani di gestioni delle aree protette di livello comunitario (Sic e Zps) che insistono sulla fascia costiera dando così un chiaro segnale di attenzione e di inversione di tendenza rispetto ad un atteggiamento istituzionale troppo spesso eccessivamente lassista”. Quanto sia “andato perduto” in termini di suolo libero, di biodiversità, di habitat “preziosi” è testimoniato anche da una galleria di foto satellitari che raffrontano lo stesso segmento di costa nel 2000 e nel 2006. “La costa siciliana è in molte parti sottoposto a fenomeni di erosione dovuti non solo alle infrastrutture sulla terraferma e in mare – spiega Anna Giordano del Wwf –  ma anche a ciò che avviene a grandi distanze come l’alterazione dei corpi idrici e delle aree di impluvio (cementificazione, alterazione della stabilità dei pendii, incendi), con grave perdita in termini di biodiversità”.
“Vi sono alcuni casi emblematici che danno il senso della trasformazione – dichiara Pierfrancesco Rizza, presidente del Wwf Sicilia – ad esempio Torre Verdura, Sito di interesse comunitario, dove è stato realizzato un golf resort, con opere anche in difformità al parere reso dall’assessorato regionale Territorio e Ambiente, e edifici quasi a ridosso dell’arenile”. Letojanni, “dove si notano strutture posizionate sulla battigia, molte delle quali a ridosso della strada litoranea – prosegue – e verso S. Alessio numerosi edifici che risultano più prossimi alla linea di costa”. In ultimo Gela, “dove il tratto Marina di Acate-Scoglitti – conclude Rizza – risulta occupato ininterrottamente da una distesa di serre, che si prolungano verso la battigia, spezzando quasi incessantemente le dune”.
 

 
La replica dell’assessore Strano: “Non vogliamo deturpare le coste”
 
PALERMO – L’assessore regionale al Turismo, Nino Strano, ribatte alle critiche dell’associazione ambientalista: “Dispiace che dirigenti di una associazione seria e, di solito, bene informata come il Wwf, abbiano letto con superficialità le mie dichiarazioni in una conferenza stampa e riportate dalle agenzie, e facciano intendere una mia volontà di deturpare e devastare le coste  della Sicilia, cosa peraltro fatta da amministrazioni, anche locali, passate e di diverso colore politico”.
“L’argomento – continua l’assessore Strano – riguardava gli insediamenti  turistico-alberghieri, e addirittura sono arrivato a dire che,  in alcuni casi, potrebbe essere opportuno aumentare la distanza  dei 150 metri dal mare per il vincolo di edificabilità. Ho solo chiesto di aprire una discussione su questo parametro, e  proprio con le associazioni ambientaliste e i sindacati. Spero –  conclude Nino Strano – che il monitoraggio delle coste siciliane  non sia stato fatto dal Wwf con la stessa superficialità”.

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