Irfis, Crocetta sbaglia a difendere Maiolini - QdS

Irfis, Crocetta sbaglia a difendere Maiolini

redazione

Irfis, Crocetta sbaglia a difendere Maiolini

mercoledì 16 Gennaio 2013

Nota congiunta con la direzione della società regionale in cui si nega ogni addebito sull’indagine in atto alla Corte dei Conti. Respinte le dimissioni del manager. “Falso che la Spa abbia sottratto 183 mln alla Regione”

PALERMO – Non si placa la bufera sulla gestione dell’Irfis-Fin Sicilia. Lunedì, la Procura generale presso la Corte dei Conti ha avviato un’inchiesta sulla presunta sottrazione di risorse da parte della società finanziaria. I magistrati contabili stanno accertando quanto denunciato in un esposto trasmesso dall’ex assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao.
La Presidenza e la direzione dell’Irfis-FinSicilia in una nota congiunta respingono le argomentazioni contenute nell’esposto trasmesso alla Corte dei Conti in cui si contesta la gestione della società finanziaria, sottolineando che si tratta di una iniziativa dell’ex assessore all’Economia, Gaetano Armao, annunciando che per il “ruolo delicato e complesso quale strumento di politica economica della Regione”, “eventuali iniziative di stampo chiaramente individuale che ledano il buon nome dell’Irfis-FinSicilia non potranno essere più tollerate e contro di esse sarà valutata ogni opportuna difesa o azione nelle sedi a ciò preposte”. Crocetta ha inoltre respinto le dimissioni presentate dal presidentye di Irfis Fin-Sicilia, Francesco Maiolini, poche ore dopo la notizia dell’inchiesta dei magistrati contabili.
“L’esposto – si legge nella nota congiunta – è stato presentato nel novembre scorso dall’ex assessore Armao, e non dalla Regione siciliana, che invece ha approvato il piano strategico e l’operato dell’istituto, prima e dopo l’esposto stesso, con provvedimenti formali del presidente della Regione e del ragioniere generale allora in carica”.
Inoltre “è falso che l’Irfis abbia messo a patrimonio 183 milioni sottraendoli al bilancio della Regione”, invece “la somma di circa 100 milioni di euro (già fondi a gestione separata affidati all’Irfis da oltre 50 anni) sono stati (ri) assegnati all’Irfis-FinSicilia dalla legge finanziaria regionale del maggio scorso (art. 11, c. 56) per la costituzione del fondo unico per l’agevolazione e il sostegno alle imprese”. “Mai tali somme – prosegue la nota – potrebbero essere distolte dalla destinazione attuale o venire messe a patrimonio della società se non con legge regionale e non risulta alcuna iniziativa in tal senso”.
Nella nota si precisa che “nemmeno gli altri 83 milioni circa, che probabilmente si riferiscono al fondo per le imprese siciliane ex legge 60/1965 di origine statale gestito sin dalla nascita dall’allora ente di diritto pubblico, sono transitati al patrimonio dell’odierna società regionale”. “Il vero è che solo grazie agli approfondimenti e all’iniziativa della nuova gestione dell’Irfis interamente pubblica, è stato possibile rivendicarne la titolarità in capo alla stessa Regione siciliana. Tra l’amministrazione regionale ed il ministero competente – aggiunge la nota – in atto è in corso una fase di adeguata verifica, dal cui esito il patrimonio della Regione potrà incrementarsi di oltre 83 milioni di euro”.
Per la Presidenza e la direzione dell’Irfis, “a ben vedere, l’unica vera differenza tra prima e dopo la nuova gestione da parte dell’Irfis è che questi fondi pubblici, senza mutare la destinazione a favore delle imprese siciliane, da un ‘cassetto’ (la precedente banca cassiera) con un tasso di fruttificazione pari a meno dell’1%, oggi sono stati depositati in altri ‘cassetti’ (banche depositarie) con una remunerazione di oltre il 4% annuo e con il conseguente notevole vantaggio per il patrimonio pubblico”. È quanto dovranno accertare i giudici della corte dei Conti.
 
Una domanda su tutte: se i fondi devono essere destinate alle imprese, come mai sono finiti in altri “cassetti”? Crocetta è veramente informato sulla destinazione dei fondi all’Irfis?
Per quel che riguarda l’acquisizione di Sviluppo Italia Sicilia, prevista nel piano di rilancio dell’Irfis approvato dalla Presidenza della Regione, “chi ha fatto l’esposto ha dimenticato che già nel decreto dello stesso assessore per l’Economia n.1720/2011 è espressamente previsto che ‘potra’ essere valutata la possibilità che Sviluppo Italia Sicilia Spa potrà essere trasferita ad Irfis-FinSicilia Spa, che ne assumerà il controllò e che ‘la Regione potra’ procedere ad attrarre (Sviluppo Italia Sicilia) nell’alveo della nuova società Irfis-FinSicilia Spa interamente pubblica, quale società controllata”. Inoltre, grazie al piano operativo in corso di attuazione, Irfis-FinSicilia “prevede di aumentare l’organico di 15/20 elementi strettamente funzionali allo sviluppo delle nuove attività, trasferendo tali risorse da altri rami dell’amministrazione regionale o da altre partecipate, come la Ciem, per la quale il medesimo ex assessore per l’Economia (che non ricordava nemmeno questo) ha dato precisa direttiva in tal senso”.
Negli ultimi anni il un personale è passato da 220 a 58 unità. Infine, “proprio con riguardo al fondo unico all’industria, da quando è divenuto operativo nell’ottobre 2012, l’Irfis ha deliberato 21 finanziamenti agevolati ammontanti a oltre 30 milioni, per altrettanti piani di investimenti che permetteranno nuova occupazione a 300 lavoratori, 3 finanziamenti agevolati alle commesse industriali per 6,5 milioni che garantiranno lavoro a 38 unità e 26 operazioni di consolidamento di debiti di altrettante aziende, ai sensi dell’accordo Abi del 2012; nel fondo commercio, sono stati deliberate n. 123 operazioni, per oltre 8,2 milioni”. “Irfis svolge oggi un ruolo delicato e complesso quale strumento di politica economica della Regione. Inoltre – conclude la nota congiunta – è una delle poche società partecipate priva di contribuzioni da parte della Regione che chiuderà con un considerevole utile, frutto dell’attuale management, con una inversione di tendenza rispetto ai precedenti esercizi”.

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