Ripristinare l’Alta Corte per attuare lo Statuto siciliano - QdS

Ripristinare l’Alta Corte per attuare lo Statuto siciliano

Lucia Russo

Ripristinare l’Alta Corte per attuare lo Statuto siciliano

mercoledì 06 Marzo 2013

Di fatto soppressa con la sentenza n. 38/1957, unico ad occuparsene il presidente Alessi. Il QdS lo propone da anni come priorità del Governo regionale

PALERMO – L’articolo 24 dello Statuto siciliano prevede: “È istituita in Roma un’Alta Corte con sei membri e due supplenti, oltre il Presidente ed il Procuratore generale nominati in pari numero dalleAssemblee legislative dello Stato edella Regione (…)”. Il Quotidiano di Sicilia è l’unico giornale che ha dedicato pagine di inchiesta al tradimento dello Statuto a proposito dell’Alta Corte.
 
L’ultima è quella che riportiamo nell’immagine a fianco, pubblicata il 25 aprile del 2009. Per la verità l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, aveva inserito il ripristino dell’Alta Corte come priorità dei suo programma, ma nulla è stato fatto.
Ieri l’attuale presidente Rosario Crocetta ha rispolverato l’Alta Corte con un disegno di legge, approvato lunedì sera dalla Giunta, prevedendone l’attuazione.
Ci auguriamo che non rimanga lettera morta. Un effetto annuncio e basta. Sarebbe un’azione molto importante. La Sicilia, infatti, è l’unica regione in Italia ad avere una censura preventiva in via amministrativa da parte di un funzionario dello Stato, il commissario. Lo spiega Massimo Costa, autore di un’interessante pubblicazione sullo Statuto siciliano, richiamata nell’inchiesta del QdS del 25 aprile 2009. Insomma, senza l’Alta Corte siamo sì una Regione a statuto speciale, ma nel senso che abbiamo come specialità di essere perennemente commissariati, e quindi meno autonomi delle Regioni a statuto ordinario.
Le funzioni dell’Alta Corte, l’organo giurisdizionale istituito dallo Statuto siciliano, sono state assorbite dalla Corte costituzionale attraverso una sentenza (n. 38/1957) che ha messo in discussione anni di autonomia siciliana. Il paradosso è che in realtà l’organismo sulla carta esiste ancora. Per essere effettivamente cancellato sarebbe necessaria una legge di revisione costituzionale, ma la Regione non si è mai opposta alla sentenza. L’Alta Corte ha operato proficuamente per dieci anni, sin dal 1946, salvando nel 1949 lo Statuto dalla possibilità di essere modificato con una legge ordinaria. Come ha scritto Costa, dal 1957 “l’Alta Corte non è stata mai abolita bensì sepolta viva”.
Consultato dall’Ansa, ieri il professore Giuseppe Verde, docente di diritto costituzionale all’Università di Palermo, ha detto: "Questo atto del governo può avere un forte valore simbolico, ma sulla praticabilità sarebbe necessario avviare una interlocuzione molto seria con lo Stato". "Dal punto di vista del giudizio di costituzionalità e dei suoi esiti non possiamo immaginare nulla di diverso, perché la giustizia costituzionale non s’inventa", ha aggiunto il professore. Verde ha ricordato il tentativo fatto dal primo presidente della Regione siciliana, Giuseppe Alessi: "Provò a negoziare con lo Stato, cercando di introdurre il principio che alcuni giudici della Corte Costituzionale fossero nominati dalla Regione: quella di Alessi rimase solo una idea politica". Per il costituzionalista, l’iniziativa del governo Crocetta comunque potrebbe "aprire un dibattito".
 
In questo senso se l’Assemblea regionale dovesse approvare la legge, quest’ultima sarebbe impugnata dal commissario dello Stato: se il governo comunque dovesse autorizzarne ugualmente la promulgazione, allora la questione approderebbe alla Corte costituzionale, che si dovrà pronunciare sulla controversia.

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