Come bucare il muro di gomma - QdS

Come bucare il muro di gomma

Carlo Alberto Tregua

Come bucare il muro di gomma

mercoledì 13 Marzo 2013

La burocrazia nasconde gli inghippi

Vi è una serie di leggi sulla Trasparenza a partire dalla n. 15/1968 (Autocertificazione), la n. 241/1990 e via via fino ai nostri giorni, con la Legge 133/2008, Legge 69/2009, D.lgs. 150/2009, Legge 134/2012, Legge 190/2012, Legge 221/2012.
La Trasparenza, insieme alla Competitività, sono due elementi essenziali che aiutano la democrazia a crescere e a diffondersi. Infatti, quando il sistema pubblico è opaco, chiuso in sé stesso, quando le banche non danno informazioni e spesso non consentono a Bankitalia di penetrare nelle loro stanze, i cittadini sono sommersi da gravami di cui non capiscono la ragione.
Il buco di oltre 800 milioni per derivati del Monte dei Paschi di Siena è una conseguenza dei segreti custoditi gelosamente da una dirigenza disonesta e dedita al malaffare. Naturalmente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio perché vi sono dirigenti onesti e capaci.
È piuttosto la classe politica, che dà l’indirizzo alla burocrazia, a non essere capace di riformarsi in modo da essere essa stessa fonte di Trasparenza, come esempio, e obbligare la burocrazia ad esserlo altrettanto e anche di più.

La Trasparenza può essere una parola vuota oppure densa di contenuti. Si può riassumere in un concetto: mettere online tutto quanto la riguardi, ivi compresi stipendi, indennità, premi, situazioni patrimoniali e via elencando e, d’altro canto, inserire tutte le pratiche, cioè i procedimenti amministrativi, nel sistema online, in modo che i rapporti fra cittadini e uffici pubblici siano tracciati, controllabili.
Da questo ne discende una riduzione della corruzione, un controllo sull’efficienza dei procedimenti e la determinazione della responsabilità dei dirigenti, che sono obbligati a renderli rapidi, in modo da servire al meglio i cittadini che pagano loro gli stipendi.
Alla Trasparenza si collega il concetto di servizio pubblico. Cioè dell’interesse generale. Ma molti dei dirigenti statali, regionali e comunali, dimenticano questo principio generale, ritengono di operare nei loro uffici come fosse Cosa loro, attuando una sorta di mafiosità o prepotenza, che consiste proprio nel non essere aperti e disponibili alla richiesta d’informazioni.

 
I quotidiani hanno la funzione di riportare ai propri lettori e all’opinione pubblica le informazioni riguardanti gli atti delle burocrazie. Per questa ragione chiedono le informazioni necessarie, per chiarire fatti e comportamenti. Ma ancora oggi, a distanza di 23 anni dalla prima legge sulla Trasparenza, il muro di gomma dei burocrati è spesso.
Come fare a bucarlo? I giornalisti dalla schiena dritta, quelli senza padroni, hanno armi formidabili: la correttezza, l’onestà intellettuale, la professionalità e il servizio istituzionale che hanno il dovere di adempiere nei confronti dei cittadini. Con queste armi possono affrontare qualunque burocrate, chiedergli qualunque informazione e qualunque dato ed esigerne risposte scritte, veritiere, complete ed esaurienti.
Quando il burocrate si rifiuta di dare le informazioni richieste, nascondendosi dietro scuse risibili o dilatando irragionevolmente il tempo della risposta, bisogna dirgli a muso duro che egli nasconde la verità per un suo tornaconto personale o per proteggere altri, per tutelare privilegi o, in qualche caso, per evitare che la corruzione venga a galla.

I giornalisti con la schiena dritta, senza padroni, devono riportare nelle loro inchieste i comportamenti omissivi e poco commendevoli di tali dirigenti, intellettualmente disonesti, e, con continuità, ritornare sulle questioni non chiarite fino a quando gli stessi dirigenti non si rendano conto che il loro comportamento, senza giustificazioni, non ha alcuna speranza di sopravvivere.
Vi sono altri metodi ancora più forti e cioè: trasmettere alle Procure della Repubblica e alle Procure della Corte dei Conti i fascicoli con tutte le inchieste che elenchino puntualmente le omissioni e i comportamenti inadeguati dei dirigenti e continuare a batter su questo tasto finché la verità non emerga.
Ci può volere tempo, ma i giornalisti con la schiena dritta e senza padroni non possono demordere da questo preciso dovere. Se lo facessero verrebbero meno ai principi deontologici che devono informare totalmente la loro attività, cioè la nostra.

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