Alta velocità, il nulla corre sui binari - QdS

Alta velocità, il nulla corre sui binari

Rosario Battiato e Antonio Casa

Alta velocità, il nulla corre sui binari

giovedì 31 Gennaio 2013

La rete ferroviaria regionale resta la più malconcia d'Italia: 1.200 km a binario unico e 578 non elettrificati. L'assessore Bartolotta precisa: "Lavoriamo per un progetto da realizzarsi tra 5 e 7 anni"

PALERMO – La Tav alla siciliana è pronta, ovvero non c’è nessuna Tav. Le dichiarazioni e le indiscrezioni che si susseguono in questi giorni tra alta velocità light, alta velocità e basta, progetti paralleli e quant’altro, lasciano supporre soltanto una grande confusione e soprattutto l’idea che nessuno abbia realmente voglia e capacità di realizzare, in tempi brevi, un sistema ferroviario minimamente decente anche in Sicilia, dove a fronte di 1.378,4 chilometri di rete ferrata ce ne sono 1.200 a binario semplice e 578 non elettrificati.
Alta velocità cercasi in Sicilia: tutti ne parlano, nessuno la prende. “Sull’alta velocità in Sicilia entro metà febbraio chiudiamo tutto l’accordo per il triangolo Palermo, Messina, Catania”. Ne ha parlato il presidente della Regione, Rosario Crocetta, direttamente da Bruxelles. “L’obiettivo – ha proseguito Crocetta – dovrebbe essere non solo la costruzione del doppio binario ma anche di mettere in collegamento gli aeroporti di Catania e Palermo. In questa prima fase in cinque anni vorremo riuscire a coprire questa distanza in due ore e venti (dalle attuali quattro e mezzo) e in 10 anni in un’ora e mezzo”.
Due lustri per realizzare un network su ferro che colleghi i porti (Catania, Augusta, Messina, Termini Imerese, Marsala, Trapani) con gli aeroporti (Catania, Trapani, Comiso e Palermo), che consentirà di togliere il centro della Sicilia dall’isolamento. “Inoltre – ha aggiunto il presidente – intendo avviare anche una rinegoziazione dell’area sud che collega i siti più importanti d’Europa, Siracusa, Gela, Agrigento, Eraclea e Tindari”. Il costo complessivo sarà di circa 10 miliardi di euro, e nella prima fase sono stati stanziati già due miliardi di euro.
Parole che sembrano la solita litania al rimando. Un decennio per vedere qualcosa è veramente troppo, e potrebbe cestinare definitivamente ogni speranza per l’ingresso, o la permanenza, della Sicilia nei mercati europei. “Ancora un proclama, – ha tuonato Vincenzo Gibiino, deputato Pdl – ancora approssimazione e confusione”. E proprio il fattore tempo sembra il centro essenziale da cui si dipana l’intera matassa. “Al momento non c’è ancora niente di scritto – spiega l’assessore ai Trasporti Nino Bartolotta al Qds – ma per quanto riguarda la nostra visione delle cose e l’obiettivo che ci prefiggiamo, consideriamo accantonato il progetto di Fs che prevede due decenni di lavori”. Progetto che però non ha ancora ufficialmente accantonato il Gruppo Ferrovie dello Stato. “L’intera faccenda è ancora in itinere – ha proseguito Bartolotta – ma per quanto ci riguarda stiamo lavorando per un progetto che possa concludersi tra 5 e 7 anni”.
Intanto, si lavora anche per il contratto di servizio in stand by da diversi anni che pende come una spada di Damocle sulla qualità presente e futura del trasporto ferroviario. “Nelle prossime settimane ci saranno altri incontri – ha concluso il titolare dei Trasporti regionali – e cercheremo di chiuderlo per avere garanzie sul trasporto ferroviario siciliano e per garantire le richieste del’utenza”. Più o meno quanto andavano dicendo i colleghi di Bartolotta del precedente governo Lombardo, quando poi non se ne fece più nulla. I pendolari, soprattutto, sperano che sia finalmente la volta buona.
Laconica la risposta del ministero per la Coesione territoriale, sollecitato a fornire lumi. “Il progetto consiste nel raddoppio e velocizzazione del collegamento della tratta Pa-Ct-Me, e si inserisce negli standard di collegamento europeo. Il MCT sta esercitando in collaborazione con agli altri enti coinvolti (Regione, RFI e MIT) un forte impulso, in coerenza con un nuovo metodo e nuove regole assunte per la programmazione dei fondi per il Mezzogiorno (Tempi certi, responsabilità dei soggetti e un forte presidio politico e amministrativo)”.
Emerge un’impressione: c’è il nulla in fondo al binario.

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