Imprese, il Mezzogiorno disperato si rimbocca le maniche - QdS

Imprese, il Mezzogiorno disperato si rimbocca le maniche

Gianluca Di Maita

Imprese, il Mezzogiorno disperato si rimbocca le maniche

martedì 26 Febbraio 2013

Unioncamere: al Nord, invece, la quota dei nuovi imprenditori under 30 non supera il 21,2%. Sono i giovani del Sud a mostrare maggiore spirito di iniziativa (30,5%)

PALERMO – I giovani siciliani fanno più impresa dei giovani del nord e del centro. è questo uno dei dati significativi che emergono dal rapporto Unioncamere 2012 “L’economia reale dal punto di osservazione delle Camere di commercio”. L’analisi delle “vere” nuove imprese e il profilo dei neo-imprenditori vede il mezzogiorno, a sorpresa, protagonista. Sebbene ci sia stato un forte calo di iscrizioni di nuove imprese negli ultimi anni, che complessivamente su scala nazionale diminuiscono di 17mila unità, il dato positive emerge tuttavia dalla spinta della nuova generazione.
 
Prima di approfondire lo studio sulle motivazioni che al Sud inducono i giovani più di altri a fare impresa è bene segnalare un dato di cui andare fieri: l’espansione delle imprese “rosa”, ovvero di quelle aziende al femminile che proprio nelle regioni meridionali trovano spazi più ampi dove il 28,2% delle nuove iniziative è collegabile ad un titolare socio di maggioranza donna. Ritornando all’esame del profilo delle nuove “vere” imprese, dal punto di vista anagrafico lo spirito di iniziativa è particolarmente acceso tra i giovani con meno di 30 anni. Un ingente contributo proviene dalle aree del Sud, dove arriva al 30,5% la quota dei nuovi imprenditori mentre al nord scende al 21,2% l’incidenza dei giovani under 30. Una delle motivazioni può essere sicuramente l’assenza di opportunità alternative di impiego per i giovani nelle aree del Sud. Ma per vederci meglio e fare un punto della situazione ci siamo rivolti ad Angelo Pasquarella, attento e lucido osservatore economico ed autore del libro “Il Quinto Stato”.

Come ha affermato Lei giorni fa in un articolo sull’analisi della ricerca Unioncamere, a sorpresa il numero maggiore di iniziative impreditoriali giovanali risede nell’aree meridionali. A cosa è dovuto secondo lei questo divario tra Nord e Sud?

“Sicuramente alla maggiore disperazione in cui vessano i giovani meridionali rispetto ai loro amici del Nord. Sta accadendo quasi la stessa cosa che nel dopoguerra spinse milioni di giovani a rimboccarsi le maniche e a buttarsi nel buio del mercato economico. Inoltre il più delle volte i titolari di queste nuove imprese sono soggetti che hanno perso da poco il lavoro e che non lo trovano altrove. C’è una mancanza di fondo di sbocchi nello Stato. Per quanto riguarda il divario generazionale tra giovani e meno giovani i più grandi decidono di iniziare un’impresa quando sono sicuri che vada bene, al contrario i giovani preferiscono rischiare".
 
Sul sito della BBC News di mercoledì 20 febbraio, il giornalista Ed Butler, scrive “Nepotism alive and kicking in Italy”: l’opportunità di lavoro nel nostro Palese è una questione di famiglia. Il prof. Tito Boeri della Bocconi, in una recente intervista al nostro giornale, ha individuato nella legalità il vero “antidoto” alla crisi. Non crede anche Lei che prima ancora delle competenze, per operare la svolta soprattutto al Sud ed in Sicilia, sia necessario un cambiamento di mentalità? Come per esempio sfruttare le “lauree deboli”?
“Le due domande sono senz’altro collegate. è fuori di dubbio che un cambiamento radicale di mentalità sia necessario ai fini di una ripresa generale. Io ritengo inoltre che questa possa avvenire tenendo conto di due parole chiave: tecnologia e cultural gap. Possiamo ottenere e scoprire tutte le tecnologie del mondo ma se non vi è un substrato pronto e fertile non andremo lontani. Per questo insieme all’opera della scienza deve essere coniugata quella degli umanisti ed è questa una delle più grandi sfide future”.
Elezioni 2013: sono cruciali per questo quadro che stiamo delineando in questa intervista?
“Certo che lo sono. Sono le più importanti elezioni da 20 anni ed è importantissimo, chiunque vinca, che si producano ricette per uscire da questo stallo. Parliamoci chiaro, di economia se ne è fatta veramente poca in senso liberale. Come possiamo, senza fare nomi, credere ad un personaggio che promette la rivoluzione liberale essendo il primo monopolista italiano? Serve una legge sul conflitto di interessi e subito”.

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