Una nuova classe dirigente per uscire dalla crisi economica - QdS

Una nuova classe dirigente per uscire dalla crisi economica

Andrea Carlino

Una nuova classe dirigente per uscire dalla crisi economica

giovedì 28 Febbraio 2013

Sicilia, Puglia, Campania e Calabria al centro di un’indagine condotta da Focus Marketing. Disoccupazione, crescita economica, ricerca ed innovazione le vere priorità

PALERMO – Organizzazioni di volontariato e no profit (26%), Forze dell’Ordine (24%) e Magistratura (23%) sono le Istituzioni in cui gli Italiani hanno maggiore fiducia, seguono tutte le altre con percentuali intorno al 6%, ultimi i Partiti politici (2%). E’ quanto emerge dai risultati della ricerca sociale condotta da Focus Marketing sulle soluzioni per uscire dalla crisi. Il 70% (soprattutto di cittadini del Sud Italia, con particolare riferimento a Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) del campione intervistato avverte la necessità di una nuova classe dirigente, ma solo una minoranza ritiene che questa dovrebbe essere espressione di Partiti Politici (7,3%) e Sindacati (12,4%).
 
Per il 29% degli intervistati la nuova classe dirigente dovrebbe mettere al primo posto dell’agenda la questione disoccupazione, a seguire crescita economica (12%), ricerca e innovazione (10%), povertà (10%) e sanità (10%). Il Terzo Settore viene indicato come protagonista nella tutela dei diritti (25%), nella difesa dell’ambiente (22%) e nella lotta alle disuguaglianze sociali (19%).
 
Gli italiani ritengono che alla base del volontariato vi siano valori legati innanzitutto alla assenza di scopo di lucro (19%), alla solidarietà (18%) e all’utilità sociale (16%). Tutti d’accordo, invece, sulla necessità di un ricambio: “Ritiene che per uscire dalla crisi e rilanciare il nostro Paese vi sia bisogno di una nuova classe dirigente?” il 63% sente “molto” quest’esigenza e il 29% abbastanza. Ma quando si tratta di dover capire chi dovrebbe succedere a chi il quadro si fa più complesso: il 22,7% affiderebbe la dirigenza a Movimenti di opinione, il 20,1% al mondo imprenditoriale e, con sorpresa, il Terzo Settore, pari merito con il mondo accademico si piazza al terzo posto con ben il 19% di preferenze.
Ma perché i cittadini si rivolgono proprio al volontariato? “Credo la spiegazione possa essere trovata con il quarto quesito. – afferma Roberto Porciello, direttore di Focus Marketing – Quando si chiede di indicare i tre problemi principali del Paese gli italiani rispondono: disoccupazione (29%), povertà (12%) e crescita economica (10%). Dalla tabella si comprende come individuati i problemi si vada alla ricerca delle possibili soluzioni e come non tenere conto del Terzo Settore quando le priorità sono proprio quelle che caratterizzano gran parte del lavoro delle odv?”.
 
E la riflessione pare essere avvalorata dai quesiti successivi. Ad esempio, alla domanda “Quali pensa siano i valori fondamentali che dovrebbero animare il sociale?” gli intervistati affermano solidarietà (19%), assenza dello scopo di lucro (19%) e utilità sociale (17%) ed al quesito successivo: “Quanto secondo lei oggi il Terzo Settore risponde ai valori da lei indicati?” ben il 51% risponde in maniera positiva. E quando, infine, si entra nel vivo della partecipazione alla res pubblica i cittadini hanno le idee molto chiare: per rendere più incisivo il suo contributo alla società il Terzo Settore dovrebbe in primis “promuovere la cultura del volontariato” (17%), poi “partecipare attivamente alla vita istituzionale locale” (16%) e “realizzare attività di comunicazione” (12%). Come a dire che il sociale dovrebbe andare, almeno per le buone prassi, a scuola dalla politica.

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