Da due anni, tanti rischi e nessuna opera per la sicurezza dei torrenti e dei cittadini - QdS

Da due anni, tanti rischi e nessuna opera per la sicurezza dei torrenti e dei cittadini

Francesco Torre

Da due anni, tanti rischi e nessuna opera per la sicurezza dei torrenti e dei cittadini

martedì 18 Agosto 2009

Messina. Dissesto idrogeologico e cemento incontrollato.
La minaccia. 51 corsi d’acqua dove i continui abusivismi hanno elevato il livello di pericolosità: gli effetti sono le continue alluvioni, disastri che l’impegno delle istituzioni potrebbe prevenire.
L’idea di sviluppo. L’amministrazione comunale, competente in materia, si occupa di programmare villaggi, centri commerciali, poli turistici, ovvero nuovi edifici sul territorio già saccheggiato.

Messina – “Fare presto (e bene) perché si muore”. Così scriveva nel 1954 Danilo Dolci, uno dei tanti eroi dimenticati delle nostre terre, arrestato per aver guidato i braccianti e i pescatori di Trappeto e Partinico a scioperare per il ripristino di una trazzera, una strada di campagna. Altri tempi, si direbbe. Da allora, infatti, sono passati oltre 50 anni, braccianti e pescatori sono praticamente scomparsi, eppure quelle trazzere, quelle strade di collegamento, quelle opere pubbliche indispensabili per la vita sociale e commerciale dei piccoli borghi, per l’incolumità della gente delle comunità periferiche sono ancora da ripristinare, e in qualche caso addirittura da costruire di sana pianta.
Sono passati due anni da quando ci siamo occupati per la prima volta delle pericolosissime condizioni in cui versano i torrenti della città. 51 torrenti che un tempo erano una risorsa incredibile, e che adesso in molti casi non sono nient’altro che una terribile minaccia, come dimostrano le più eclatanti tappe di una storia fatta di cementificazione selvaggia, abusivismo, mancata tutela dell’ambiente e assoluta assenza di sorveglianza.
Una storia che nel frattempo si è arricchita di nuovi agghiaccianti episodi: l’alluvione nella Zona Sud dell’ottobre 2007, i dissesti idrogeologici in tutta la Provincia a seguito degli eventi del 10-11 dicembre 2008 e 12-13 gennaio 2009, le lotte intestine a Palazzo Zanca per continuare la sfrenata lottizzazione prevista nel Prg per arrivare infine al recente crollo di una rampa sul Boccetta e alla relativa indagine della Magistratura.
“Fare presto (e bene) perché si muore” è anche il parere dell’ingegnere Capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca, che già dal giorno del suo insediamento, 3 aprile 2007, ha chiamato gli enti competenti ad intervenire urgentemente per ripristinare sul territorio condizioni di sicurezza, e a cui adesso non rimane che alzare i toni del confronto: “La città non può più sopportare altro carico urbanistico. Bisogna mettere fine a questa espansione selvaggia con l’unico scopo di alimentare degli interessi privati. E in questo il Comune deve farsi carico del proprio ruolo istituzionale”.
Nonostante le norme che attengono i corsi d’acqua riguardino una molteplicità di aspetti, la competenza esclusiva del Comune è chiara. Nel primo caso, l’articolo 160 della L.R. n. 25 del 01.09.1993 demanda infatti “l’attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, fuori dall’area urbana, alla Provincia Regionale, ovvero ai Sindaci ai sensi dell’art. 14 del D.L. n. 22 del 05.02.1997. Per quanto riguarda il secondo punto, inoltre, si veda la L.R. n. 37 del 10 Agosto 1985, che obbliga i sindaci ad avviare la costruzione delle necessarie opere di urbanizzazione primaria e secondaria, per le quali – ricordiamolo – i cittadini pagano annualmente, inserito tra le altre tasse comunali, un onere di urbanizzazione.
“Il governo del territorio spetta all’amministrazione comunale, e ciò avviene attraverso il Prg”, spiega Sciacca, che lamenta come dal momento del suo insediamento nessuna opera infrastrutturale, nessuna messa in sicurezza, nessun lavoro pubblico è stato ordinato e messo in atto dal Comune nemmeno dopo gli eventi sopra descritti, “e non si metta in mezzo l’alibi della calamità naturale, dell’evento imprevedibile. Tutti sappiamo dell’estrema pericolosità di alcune situazioni”.
Sugli interventi più urgenti, Sciacca non ha dubbi: “Il vero problema di Messina è la mancanza di vie di fuga, di slarghi, piazze e centri di raccolta e di accoglienza. In pratica strade e disciplina delle acque”.
Un’idea di sviluppo sostenibile molto differente rispetto a quella dell’assessore Gianfranco Scoglio e dell’attuale giunta comunale, che per la Messina che verrà hanno già messo in cantiere interventi come un villaggio albergo con centro servizi in Contrada Scoppo, un Centro sportivo sul Torrente Trapani, un polo ricreativo a Curcuraci e un Centro commerciale sulla Panoramica. Giusto per non continuare a saccheggiare le colline e per fermare lo sciacallaggio del territorio.
 

 
L’attenzione dei magistrati sulle questioni ambientali
 
Messina – “La natura dà all’uomo tanti segnali, ma se poi l’uomo non interviene non può dare la colpa alla natura”.
La logica dell’ing. Capo Gaetano Sciacca non fa una grinza, soprattutto quando cita problemi ormai sotto gli occhi di tutti, e su cui l’amministrazione comunale non interviene o interviene male: “I torrenti Boccetta ed Europa sono in condizioni di pre-collasso, sottoposti ad uno stress strutturale notevole. Lo dimostrano i cedimenti del manto stradale, le tante crepe che rendono difficoltosa la circolazione. Bisogna intervenire urgentemente per fare opere di rinforzo, magari prima che ci siano feriti gravi o morti, come fu per l’Annunziata nel 1998”.
E il torrente Badiazza, l’unico fronte su cui attualmente Palazzo Zanca sta intervenendo per la messa in sicurezza? “Nei lavori ci vuole criterio”, lamenta Sciacca, che spiega: “Lì si doveva cominciare a bonificare da giù, rimuovendo le baracche. Quella è la situazione più delicata. I lavori invece sono cominciati in cima, così facendo rischiando addirittura di peggiorare la situazione”.
Un pressapochismo che l’ing. Capo del Genio Civile nota anche sul versante della programmazione, sulla “vision” del Comune per il futuro della città: “Si progettano cose faraoniche, devastanti per le colline ed il territorio, ma non ci vorrebbe poi tanto per migliorare sensibilmente la città. Interventi semplici ma mirati. Pensiamo a Maregrosso. Che ci vuole a Bonificare l’arenile e delocalizzare le attività commerciali? Non è vero che l’imprenditoria ce l’hanno solo a Catania – prosegue Sciacca – anche a Messina in tanti sarebbero interessati a investire ma hanno bisogno delle minime condizioni strutturali”.
Possibile, però, che in questo quadro di riferimento nei due anni che sono intercorsi tra la nostra prima inchiesta e l’attuale non sia avvenuta nemmeno una circostanza positiva?
“Circostanze positive non direi – risponde l’ing. Capo – ma c’è un segnale importante, quello lanciato dalla Magistratura che ha aperto delle indagini a seguito dei sequestri, avvenuti nell’aprile scorso, dei torrenti di Larderia e di Santo Stefano, trasformati in vere e proprie discariche.
Questa nuova attenzione della Magistratura alle questioni ambientali potrebbe spingere gli enti competenti e soprattutto quei dirigenti con ruolo di responsabilità ad agire con tempestività in presenza di abusi o di mancanza delle minime condizioni di sicurezza”.

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