“Avrei votato Renzi, ma ora voto i riformisti” - QdS

“Avrei votato Renzi, ma ora voto i riformisti”

Carlo Alberto Tregua

“Avrei votato Renzi, ma ora voto i riformisti”

sabato 23 Febbraio 2013

Parlamento cristallizzato e parcellizzato

Siamo al redde rationem. Lunedì 25, alle 15, saranno pubblicati gli exit poll e sapremo cosa ha deciso il popolo italiano. La decisione più importante riguarderà il Senato ove, come è ormai a tutti noto, vi sarà un mosaico di risultati provenienti dai premi di maggioranza delle singole regioni: un ulteriore obbrobrio della legge Porcellum (n. 270/2005).
Tale legge fu fatta per consentire il vecchio democristianismo, vale a dire gli accordi sotto banco dopo le elezioni dato che da esse è difficile ottenere una maggioranza al Senato.
Tuttavia, Berlusconi ha vinto ampiamente al Senato, nel 2008, ma nonostante la sua eterogenea e pittoresca maggioranza non è riuscito a fare quelle riforme fondamentali che oggi promette ripetutamente di fare, addirittura dal primo ipotetico Consiglio dei ministri.
Berlusconi non ha fatto le riforme neanche nel quinquennio 2001-2006, mentre può essere giustificato il suo primo Governo del ’94, essendo stato un neofita poco avvezzo alla politica e alla gestione dello Stato.

Non possiamo dare indicazioni di voto neanche per la coalizione Bersani-Vendola perché quest’ultimo, con onestà e chiarezza, ha dichiarato quali sono i suoi intendimenti, contrari alla crescita e allo sviluppo e favorevoli all’allargamento della spesa pubblica, all’ulteriore indebitamento dello Stato e quindi a riprendere la corsa verso il baratro.
Se le primarie del Pd avessero invertito il risultato (60 per cento Renzi e 40 per cento Bersani) la coalizione con Vendola non si sarebbe fatta, forse Monti non avrebbe proposto la sua candidatura e un forte Centro-sinistra, senza ala estrema, avrebbe vinto anche al Senato, perché gli italiani hanno capito che senza le riforme il Paese è perduto. Io avrei votato Renzi.
Alla sinistra ancora più estrema c’è il magistrato in aspettativa (ma non dimessosi, come fece a suo tempo Di Pietro), Antonio Ingroia, che ha riunito i Comunisti italiani di Diliberto, Rifondazione comunista di Ferrero, Idv di Di Pietro, i falsi ambientalisti, i No tav e tutti gli altri che protestano senza proporre soluzioni.
Non sappiamo tutti questi elettori quanti saranno, ma certo non peseranno nella formazione del nuovo Governo, salvo a contribuire alla cristallizzazione e parcellizzazione del Parlamento.
 

La vera incognita è il Movimento 5 Stelle del Comico genovese che continua a fare cabaret ovunque si presenti, né più né meno come ha fatto in tutta la sua carriera professionale.
Il neo Uomo-qualunque raccoglierà la giusta protesta degli italiani, calpestati dalla prepotenza di politicanti senza mestiere, ma anche l’ingiusta protesta di chi vorrebbe tutto senza averne le capacità. Come si sa la protesta unisce trasversalmente moltissimi elettori.
Lo stesso Grillo ha stimato che avrà cinque milioni di consensi. Staremo a vedere se vi saranno cinque milioni di cittadini stolti che metteranno la croce sul simbolo M5S. Stolti perchè non pensano al futuro dei giovani e al nuovo Risorgimento dell’Italia che non passa certo per la protesta fine a se stessa. Vedremo i nuovi senatori e deputati grilletti cosa sapranno fare approdando in Parlamento.

Il movimento di Monti è alla prova del fuoco. Certo non è stata ben valutata la grande assunzione di responsabilità del Professore che, mettendoci la faccia, sta tentando di recuperare gli elettori intelligenti e quelli che hanno a cuore il futuro del Paese.
In un mese non si fa un partito. i consensi organizzati arriveranno solo dall’Udc, che però è al minimo, e quasi niente da Fli dove ormai Fini è politicamente un cadavere ambulante.
Gli elettori che vorranno contribuire a imboccare la strada della crescita, dopo la gravissima crisi quinquennale, devono votare per i riformisti, nel cui ambito è certamente la Scelta civica, ma anche per quei riformisti che si trovano nel Pd (gli uomini di Renzi) e quella sparuta pattuglia che si trova ancora nel Popolo della libertà.
Sento subito l’obiezione: si vota la lista e non i candidati. è vero, tuttavia non si può prescindere da questa scelta per raggiungere un Parlamento governabile.
Temiamo che così non sarà perchè Monti ha dichiarato che con questa coalizione non intende fare accordi né oggi, né domani. Un de profundis chiaro e netto. Però c’è bisogno di un governo omogeneo per fare le riforme.

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