Se non conosci un fatto prendilo in Google - QdS

Se non conosci un fatto prendilo in Google

Carlo Alberto Tregua

Se non conosci un fatto prendilo in Google

giovedì 20 Agosto 2009

Più conoscenza, ma anche più ignoranza

Il mondo della conoscenza, per tutte le persone normali, si amplia sempre più. Wikipedia è una gigantesca enciclopedia, Yahoo, Google, le biblioteche di quotidiani e società sono sempre più vaste, i motori di ricerca più semplici per cui pressoché tutto lo scibile umano è disponibile a chiunque.
Internet ha appena compiuto 40 anni, trascorsi da quando, nel 1969, su iniziativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, nacque il progetto Arpanet, una rete dentro la quale fare circolare informazioni. Lo sviluppo è avvenuto in modo esponenziale e oggi non si saprebbe immaginare un mondo senza web.
La diffusione della rete ha creato, però, una ulteriore differenza fra classi sociali, non in base al censo, ma in base alla capacità e alla disponibilità di dialogare attraverso la rete e di attingere informazioni contenute dentro i grandi serbatoi prima elencati. L’uso di Internet è subordinato alla diffusione dei pc che però ora costano circa 300 euro, quindi una cifra abbordabile. Tuttavia, il numero di computer per abitante nel Sud Italia è circa la metà della media nazionale.

Il maggiore ritardo nella diffusione dei pc in rete è, come è noto, nella pubblica amministrazione dove, per una forma di iattanza, vi sono vastissime aree che usano la carta anziché il file. Dialogare per via telematica è diventato essenziale, sia per ragioni di tempo che per ragioni di costi, ma questa diffusione si scontra con la mentalità di tanta gente, anche di una certa età (me compreso), che ha difficoltà all’uso della tastiera.
Tuttavia, la competizione internazionale obbliga complessivamente una comunità a fare uso dei mezzi più tecnologici, senza dei quali il gap aumenta.
I fenomeni di Facebook e di Twitter hanno dimostrato che le informazioni in rete hanno un coefficiente di moltiplicazione molto elevato, per cui diventa quasi automatico, e per certi versi imperativo, dialogare col mondo attraverso il web. Certo, esiste una guerra continua fra hackers e produttori di software, ma tale guerra non può essere evitata, dati gli interessi contrapposti delle due parti.

 
All’aumento vertiginoso delle conoscenze disponibili corrisponde un aumento altrettanto vertiginoso dell’ignoranza nel mondo. Per la verità, le informazioni sono sempre esistite e coloro che le cercavano fra i documenti cartacei prima o dopo le trovavano, sottoponendosi a duri percorsi fra biblioteche e altri depositi di materiale cartaceo.
Oggi è tutto (o quasi) disponibile. Tuttavia, non è cambiata la limitatezza dell’uomo, che deve sapere cosa cercare, perché cercarlo e, soprattutto, a qual fine si cerca una qualunque informazione. Senza di che rimane la confusione, che aumenta progressivamente con l’aumento del numero delle informazioni disponibili.
Sembra un paradosso, ma a pensarci bene non lo è. La madre della ricerca è la ragione, che consente di mettere in ordine le informazioni. La conoscenza vera non è altro che l’insieme delle informazioni organizzate al fine di portare in evidenza certe conclusioni o certe dimostrazioni.

Chi non fosse capace di ordinare le informazioni in base a un proprio progetto di ricerca, non necessariamente scientifico, si perderebbe nel mare magnum delle biblioteche informatiche. Dentro le quali c’è di tutto, compresi film, fotografie, repertori, documenti e così via.
Sempre di più, dunque, il capo della fune è la persona umana, con la propria intelligenza e con la propria capacità di colmare l’enorme ignoranza dentro cui si muove. Colmarla in parte, ben inteso. Perché mai nessun uomo sarà in condizione di conoscere più di quanto ignori.
La riflessione sulla conoscenza e sull’ignoranza che andiamo facendo deve spingerci a essere più attivi nell’attingere informazioni e nel metterle in modo ordinato, partendo dalla nostra insufficienza cognitiva che è veramente gigantesca. E non dobbiamo commettere l’errore di non utilizzare la conoscenza che hanno fatto gli altri, perché solo costruendola a strati si può puntare al progresso in tutti i campi da noi conosciuti, senza porci alcun limite ma essendo consapevoli che noi tutti, gli essere umani, siamo fortemente limitati.

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