I siciliani investono poco nella loro crescita culturale - QdS

I siciliani investono poco nella loro crescita culturale

Andrea Carlino

I siciliani investono poco nella loro crescita culturale

venerdì 08 Febbraio 2013

Quota lettori: la nostra regione agli ultimi posti della classifica nazionale (41,2% - Anno 2012). Essa incide per il 5,8% sulla spesa totale per consumi: lo rivela l’Istat

ROMA – Le famiglie italiane nel 2010 hanno destinato ai consumi culturali (spese per ricreazione e cultura) in media il 7,3 per cento della spesa complessiva per consumi finali; questa quota di spesa è rimasta pressoché costante nell’ultimo decennio. In base ai dati forniti dall’Istat, attraverso il report statistico Noi Italia, la Sicilia si posiziona agli ultimi posti per la quota di spesa per ricreazione e cultura sulla spesa totale per consumi, superata solo dalla Calabria e a pari merito con la Sardegna, molto al di sotto della media nazionale (5,8 la Sicilia, 7,3 il dato riferito all’Italia).
Sono 410 mila le unità di lavoro, pari all’1,7 per cento del totale, impiegate in attività di produzione di beni e servizi per la ricreazione e la cultura, al netto del settore editoriale (2011), con un incremento del 15,2 per cento rispetto al 2000. La Sicilia si pone al terzo posto (2.0) dietro Lazio (3.1) e Valle d’Aosta (2.8).
La lettura di libri gioca un ruolo importante nel processo di crescita individuale, fin dalle più giovani fasce di età. Più gli individui leggono, più riescono a mantenere aggiornate, efficienti e flessibili le loro conoscenze, ossia il loro capitale umano, e riescono a interagire meglio con le altre persone, accrescendo il loro capitale sociale. In termini di offerta nel 2010, in Italia, sono stati pubblicati circa 64 mila libri (più 10,8 per cento rispetto al 2009), di cui quasi 40 mila (più 8,3 per cento) sono titoli proposti in prima edizione, per una tiratura totale di oltre 213 milioni di copie (più 2,5 per cento). Complessivamente sono state stampate in media 3,5 copie di opere librarie per abitante e, in particolare, circa 6,5 copie di libri per ragazzi (tra i 6 e i 14 anni).
Il quotidiano, assieme alla televisione e alla radio, rappresenta lo strumento tradizionale attraverso cui informarsi, per questo è importante verificare come e se si modifica la propensione delle persone a informarsi attraverso questo media. Tale forma di accesso all’informazione quotidiana però non è tra le principali abitudini della popolazione. Nel 2012, infatti, il 52,1 per cento della popolazione di 6 anni e più ha dichiarato di leggere il giornale almeno una volta alla settimana e tra questi i lettori assidui (che leggono il giornale almeno cinque giorni su sette) sono il 36,7 per cento. L’analisi del dato in serie storica mostra un andamento oscillante con quote di lettori comprese tra il 57,0 e il 61,0 per cento fino al 2007 e una successiva progressiva diminuzione, con una contrazione complessiva della quota di lettori pari a 6 punti percentuali dal 2007 a oggi. Purtroppo per quanto riguarda il dato regionale, c’è da segnalare che la Sicilia si trova agli ultimi posti con il 41.2, molto al di sotto della media nazionale. In testa Bolzano e la Valle d’Aosta.
Al primo posto tra le attività culturali svolte fuori casa dagli italiani nel corso del 2012 c’è il cinema (49,8 per cento della popolazione di 6 anni e più). Tra le altre attività culturali, quelle che coinvolgono almeno un quarto della popolazione sono le visite a musei e mostre (28,0 per cento) e la frequentazione di spettacoli sportivi (25,4 per cento).
Le persone di tre anni e più che praticano sport sono 18 milioni e 284 mila (circa un italiano su tre): il 21,9 per cento in modo continuativo, il 9,2 saltuariamente. Pur non praticando sport, circa 17 milioni di persone svolgono un’attività fisica, mentre i sedentari sono 23 milioni circa. Nel lungo periodo si evidenzia un aumento della propensione alla pratica sportiva (dal 26,8 per cento di praticanti del 1997 al 31,1 per cento del 2012). I siciliani si confermano anche un popolo di sedentari con il 55% che non effettua alcuna attività fisica: secondo posto, dietro solo alla Campania (57%) e davanti a Puglia (51%) e Molise (50%).

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