Costi della telefonia fissa, l’Italia tra i più cari d’Europa - QdS

Costi della telefonia fissa, l’Italia tra i più cari d’Europa

Andrea Carlino

Costi della telefonia fissa, l’Italia tra i più cari d’Europa

martedì 05 Marzo 2013

Al Nord spese mensili superiori ai 60 euro, al Sud più parsimoniosi

CATANIA – L’Italia è uno tra i paesi europei nel quale si spende di più per il  telefono fisso: lo rileva il Rapporto 2012 di Ofcom, l’Authority inglese delle telecomunicazioni.
L’Osservatorio di SuperMoney ha stilato una classifica delle regioni in cui si spende di più e ha analizzato anche quanto si può risparmiare scegliendo la tariffa giusta.
Nelle regioni settentrionale è più alta la percentuale di chi dichiara una spesa superiore ai 60 € mensili, mentre al Sud la maggior parte delle richieste si concentra nella fascia più bassa (quella sino ai 35 euro di spesa mensile). Tra le regioni che spendono di più troviamo troviamo il Trentino seguito da Sardegna e Veneto. Tra le regioni che puntano al risparmio ci sono, invece, Basilicata, Molise e Abruzzo, dove la maggior parte degli utenti spende fino a 35, mentre la Sicilia si trova a metà classifica.
Intanto la Commissione Europea ha bocciato la proposta di tariffe di terminazione 2013-2014 per la telefonia presentata a Bruxelles dall’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) perché, secondo l’organismo comunitario, avrebbe un impatto negativo sui consumatori in Italia e sugli operatori di altri Stati membri.
Come si apprende da una nota diffusa da Bruxelles, la Commissione ha rigettato la proposta dell’Authority italiana, giudicando le tariffe “nettamente più alte rispetto a quelle di qualsiasi altro Paese UE, in cui vengono applicati metodi di fissazione dei prezzi adeguati”. Nello specifico, la bocciatura riguarderebbe i costi di terminazione (compresi tra 0,00206 euro al minuto e 0,00127 euro al minuto), ossia il corrispettivo che il chiamante deve pagare all’operatore di telefonia fissa che riceve la chiamata.
 Secondo la Commissione, il piano tariffario presentato dall’Agcom per i prossimi due anni non sarebbe “conforme ai principi e agli obiettivi delle norme UE in materia di telecomunicazioni, che prevedono che gli Stati membri promuovano la concorrenza e l’interesse dei consumatori all’interno dell’Unione”.

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