Architettura sostenibile, chiesta una legge - QdS

Architettura sostenibile, chiesta una legge

Rosario Battiato

Architettura sostenibile, chiesta una legge

mercoledì 13 Febbraio 2013

La proposta della delegazione catanese della “Fondazione italiana per la bioarchitettura”. Il presidente Marano: non più rinviabile. Il testo regionale sull’urbanistica risale al 1978, non risponde più alle esigenze e alle direttive Ue

CATANIA – È cominciata a dicembre l’avventura della delegazione catanese della “Fondazione Italiana per la Bioarchitettura® e l’antropizzazione sostenibile dell’ambiente”. Il gruppo, guidato dal presidente Antonio Marano, ha già un obiettivo ambizioso: la realizzazione di un percorso condiviso per una Legge per la bioarchitettura in Sicilia. In tal senso è stato già predisposto uno schema di legge, che il Qds racconta punto per punto.
La Regione non è mai stata particolarmente all’avanguardia in tema di edilizia sostenibile, eppure qualche tentativo è stato fatto. La prima occasione fu il Piano casa quando venne proposta un’iniziativa rivolta alla riqualificazione energetico ambientale degli edifici e alla bioedilizia. Buona volontà che non ha trovato riferimenti reali visto che questa iniziativa legislativa, peraltro limitata alla incentivazione del cosiddetto piano casa, ha avuto un riscontro molto limitato. “Riteniamo che la necessità di una legge che regolamenti la materia in Sicilia – si legge in una nota della Fondazione – non è più rinviabile, non solo per portarsi al pari con le Regioni che in questo settore si sono mostrate più sensibili, ma anche per colmare, a partire da questo segmento, un gap normativo, che fa della Sicilia una delle regioni con la normativa urbanistica ed edilizia più arretrata d’Italia (che si ricorda risale al 1978)”.
I punti di riferimento, data la particolare congiuntura economica, sono gli incentivi e gli sconti sul segmento della “green economy” per rilanciare il tessuto produttivo dell’Isola. Proprio “dall’edilizia può avvenire la ripartenza dell’economia siciliana – spiegano dalla Fondazione catanese – questa volta però non a danno ma a favore dell’ambiente”.
Lo strumento giuridico proposto dalla Fondazione, che vuole coniugare sviluppo economico e sociale e al contempo consentire processi di riqualificazione energetica, ambientale ed ecologica nel territorio siciliano, è costituito da 16 articoli ancora in fase di definizione. I punti essenziali riguardano un sistema di “valutazione e certificazione della sostenibilità energetico-ambientale degli edifici, attraverso al redazione di un protocollo ed annesse linee guida”, politiche incentivanti “relativamente all’utilizzo delle fonti rinnovabili, al risparmio energetico, al riutilizzo delle acque piovane” e “indicazioni necessarie a perseguire e promuovere gli obiettivi di sostenibilità delle trasformazioni territoriali e urbane, con particolare riferimento alla limitazione di consumo del suolo, al recupero di aree urbane degradate od oggetto di bonifica ambientale, all’individuazione di interventi ecologici finalizzati alla mitigazione delle mutazioni climatiche e di riduzione del fenomeno isola di calore”.
Ai Comuni bisognerà fornire la possibilità di avviare procedure di incentivazione “in favore di coloro che effettuano interventi di edilizia sostenibile” tra cui la riduzione dell’Imu e di altre imposte comunali, degli oneri di urbanizzazione secondaria o del costo di costruzione. Si prevede, inoltre, un protocollo sulla bioarchitettura di cui dovrà dotarsi la regione.

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