Prima dei trasferimenti le pagelle ai Comuni - QdS

Prima dei trasferimenti le pagelle ai Comuni

Carlo Alberto Tregua

Prima dei trasferimenti le pagelle ai Comuni

martedì 12 Febbraio 2013

Camicia di forza per gli Enti locali

La Legge di stabilità 228/12, art. 1, comma 428, prevede una serie di obblighi per gli Enti locali, nel senso del riequilibrio dei loro bilanci in modo che le uscite (certe) siano proporzionate alle entrate (spesso incerte).
I sindaci sono ora di fronte alle proprie responsabilità. Non possono tergiversare né seguire il vecchio filone del clientelismo, perché i margini delle loro azioni si sono fortemente ridotti. La legge citata, esplicitamente, richiama i parametri di virtuosità indispensabili per ottenere i trasferimenti da parte dello Stato.
Purtroppo la norma rinvia al 2014 il rispetto di tali parametri, ma nulla vieterebbe ai primi cittadini di attuarli nei bilanci preventivi 2013, peraltro ancora non approvati.
I parametri di virtuosità riguardano l’adeguamento della spesa storica a costi e fabbisogni standard, nel rispetto del Patto di stabilità interno. La spesa del personale sulla spesa corrente deve trovare un giusto rapporto dei dipendenti in relazione alla popolazione residente e all’ampiezza del territorio, tenendo conto delle variazioni dall’inizio alla fine della consiliatura.

I Comuni devono avere totale autonomia finanziaria e rapportare la spesa corrente a quella per investimenti.
Vi è un’innovazione, che richiama peraltro la precedente normativa, e cioè che gli Enti debbono attivare una effettiva partecipazione di contrasto all’evasione fiscale, con ciò richiamando le tre norme a riguardo: la legge 248/2005, che assegnò il 30% delle somme recuperate all’Ente; il successivo Dlgs 23/2011 che elevò la percentuale al 50%; la legge 148/2011 che aumentò ulteriormente al 100% l’incasso per i Comuni.
Gli Enti dovranno riorganizzarsi affinché si formi il giusto equilibrio fra le entrate di parte corrente riscosse e quelle accertate.
Infine, vi è l’obbligo per i Comuni di dismettere le partecipazioni societarie già previsto sempre dalla legge 148/2011.
Al di là di questi parametri, il dovere dei sindaci dovrebbe essere quello di fare prevalere l’interesse generale su quello di parte o di partito. In questa direzione, le uscite di spesa corrente dovrebbero essere ridotte all’osso e proporzionate ai servizi erogati, eliminando quella parte di inutili apparati gonfiati per effetto del clientelismo partitocratico che ha dominato questi ultimi venti anni.

 
Invece, dovrebbe essere fortemente potenziata la spesa per investimenti, perché essa è produttiva di ricchezza e di opportunità di lavoro (non di posti di lavoro).
Non si capisce perché i sindaci non ricorrano alla Cassa depositi e prestiti per ottenere il finanziamento per la costruzione di opere e infrastrutture senza alcun problema.
Se i sindaci si occupassero di amministrare il loro Comune senza distogliere l’attenzione per le vicende elettorali, regionali o nazionali che siano, se essi studiassero come fare per rendere più efficiente la propria amministrazione, se essi navigassero su Internet per vedere come funzionano i Comuni dei Paesi più avanzati del Mondo, se essi avessero l’umiltà di leggere, leggere e leggere per capire i meccanismi più efficienti per amministrare i propri cittadini, se essi facessero tutto questo i nostri Comuni farebbero un decisivo passo avanti e potrebbero diventare esempi di buona amministrazione.
Si tratta di un salto culturale e politico indispensabile, perché non bisogna dimenticare che sono proprio le cellule comunali le più importanti del tessuto regionale e nazionale.

Sono i sindaci a contatto con i propri cittadini che dovrebbero mettere tutta l’amministrazione sul sito web, tutti i fascicoli relativi ai procedimenti amministrativi operabili esclusivamente in via telematica, con l’abolizione di ogni cartaccia, rendere trasparenti i propri compensi complessivi e quelli di assessori, consiglieri comunali e circoscrizionali, nonché gli altri di dirigenti e consulenti di ogni tipo.
Insomma, fare diventare il proprio Comune un palazzo di vetro dentro cui i cittadini che pagano le tasse e lo mantengono, possano leggere senza alcun filtro e senza alcuna opacità.
Infatti il versante della trasparenza è un progresso sul piano della civiltà e della crescita di tutta la popolazione, che deve essere compartecipe del buon andamento della Comunità e responsabilizzata nelle scelte strategiche e di fondo dell’amministrazione.
Il Sindaco viene eletto direttamente dal popolo. Si abitui a rispondere al popolo con completezza, verità e capacità.

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