I giovani siciliani sfidano la crisi con l’apertura di micro-aziende - QdS

I giovani siciliani sfidano la crisi con l’apertura di micro-aziende

Liliana Rosano

I giovani siciliani sfidano la crisi con l’apertura di micro-aziende

venerdì 21 Agosto 2009

Uno studio della Camera di Commercio di Monza sul numero degli imprenditori under 30 in Italia. Nell’Isola sono in tutto 2.334 le imprese avviate, il 10,6% del totale nazionale

Palermo – Microaziende per contrastare la crisi e mettersi in proprio sul mercato. Sembra essere questa la tendenza dei giovani italiani secondo quanto sostiene una ricerca dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza , secondo cui in Italia nei primi sei mesi dell’anno le nuove imprese avviate da titolari con d’età inferiore ai 30 anni sono oltre 52mila.
La classifica dei nuovi giovani micro-imprenditori che hanno aperto aziende individuali è guidata dalla Lombardia con 4.772 imprese avviate da under 30 nei primi sei mesi del 2009, seguita dalla Campania con 3.507 e dal Piemonte con 3.171. Poi il Lazio con 2.481 aziende appena aperte da imprenditori under 30, la Toscana con 2.369, la Puglia (2.257) e la Sicilia (2.334). Piuttosto indietro è rimasto il Veneto (2.241 nuove aperture), seguito da Emilia-Romagna (2.130), Calabria (1.499), Abruzzo (913), Liguria (811), Sardegna (799), Marche (704), Friuli Venezia Giulia (471), Trentino-Alto Adige (453), Umbria (460), Molise (154), Basilicata (304) e Valle d’Aosta con 58 nuove micro-imprese.

In Italia gli under 30 che sono titolari di impresa individuale sono attualmente un totale di quasi 216mila, distribuiti soprattutto tra Lombardia (13,5% del totale nazionale), Campania (11,9%) e Sicilia (10,6%).

In provincia di Napoli, in particolare, sono 11.988 i titolari di una piccola impresa con meno di 30 anni e rappresentano circa la metà (46,8%) del totale degli imprenditori di pari età in tutta la Campania. Un giovane imprenditore lombardo su 4 ha invece la propria impresa in provincia di Milano: sono 7.518, contro 3.477 a Bergamo e 2.038 a Monza e Brianza.
L’indagine – effettuata su dati Ref, Fimaa Milano, Consulente Immobiliare, Mse, Uffici comunali di Statistica, Isae, Istat e Registro Imprese – comprende soprattutto le nuove partite Iva, un fenomeno che si può però leggere anche sotto un’altra luce, cioé come tanti lavoratori ‘convinti’ dal datore di lavoro a mettersi in proprio e continuare a fornire come prima, ma non da dipendenti, la loro opera alla stessa azienda. Secondo il sindacato, il fenomeno sarebbe intenso soprattutto nei diversi comparti dell’edilizia e tra gli allestitori di fiere. “Soprattutto in tempi di crisi la vera priorità sono i giovani, a partire da quelli che fanno impresa – commenta Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – e vanno previste specifiche e mirate iniziative di sostegno”. Avviare una micro-impresa è per i giovani una scelta meno rischiosa per entrare a far parte del mondo dell’imprenditoria giovanile ma soprattutto un modo per mettersi in proprio, usufruendo anche di numerose agevolazioni fiscali e di garanzie che potrebbero metterli al riparo da eventuali rischi connessi all’attività imprenditoriale.
 

 
Impresa. “Occorre un sistema rapido ed efficiente”
“Dobbiamo rendere il sistema Regione moderno, rapido, efficiente, trasparente”. Lo sostiene l’assessore regionale all’Industria, Marco Venturi. “Occorre creare una sinergia perfetta tra politica e apparato burocratico. – aggiunge – Solo così la Sicilia potrà stare al passo con le altre regioni d’Italia e competere in Europa, e non solo, per attivare capitali ed attrarre  investimenti”.
“Tutto questo deve avvenire privilegiando le imprese sane che stanno sul mercato e competono, – afferma – da quelle che, sfruttando talvolta il sistema lento e assistenziale, ritengono piu” proficuo restare nella zona grigia, quella da cui cui si nutre la mala erba mafiosa”. 
“Su questo non ci possono essere vie di mezzo: i collusi devono essere tagliati fuori dal sistema imprenditoriale -dice – e la Regione si deve allineare per sospendere la linfa che, sotto forma di soldi pubblici, finisce per sostenere anche le casse della criminalità organizzata”.

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