Crocetta non fa il presidente della Regione - QdS

Crocetta non fa il presidente della Regione

Carlo Alberto Tregua

Crocetta non fa il presidente della Regione

giovedì 24 Gennaio 2013

I conti in ordine possono aspettare

Con toni trionfalistici, Rosario Crocetta ha presentato simboli e candidati di Megafono-Lista Crocetta. Evidentemente, in quest’ultimo mese le sue energie sono state assorbite dalla preparazione della campagna elettorale nazionale che, verosimilmente, lo terrà impegnato fino alla fine del mese di febbraio.
Con tutti gli enormi problemi che gravano sulla Sicilia, frutto della dissennata conduzione degli ultimi vent’anni di presidenti di Regione e maggioranze variabili, è del tutto incomprensibile il comportamento del presidente della Regione.
Sono trascorsi tre mesi dall’elezione del 28 ottobre e non c’è alcun segnale di cambiamento, anzi non c’è alcun segnale. Come se il tempo non avesse quella funzione essenziale per agire, in modo da evitare l’incancrenirsi dei problemi che gravano sulla testa dei siciliani.
Crocetta dovrebbe trasformarsi in una sorta di culo di pietra e stare alla sua scrivania di Palazzo d’Orléans sedici ore al giorno per almeno sei giorni la settimana, a guidare e gestire una serie di Task force (Tf).

Ce ne vuole una per rimettere in ordine i conti del bilancio 2013, tagliando le spese clientelari, gli inutili favori, la spesa corrente improduttiva, la disfunzione nella sanità e l’eccessivo consumo di farmaci e ricorso a parti cesarei. In sintesi, bisogna tagliare 3,6 miliardi, più volte indicati su questo giornale, per liberare risorse indispensabili agli investimenti.
Serve una seconda Tf per attrarre i capitali, nazionali e internazionali, riordinando e semplificando le procedure, in modo da agevolare al massimo i gruppi imprenditoriali che vogliono investire in Sicilia.
Una terza Tf va istituita per agire trasversalmente sui centri di spesa dei fondi Ue (Crocetta ha comunicato urbi et orbi di avere sbloccato ben cinque miliardi), in modo da effettuare tutti gli investimenti conseguenti, per i quali occorrono investimenti regionali pari a 1,250 mld.
Una quarta Tf serve per fare aprire migliaia di cantieri per opere pubbliche in Sicilia, in modo da utilizzare le risorse giacenti nei capitoli di bilancio regionale e degli enti locali, nonché l’utilizzazione dei fondi della Cassa depositi e prestiti.

 
Una quinta Tf è indispensabile per attivare l’oro blu, ovvero il turismo, mediante la valorizzazione di migliaia di beni culturali, archeologici, paesaggistici, marini, territoriali, nonché 829 borghi ed altri siti. L’utilizzazione economica in questa attività va stimolata mediante opportune iniziative, coinvolgendo agenzie turistiche, albergatori, ristoratori, Pro loco, trasportatori, guide turistiche ed ogni altro soggetto pubblico e privato che possa concorrere a sviluppare decisamente questo importantissimo settore economico.
Una sesta Tf è indispensabile per attivare l’oro verde, vale a dire l’energia da prodotto vegetale e organico (rsu, letame, piante diverse), innescando processi agricoli e industriali atti a facilitare l’insediamento delle imprese e la creazione di migliaia di occasioni di lavoro.
La settima Tf dovrebbe essere indirizzata al disboscamento di leggi regionali, regolamenti, decreti, con il loro collegamento funzionale alle leggi nazionali, in modo da evitare contraddizioni, disfunzioni e rallentamenti.

Un’ottava Tf dovrebbe essere istituita per far rimettere in carreggiata i bilanci dei 390 Enti locali che operano in autonomia, ma a cui bisogna dare rigorosi argini, ripianando i debiti.
Una nona Tf sarebbe indispensabile per rimettere a posto il sistema urbanistico della Sicilia e la messa in sicurezza idrogeologica del territorio. In questo quadro rientra l’iniziativa di una legge antisismica per la messa in sicurezza di circa 1,2 mln immobili a rischio di terremoto.
Ultima (ma ce ne sarebbero ancora) Tf serve all’internazionalizzazione delle imprese siciliane, creando un collegamento con i quattro Paesi frontalieri del Mediterraneo, che stanno facendo investimenti in cospicua misura.
Perché servono le Task force e non ci riferiamo agli assessorati regionali? Perché questo è l’unico modo per prelevare i migliori dirigenti dai circa 1.800 in organico alla Regione, con poteri straordinari che un’apposita legge dovrebbe loro conferire, in modo che gli obiettivi non costituiscano materia per i soliti inutili libri bianchi, ma per concrete realizzazioni.

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