Evasori e mafiosi non devono votare - QdS

Evasori e mafiosi non devono votare

Carlo Alberto Tregua

Evasori e mafiosi non devono votare

venerdì 21 Agosto 2009

Un partito cui mettere il bavaglio

Vi sono stati governi che hanno detto di combattere l’evasione fiscale e contributiva, altri che hanno fatto finta di combatterla, e pochissimi che l’hanno combattuta veramente. Quando manca l’azione del ceto politico cattivo per combattere questa enorme e deleteria distorsione sociale, bisogna cercare di individuarne la causa.

La domanda è se si tratti di incapacità o di volontà a non combattere chi si comporta da incivile e da asociale, per reprimerne i comportamenti. Se le leggi non sono stringenti e semplici per puntare al bersaglio, ma invece contengono scappatoie di ogni genere, la lotta all’evasione fiscale e contributiva è perdente. Se non si consente a chi indaga di entrare in tutti i versanti informatici per scoprire le interconnessioni col filone di evasione, se non si limita l’uso di denaro liquido, è difficile stringere il cappio al collo a chi non vuol fare il proprio dovere.

 
Eppure tutte le fonti sono concordi nello stimare in 100 miliardi di euro la ricchezza evasa, una cifra enorme con la quale si potrebbe: a) abbattere un po’ dell’enorme debito pubblico; b) costruire le infrastrutture nel Sud per riequilibrare il tasso con quello medio nazionale; c) investire nella ricerca passando dall’1% al 2% del Pil; d) stimolare l’esportazione mediante appositi interventi; e) sostenere il comparto delle Pmi non in modo assistenziale ma premiando quelle che aumentano fatturato e margine lordo.
I governi, sotto sotto, non confessano che hanno convenienza a non incalzare gli evasori perché si aspettano il consenso politico e di voti. Contrariamente ad ogni altro dei 26 membri della Ue, in Italia c’è il partito degli evasori che sotterraneamente si fa sentire ed i cui portavoce sono tanti professionisti che vivono rappresentando esigenze non confessabili pubblicamente. Stringere il nodo scorsoio agli evasori significa, per un ceto politico cattivo, perdere voti.
 
Ci sarebbe un modo drastico per mettere la museruola a questo popolo di malfattori: togliere il diritto di voto. In questo modo, a tutti coloro colpiti da sentenze passate in giudicato o da decisioni definitive delle commissioni tributarie, dovrebbe essere inibito l’andare a votare. In uno alla sospensione del diritto politico dell’elettorato attivo.
Soprattutto ai candidati dovrebbe essere richiesto il certificato del buon contribuente rilasciato dall’Agenzia delle Entrate e il Durc rilasciato dagli istituti previdenziali. Insomma, trattare gli evasori quasi come i mafiosi ai quali peraltro, nei casi previsti dalla legge, vengono tolti questi diritti.
Come si vede, ad ogni problema c’è la soluzione, diversamente un problema non sarebbe tale. Si tratta di porselo e di cercare con onestà il modo per risolverlo. Se invece la vera volontà si nasconde dietro i bla bla bla il problema resta lì, come accade in Italia da oltre 60 anni.
 
Sentiamo spesso la lamentazione, per certi versi giusta, che le imposte sono gravosissime e dunque vi è una certa giustificazione ad evaderle in tutto o in parte. è vero. Noi stessi lavoriamo per il socio di maggioranza fino al mese di luglio e solo da agosto lavoriamo per noi.
Ma come si giustificano redditi dichiarati di 18.000 euro per i gioiellieri o 15.000 per i ristoratori? Nessuno ci crede e non ci vengano a dire che non ci sono i modi per determinare con buona approssimazione i veri redditi di codeste categorie.
Ve n’è uno, per esempio, indicato qualche decina di anni fa, secondo il quale tutti i soggetti che emettono fattura devono inviarne istantaneamente copia informatica al cervellone dell’Agenzia delle Entrate. Tale comunicazione dovrebbe esser fatta alla fine della giornata, da tutti gli esercenti, senza più bisogno di emettere scontrini. Una semplificazione e contemporaneamente una collaborazione fra contribuenti e  fisco.
Anche il legislatore è colpevole. Non consente di dedurre le imposte dalle imposte con il risultato finale di pagarle due volte. Certo, se entrassero quei cento miliardi la deducibilità dell’Irap potrebbe essere ammessa ed altri comportamenti estranei all’equità fiscale cesserebbero.

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