Fondi Ue 2014-20: 20,5 miliardi per il Sud - QdS

Fondi Ue 2014-20: 20,5 miliardi per il Sud

Massimo Mobilia

Fondi Ue 2014-20: 20,5 miliardi per il Sud

mercoledì 27 Febbraio 2013

La spesa dei fondi europei 2007-2013 è ancora in alto mare (15,8% al 31 dicembre) ma già si pensa al futuro settennato. Se li divideranno le 5 regioni Obiettivo convergenza: Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania e Puglia

PALERMO – Sono giorni convulsi di trattative serrate tra il Governo siciliano e la Commissione europea, con il Governo nazionale a fare da paciere, per la definizione dei contributi europei che toccheranno alla Sicilia nell’ormai imminente Programmazione 2014-2020. L’accordo politico raggiunto lo scorso 8 febbraio in seno al Consiglio europeo sul Quadro Finanziario Pluriennale dei prossimi sette anni ha previsto uno stanziamento totale per l’Italia di 29,6 miliardi di euro, di cui 20,5 destinati alle Regioni cosiddette "Obiettivo Convergenza", cioè quelle meno sviluppate tra cui la Sicilia, in compagnia di Calabria, Basilicata, Campania e Puglia.
 
In attesa di conoscere in quale misura verranno poi suddivise queste risorse e attraverso quali programmi, è chiaro sin d’ora che le nuove somme in arrivo sull’Isola saranno in ogni caso inferiori rispetto a quelle ricevute fin ora, visto che in cinque dovranno spartirsi venti miliardi. Colpa degli errori commessi in passato? Probabile. Per questo è utile ripercorrere la storia rispetto alla spesa dei contributi del Programma 2007-2013 dove, stando a quanto già spiegato nella nostra ultima inchiesta del 24 gennaio, la Sicilia si trova ad aver utilizzato soltanto il 15,8% al 31 dicembre 2012.
Una percentuale che – lo ricordiamo – tiene conto, non soltanto dei quattro principali programmi di finanziamento (Fesr, Fse, Psr e Fep), ma anche dei fantomatici Fas gestiti dal Cipe e delle risorse spostate a favore del Pac dal ministero per la Coesione territoriale, per un totale di circa 18 miliardi di euro. Ad un anno dalla fine dell’attuale programmazione settennale la Sicilia si è ritrovata a dicembre ad aver realmente impiegato soltanto il 18,8% degli oltre 6 miliardi di euro relativi al Fondo europeo per lo sviluppo regionale, il 36,9% su poco più di 2 miliardi destinati al Fondo sociale europeo, il 24,3% dei 151 milioni del Fondo per la pesca, e la metà delle risorse gestite dal Programma di sviluppo rurale a favore dell’agricoltura. Restano circa 7 miliardi da spendere nell’ultimo anno.
Davvero tanto se si pensa ai tempi intercorsi dall’avvio dei fianziamenti e ai target fissati da Bruxelles, tanto che il nuovo governatore Crocetta ha dovuto indossare l’elmetto (mandando a casa anche alcuni dirigenti) per rispettare quanto meno gli obiettivi del 2012 ed evitare il disimpegno automatico delle somme.
Malaburocrazia dei governi precedenti, dicevamo, e pare che la Sicilia non abbia rispettato neanche la rendicontazione dell’Agenda europea 2000-2006, oggetto di recente scontro a Strasburgo tra il governatore e i burocrati d’oltralpe: “Mi hanno messo i bastoni tra le ruote – ha detto Crocetta – imponendoci regole burocratiche, ma la Sicilia ha bisogno di infrastrutture e l’Europa non può negarci i contributi”. Il riferimento era alle risorse del Fesr ancora da sbloccare. Insomma un groviglio di competenze tra Ue, Stato e Regioni – come vediamo nella tabella – con continue trattative per le quote del cofinanziamento. Sarà così anche per la prossima programmazione che partirà dal 2014, fermo restando i vecchi impegni che la Sicilia non è riuscita ancora a mantenere.
 


L’approfondimento. Il ministro Barca vigile sulla spesa delle risorse
 
Soldi europei spesi male. Soprattutto quelli del Fesr, il programma più grande e maggiormente finanziato ma meno utilizzato. L’ultimo simbolo del cattivo uso di questi fondi è il parcheggio Zaera Sud di Messina: due piani interrati per oltre cento posti auto, mai entrato in funzione, dove il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha posto simbolicamente qualche giorno fa un cartello rosso a significare il mancato raggiungimento dei risultati attesi. Tant’è vero che le risorse del Fesr dirottate a favore del Piano di Azione e Coesione sono passate da 500 milioni di euro a ben 2,179 miliardi, per abbassare la soglia dei prossimi traguardi di spesa e velocizzarne l’utilizzo. In questo modo la quota comunitaria è salita al 75%, mentre Stato e Regione dovranno contribuire rispettivamente soltanto per circa il 12,5%. Le risorse del Pac, lo ricordiamo, vengono invece gestite separatamente sempre da parte del Ministero. Resta invariato, per il momento, l’abbassamento di risorse a valere sul Fse, programma in cui l’Ue contribuisce per il 63,8% mentre Stato e Regione hanno quote del 18%. Dotazioni iniziali invariate per il Psr con Bruxelles impegnata sul 58,5%, e Stato e Regione rispettivamente al 21%, così come per il Fep dove metà delle risorse sono europee e l’altra metà suddivisa in parti uguali tra Roma e Palermo.

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