Sicilia, i prodotti petroliferi valgono 9 dei 13 miliardi dell’intero export - QdS

Sicilia, i prodotti petroliferi valgono 9 dei 13 miliardi dell’intero export

Gianluca Di Maita

Sicilia, i prodotti petroliferi valgono 9 dei 13 miliardi dell’intero export

venerdì 15 Marzo 2013

Istat: con l’incremento del 21,2% di vendite all’estero, nel 2012 l’Isola si conferma traino dell’intero Mezzogiorno. Economia a senso unico, il resto dei settori non è per nulla competitivo sui mercati esteri

PALERMO – Un boom da vedere con la lente d’ingrandimento quello delle esportazioni della Sicilia nel 2012. è vero che l’incremento delle vendite rispetto al 2011 dell’Isola è stato del 21,2, il secondo più alto del Paese, tuttavia, se l’oro nero non fosse raffinato nella nostra regione la coccarda d’argento sarebbe tutt’altro che nostra. Andando ad analizzare i dati elaborati dall’Istat sulle esportazioni effettuate da gennaio a dicembre 2012, possiamo notare che il 47,6% del petrolio in Italia viene raffinato negli impianti siciliani.
Nell’Isola, coke e altri prodotti petroliferi raffinati, hanno subito una variazione del 26,1% rispetto all’anno precedente. Nel 2012 le aziende siciliane hanno esportato prodotti per un valore complessivo di circa 13 miliardi. Di questi, quasi 10 sono riconducibili a coke e prodotti petroliferi raffinati.
La “dipendenza” della Sicilia da tali prodotti rappresenta senza dubbio un fatto negativo e addirittura una beffa se pensiamo alle enormi potenzialità della nostra regione che potrebbe esportare ben altri prodotti piuttosto che i raffinati.
Mentre nelle altre regioni la vendita e le esportazioni sono tutto sommato proporzionate per tutti i settori, la Sicilia ha un export a senso unico. Infatti, per quando riguarda i settori di vendita di altri prodotti, non si parla più di miliardi ma di milioni ed occorre poi fare una distinzione tra quelli che seguono la tendenza della media nazionale e quelli che invece si pongono in controtendenza.
Tra quelli che sono in linea rispetto al trend nazionale, da segnalare c’è il calo significativo dei prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca che è stato pari a (-14,5%) rispetto ad un generale -0,2%. Il comparto tessile, sebbene segua una media nazionale del -3,6%, ha subito un calo fortissimo addirittura del -56,0%. Tra i comparti di vendita invece che vanno in controtendenza vi sono quelli riguardanti la vendita di prodotti dell’estrazione di minerali da cave e miniere (-22,0% rispetto ad un +13,8%), delle sostanze chimiche (-5,4% contro un + 1,6%), degli autoveicoli (-23,1% rispetto ad un + 3,1%) e infine il settore manifatturiero dei mobili (-17,9% contro uno 0,9%). Il valore complessivo dell’export dell’Italia insulare (Sicilia e Sardegna) è stato di 19,454 miliardi con un rilevante aumento del 21,3%, ma ripetiamo: il merito è quasi tutto delle raffinerie petrolifere.
Di questi 19,454 miliardi la nostra Isola contribuisce per circa 13 miliardi, confermandosi dunque ancora una volta traino dell’intero meridione. Sono invece in significativa flessione le esportazioni della Basilicata (-17,5%), seguita dal Friuli-Venezia Giulia, la Valle d’Aosta , Molise e Abruzzo. Per quanto riguarda i paesi interlocutori con la Sicilia al primo posto ci sono certamente gli Stati Uniti e il protagonista indiscusso anche in questo caso è sempre il petrolio.
Nel 2012 sono più che raddoppiate le esportazioni verso l’altra parte dell’oceano raggiungendo un + 155% rispetto all’annata precedente, passando da un valore complessivo di 66 milioni di euro guadagnati ad uno ben più incisivo di 236 milioni di euro.
La Lombardia invece trova nella Svizzera e nella vendita di macchinari e apparecchi la sua mineria d’oro, con un giro di soldi anni luce distante da quello siciliano. Ritornando a parlare della Sicilia, due sono i settori che, oltre a quello petrolifero, hanno registrato da gennaio a dicembre 2012 un aumento significativo: la vendita di computer, apparecchi elettronici e ottici e dei prodotti delle attività di trattamento dei rifuti e di risanamento.
Per quanto riguarda il comparto elettronica, si è passati da un +2,7% del 2011 a un +4,2% del 2012, con una variazione annua del 54,3%. I prodotti ricavati dall’attività del trattamento dei rifiuti e di risanamento hanno registrato un altrettanto importante aumento, questa volta del 78,9%.

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