In Sicilia i bus più vecchi d'Italia - QdS

In Sicilia i bus più vecchi d’Italia

Rosario Battiato

In Sicilia i bus più vecchi d’Italia

martedì 05 Febbraio 2013

Non va meglio nemmeno sul fronte del trasporto su ferrovia, dove le 321 vetture hanno una media di 24 anni. aLo rivela un report della Fondazione Caracciolo: nell’Isola l’età media dei 3.500 mezzi è di 13 anni

PALERMO – La voragine che sta inghiottendo il trasporto pubblico locale nazionale, e siciliano in particolare, non deriva dalla crisi internazionale. Il tracollo economico ha solamente messo in evidenza tutti i fili scoperti di un settore che in passato è riuscito a sopravvivere grazie alla manna dei contributi, senza poter effettivamente contare sulla solidità del proprio servizio e sulla fidelizzazione dell’utenza. In Sicilia tale fenomeno è stato accentuato da una gestione “allegra” delle partecipate comunali che oggi presentano bilanci in rosso, mentre ci sono realtà dove sostenibilità e trasporto pubblico locale avanzano di pari passo come suggerito dall’Unione europea. Intanto le ultime ricerche del settore testimoniano come si siano abbassati i contributi della Regione, passati da 220 a 180 mln all’anno.
A fare un quadro complessivo e ben definito, in termini di costruzione del fallimento del tpl in diverse realtà nazionali, ci ha pensato la Fondazione Caracciolo, affrontando il tema mobilità urbana attraverso il trasporto pubblico locale. Lo studio, realizzato in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria dei Trasporti dell’Università Federico II di Napoli, ha fatto il quadro a livello regionale, analizzando in dettaglio anche le difficili situazioni che riguardano i comuni capoluogo, in particolar modo per quanto attiene all’area metropolitana di Catania.
A incidere maggiormente sulla qualità del servizio offerto è sicuramente la dotazione del parco mezzi e la relativa età media.
“Le regioni che possiedono autobus più nuovi – si legge nel report – sono Lazio e Valle d’Aosta, mentre Sardegna e Sicilia hanno il parco veicolare più vecchio, con una età media di 13 anni”. L’Isola, che ha il record nazionale di vetustà del parco mezzi, vanta 3.539 autobus con età media pari a 13 anni esatti, ovvero circa sette anni in più del dato che si è registrato in Valle d’Aosta e nel Lazio. Un risultato che è superiore di oltre tre anni rispetto alla media nazionale. Non va meglio nemmeno nel settore del trasporto su ferro visto che la Sicilia, che detiene 321 vetture, vanta un’età media di 24 anni a fronte di un’età media nazionale di 21,9 anni.
La qualità del servizio siciliano è bassa e nemmeno così ampia. I dati dei servizi offerti in termini di bus, tranvia e filovia, che sono serviti per costruire degli indici di offerta dei servizi per superficie e per abitante, stabiliscono che i minori indici di offerta di servizi per superficie sono a Catania. Proprio i due centri più importanti dell’Isola, cioè Catania e Palermo, non sono riusciti ad affrontare per tempo e diffusamente il tema del trasporto sostenibile via metropolitana o su tram, e adesso si trovano costrette ad inseguire finanziamenti importanti in tempi di vacche magre.
Entro marzo i leader dei tre principali sindacati siciliani hanno promesso una conferenza unitaria sul trasporto in Sicilia, ribadendo la necessità di una società regionale di intermodalità, senza dimenticare che c’è da “salvaguardare e valorizzare il trasporto pubblico locale”.
Un tema difficile che pesa come un macigno sulla “libertà di circolazione”, garantita dalla Carta Costituzionale all’articolo 16, all’interno del Paese. Una palese testimonianza è data dalla chiusura di alcune tratte considerate antieconomiche che, dati i tagli, non sarebbero più coperte e quindi risulterebbero antieconomiche per le aziende.

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