Palermo e le sue barriere architettoniche. La città è ancora un percorso ad ostacoli - QdS

Palermo e le sue barriere architettoniche. La città è ancora un percorso ad ostacoli

Francesco Sanfilippo

Palermo e le sue barriere architettoniche. La città è ancora un percorso ad ostacoli

mercoledì 27 Febbraio 2013

Già nel 2011 Qds si era recato nel capoluogo ma da allora poco o niente è cambiato, nell’indifferenza delle istituzioni. Per il disabile in carrozzella la strada è un incubo. Balisteri (Asms) “Il sindaco intervenga”

PALERMO – Un capoluogo dovrebbe sempre offrire un’immagine esemplare sia alle altre città della regione sia a chi viene a visitare la regione. Infatti, Palermo rappresenta una tappa obbligata nei percorsi turistici, ma non costituisce più un esempio se la città stessa non rispetta chi tra i suoi cittadini è più debole. L’insensibilità della popolazione a capire le esigenze di chi non può vivere come i normodotati, e le difficoltà economiche e sociali irrisolte contribuiscono ai suoi limiti culturali.
 
Le barriere architettoniche ne sono un esempio, poiché impediscono il libero uso della viabilità a chi è affetto da lesioni tali da costringerlo a usare le sedie a rotelle per gli spostamenti. Queste barriere possono essere rappresentati da insegne pubblicitarie, da pali segnaletici mal collocati, da marciapiedi privi di scivoli totalmente o parzialmente ovvero da barriere mobili come il posteggio scorretto di un automobilista sugli stessi scivoli. Per chi, come i pazienti medullolesi, si ritrova ad attraversare la città tra tutti gli ostacoli sopraelencati, si può ben dire che vivano quotidianamente la loro personale odissea.
 
Infatti, le lesioni riportate li costringono a usufruire obbligatoriamente di una carrozzella per gli spostamenti. Allo stato attuale, la popolazione totale di medullolesi in Italia è stimata intorno alle 60/70 mila persone secondo il Gisem (Gruppo Italiano Studio Epidemiologico Mielolesioni), con un’incidenza di circa 20-25 nuovi casi all’anno per milione di abitanti (in Sicilia l’incremento è di 100/120 casi l’anno secondo l’Asms, Associazione Siciliana Medullolesi Spinali).
 
Di queste, il 67% è di origine traumatica e il restante 33% di diversa origine. Le principali cause di lesioni midollari traumatiche sono provocate da incidenti stradali (53,8%), da cadute accidentali (22%) e da incidenti sul lavoro (10%). Il sesso prevalentemente colpito è quello maschile, con un rapporto di 4:1 rispetto alla componente femminile, in particolare nella fascia di età che va dai 20 e 59 anni. Tali cause possono portare a un’immobilità parziale che interessa solo gli arti inferiori ed è detta paraplegica, o totale che blocca la funzionalità di tutti e 4 gli arti ed è definita tetraplegica.
 
Già nel 2011, il nostro giornale si era occupato della questione, ma a distanza di quasi 2 anni, la situazione nelle zone esaminate è cambiata poco e in peggio per i medullolesi, mentre le leggi non sono state modificate. Infatti, la legge 9 gennaio 1989 n. 13 non è cambiata così come il decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989. Quest’ultimo continua a prevedere, al punto 8.2.1 che riguarda i percorsi per disabili, “il dislivello ottimale tra il piano di percorso ed il piano del terreno o delle zone carrabili ad esso adiacenti è di 2,5 cm”.
 
Tale disposizione è nata per consentire il libero deflusso delle acque piovane in caso di pioggia, ma ciò costituisce un pericolo per il disabile in carrozzella. Infatti, il libero deflusso dipende dall’efficienza dei canali di scolo e dei tombini, i quali, se otturati, non garantiscono nulla. In questo caso, l’acqua invade, comunque, i marciapiedi, ma il disabile in carrozzella non accompagnato trova moltissime difficoltà a risalire lo stesso marciapiede, giacché quei 2,5 cm costituiscono un ostacolo. Così, il disabile è impossibilitato a muoversi agevolmente ed è esposto alla furia degli elementi come dimostra lo scivolo di via Croce Rossa all’angolo con Piazza Giovanni Paolo II. Il presidente dell’Asms, Salvatore Balistreri, ha aggiunto di recente: “Le cose non sono cambiate a distanza di due anni. Non si può imputare la colpa delle deficienze al sindaco, devono essere gli uffici a occuparsi delle barriere architettoniche. Se ciò non avviene, ci rivolgiamo al sindaco che deve chiamare l’assessore ai Lavori Pubblici, chiederne i motivi e darci risposta”. Al contrario, l’assessore comunale con delega al Territorio, all’Edilizia Privata, alle Manutenzioni, ai Lavori Pubblici, al Centro Storico, Agata Bazzi non ha dato risposta alle nostre ripetute domande.

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