Nel Mezzogiorno reddito famiglie di un quarto sotto la media nazionale - QdS

Nel Mezzogiorno reddito famiglie di un quarto sotto la media nazionale

Liliana Rosano

Nel Mezzogiorno reddito famiglie di un quarto sotto la media nazionale

sabato 09 Febbraio 2013

Rispetto al Nord, invece, la forbice si allarga maggiormente e il differenziale negativo si attesta al 35,7%. Nel settentrione dinamiche di crescita più sostenute. Il Sud arranca sempre più

Sicuramente è il Sud l’aerea più colpita da questa crisi economica. Lo confermano anche gli ultimi dati dell’Istat sul reddito disponibile per abitante che si attesta a 20.800 euro sia nel nel Nord-ovest che nel Nord-est, mentre è pari a 19.300 euro nel Centro e scende a 13.400 nel Mezzogiorno. Nella media italiana, dunque, il dato è sotto 18 mila euro (17.979 per la precisione). I dati Istat sono chiari: nel Mezzogiorno i redditi sono di un quarto sotto la media nazionale (il 25,5%). Nella graduatoria regionale del reddito disponibile per abitante elaborata dall’Istituto di statistica, al primo posto si piazza Bolzano, con oltre 22.800 euro, e all’ultimo la Campania, con poco più di 12.500 euro. L’Isola si posiziona subito dopo la Campania con un reddito di 13 mila euro.
Nel 2011, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, il reddito disponibile delle famiglie italiane si distribuisce per il 30,8% nel Nord-ovest, per il 22,3% nel Nord-est, per il 25,7% nel Mezzogiorno e per il restante 21,2% nel Centro. Rispetto al 2010 l’aggregato nazionale e’ cresciuto, in valori correnti, del 2,1%. L’area del Paese che ha mostrato la dinamica piu’ sostenuta è il Nord-est dove il reddito disponibile delle famiglie, in valori correnti, e’ cresciuto del 2,7% rispetto al 2010, con incrementi più accentuati in Emilia-Romagna (+3%) e Veneto (+2,8%).
 
Nel Nord-ovest la crescita è stata del 2,5%, ma sono rilevanti le differenze regionali: si passa dal 3% del Piemonte all’1,4% della Valle d’Aosta. La crescita del reddito disponibile è invece risultata inferiore a quella media nazionale nel Centro (+1,5%) e nel Mezzogiorno (+1,6%). Nel primo caso, le differenze tra le singole regioni sono contenute, mentre i risultati sono molto eterogenei nel Mezzogiorno, dal +3,5% della Basilicata, al +3% dell’Abruzzo fino allo 0,4% della Sicilia. Le famiglie residenti nel Nord godono del livello piu’ elevato di reddito disponibile per abitante, con valori quasi identici per Nord-ovest e Nord-est (circa 20.800 euro) e molto superiori al valore medio nazionale (circa 18.000 euro).
 
Nel Centro il livello è di poco inferiore, 19.300 euro, mentre risulta molto più basso nel Mezzogiorno (circa 13.400 euro), con un differenziale negativo del 35,7% rispetto a quello del Nord e del 25,5% rispetto alla media nazionale. Considerando le singole regioni, in testa alla graduatoria del reddito per abitante si posiziona Bolzano, con circa 22.800 euro pro capite, seguita da Valle d’Aosta (22.500 euro) e Emilia Romagna (21.600 euro). Campania (12.500 euro), Sicilia (13.000 euro) e Calabria (13.200 euro) sono le regioni in cui il reddito disponibile per abitante è più basso.
I redditi da lavoro dipendente sono la componente più rilevante nella formazione del reddito
disponibile delle famiglie (a livello regionale la loro incidenza sul reddito disponibile varia tra il 51 e il 67%). Due anni fa, su base nazionale, il flusso è aumentato dell’1,7% rispetto al 2010. L’incremento è stato più consistente nel Nord-est (+3,1%), dove tutte le regioni hanno registratouna crescita superiore alla media nazionale, ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia (+0,9%). All’opposto, la dinamica è particolarmente contenuta nel Mezzogiorno (+0,6%), dove varie regioni segnano diminuzioni del reddito da lavoro dipendente: -2,4% in Calabria, -1,6% in Molise e -0,5% in Sicilia; l’Abruzzo, in controtendenza, presenta l’incremento più alto del Paese (+4%).

Quanto infine alle imposte correnti pagate dalle famiglie, queste sono aumentate a livello nazionale dello 0,6%. La loro incidenza, misurata sul reddito disponibile al lordo delle stesse imposte, è diminuita dello 0,2% a livello nazionale (da 14,9% a 14,7%) in maniera pressoché uniforme in tutte le regioni. Tale incidenza si conferma maggiore nelle regioni settentrionali, con i valori più elevati in Lombardia (16,5%) e in provincia di Trento (16,4%), e minore nelle regioni meridionali, con i valori più bassi in Basilicata (11,7%) e Calabria (11,3%).

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