Tav in Sicilia fumo negli occhi - QdS

Tav in Sicilia fumo negli occhi

Carlo Alberto Tregua

Tav in Sicilia fumo negli occhi

giovedì 31 Gennaio 2013

Fare subito interventi possibili

È stato fatto un annuncio roboante: è prossima la firma tra Rete ferroviaria italiana e Regione siciliana per la progettazione della Tav in Sicilia, relativamente alle tratte Palermo-Catania, Palermo-Messina e Messina-Catania, per un ammontare previsto di circa dieci miliardi.
Con i tempi che corrono è del tutto evidente che si tratta di fumo negli occhi. Nessun siciliano, e nessun italiano, è disposto a credere a una balla di tale dimensione. Neanche il presidente della Regione, Rosario Crocetta, dovrebbe crederci, rifiutandosi di firmare l’ennesimo libro dei sogni.
Crocetta, invece, dovrebbe esigere opere attuabili nel breve e lungo periodo: la velocizzazione delle indicate tratte, per farvi correre i treni a 200 km/h e non quelli ad alta velocità a 300 km/h. Velocizzare le linee significa spendere risorse che si possono recuperare dal taglio della spesa pubblica. Peraltro, Mauro Moretti, amministratore delegato del Gruppo Fs, ha messo in cantiere la velocizzazione (e non la costruzione della Tav) sulla tratta disastrata Salerno-Reggio Calabria. Meglio l’uovo oggi che la gallina domani.

La questione riportata rientra in una sorta di maledizione che pesa sul Mezzogiorno e sulla Sicilia. Parole, solo parole, mai fatti. Promesse, solo promesse, nessuna realizzazione.
I Governi che si sono succeduti in questi vent’anni, ci hanno preso per coglioni e noi facciamo di tutto per dimostrare che hanno ragione. Invece, non è così, perché la maggioranza del popolo siciliano è fatta di persone perbene, laboriosa, che vuole lavorare per prosperare e crescere.
Poi c’è una fascia di politicanti, egoisti e famelici, servita da una casta di burocrati regionali che fanno solo il loro interesse, ovvero rispondono sempre di no a tutte le istanze propulsive che vengono da imprese, professionisti e da quanti vogliono realizzare progetti per i quali occorrano autorizzazioni, concessioni ed altri strumenti di controllo vessatorio, fonte di corruzione.
Crocetta ha annunciato più volte che vuole fare la rivoluzione. All’annuncio sono seguiti timidi balbettii o episodi isolati, che non hanno il respiro di affrontare decisamente la situazione disastrosa del massimo ente siciliano.

 
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un editoriale nel quale sono elencate per titoli le dieci soluzioni ai dieci macigni che gravano sulla Sicilia e che pubblichiamo nelle pagine interne.
Non è più tempo di chiacchiere. Esigiamo, a nome dei cinquecentomila siciliani, che costituiscono la classe dirigente, risposte precise e concrete. Esse debbono riguardare i progetti nei quali siano indicati tassativi cronoprogrammi, fonti delle risorse finanziarie, chi deve realizzarli, sanzioni di tipo personale, patrimoniale e professionale a carico di quei dirigenti che non procedono con la necessaria speditezza. è inutile che Crocetta parli di rivoluzione, per comportarsi come ha ben descritto Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Evidentemente, baloccandosi con le maggioranze variabili nell’Assemblea regionale, Crocetta dimentica che è stato eletto solo dal 15 per cento degli aventi diritto al voto, cioè una sparuta minoranza di siciliani che gli ha creduto.

Dal voto del 28 ottobre risulta maggioritario il popolo degli astenuti, insieme a quella parte che ha messo nell’urna schede bianche e nulle. Dispiace che il presidente della Regione, cui abbiamo doverosamente dato credito, stia sprecando due mesi per dedicarsi alla campagna elettorale nazionale, distogliendo le sue preziose energie dal vaso di Pandora che è la Regione siciliana, piena di corruzione, clientelismo, favoritismo, inefficienze, una vera e propria palla al piede di noi siciliani, che per mantenerla spendiamo oltre 17 miliardi l’anno.
Dispiace che Crocetta non si sia dedicato alla formulazione del bilancio 2013, sognando di poterlo concludere entro il 30 di aprile, dopo la quale data, in caso negativo, vi sarà lo scioglimento dell’Assemblea regionale.
Siamo stufi di sentire annunci che mascherano campagna elettorale. Siamo stufi di essere presi in giro ed è per questo che abbiamo lanciato il nostro simbolo, Risorgimento Sicilia, basato su quattro pilastri: merito, responsabilità, crescita, solidarietà, valori indispensabili alla svolta. Attendiamo risposte immediate, perché non più possibile vivere da pezzenti quando potremmo stare bene tutti e cinque milioni di siciliani.
Basta diagnosi, solo terapie efficaci.

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