Grilletti in Parlamento. Finalmente aria fresca - QdS

Grilletti in Parlamento. Finalmente aria fresca

Carlo Alberto Tregua

Grilletti in Parlamento. Finalmente aria fresca

giovedì 28 Febbraio 2013

Energia positiva per il Risorgimento

Diceva Lenin (pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov, 1870-1924) che Per fare la frittata bisogna rompere le uova. I partiti tradizionali sono usciti da questa tornata elettorale con le uova (ossa) rotte perché sono riusciti a raccogliere il consenso, tutti insieme, pari a circa il 46% degli aventi diritto al voto.
Di fatto hanno commesso l’ennesimo errore comportamentale, trascurando totalmente i segnali che sono arrivati dall’elettorato nel corso di due anni.
Non si sono accorti, i partitocrati sordi, che la necessaria cura di cavallo imposta dall’Europa, mordendo le carni vive dei cittadini, avrebbe provocato inesorabilmente una reazione, quella di mandarli tutti a vaffa, come poco elegantemente ripete un giorno sì e l’altro pure il Comico genovese.
Sono stati talmente sordi che non  hanno colto la reazione dell’elettorato siciliano, il 28 ottobre del 2012, quando ci si sorprese che il partito dei Grilletti risultò il primo della Sicilia con il 18%. Ora, quel partito è diventato il primo d’Italia (o quasi). 

Guardando questa novità, bisogna pensare all’aria nuova che i 163 parlamentari portano nelle austere aule di Camera e Senato. Ragazzi, donne, precari, disoccupati, qualche professionista, qualche piccolo imprenditore, qualche dipendente: insomma, uno spaccato della società che ha sempre subìto e che ora, finalmente, porta la voce direttamente in Parlamento. Il Comico genovese ha avuto il pregio di catalizzare la protesta degli italiani, che non ne possono più di subire vessazioni da una partitocrazia corrotta e autoreferenziale, italiani che finalmente possono esprimersi attraverso propri rappresentanti, in modo diretto.
È ovvio che 163 parlamentari non possano condizionare Camera e Senato, ma essi hanno la simpatia del popolo italiano che vuole fortemente dai partiti tradizionali un’inversione a U del loro comportamento.
In questo quadro, risulta fallimentare l’azione di Bersani che è entrato da Papa in questa campagna elettorale, e ne è uscito cardinale. Se avesse fatto un atto di umiltà e di buon senso, candidando Matteo Renzi, le cose sarebbero andate diversamente. Ci auguriamo che egli non voglia pervicacemente porre la sua candidatura  a primo ministro perché cosi non riuscirebbe a far cuocere le uova cui prima accennavamo.

 
Berlusconi e il Pdl possono essere soddisfatti del risultato ottenuto, anche se non si addice a un partito di moderati il ruolo di collettore della protesta. Non si può dire al popolo che si farà il condono, che si saneranno gli abusi edilizi, che si restituirà l’Imu sulle prime case del 2012 e quella del 2013, perché le risorse non ci sono.
L’accordo con la Svizzera, che dovrebbe portare 30 miliardi, è stato smentito dal ministro delle Finanze della Confederazione elvetica, dicendo che gli effetti di questo ipotetico accordo si potrebbero manifestare dal 2015 in avanti.
Intanto urgono le risorse per aprire i cantieri delle opere pubbliche, per investire nelle infrastrutture, per sostenere il fondamentale tessuto delle piccole e medie imprese e quello delle grandi imprese, in modo da generare lavoro autonomo e dipendente.
Occorrono anche risorse per abbattere un ventesimo del debito pubblico in base all’impegno europeo, detto Fiscal compact, di marzo 2012, pari a 50 miliardi. Dove prendere tutte queste risorse? La risposta è semplice: tagliando la spesa pubblica improduttiva e stornando le risorse così recuperate per i fabbisogni prima indicati.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, verosimilmente tra il 20 e il 23 marzo, conferirà l’incarico di primo ministro a chi avrà l’onere di formare un governo minoritario al Senato a cui dovrà chiedere il consenso di altre parti politiche.
Ma prima dovrà ottenere la fiducia. Quest’ultimo atto è molto più problematico del primo. Tuttavia, costituisce un passaggio obbligato. Probabilmente il primo ministro incaricato potrà ottenere il consenso su singoli provvedimenti dai Grilletti e dal Pdl, non necessariamente in modo alternativo. Consenso che sarà difficile da ottenere, ma non c’è altra via.
L’ipotesi dello scioglimento delle Camere appena elette è comunque rinviato a oltre il 15 maggio perché, sino ad allora, l’attuale Presidente della Repubblica non le può sciogliere per il Semestre bianco. Dopo è una probabilità che si trova all’orizzonte.
La situazione è ingarbugliata ma la matassa si va dipanando. I Grilletti con la loro ingenuità saranno un ottimo propulsore di energia positiva.

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