La Regione non promuove il lavoro in Sicilia - QdS

La Regione non promuove il lavoro in Sicilia

Carlo Alberto Tregua

La Regione non promuove il lavoro in Sicilia

martedì 19 Marzo 2013

Nessun progetto né cronoprogramma

Il lavoro, ovvero la mancanza di lavoro, quello vero, è il problema più grosso del Paese e ancor più grosso della Sicilia. Il lavoro vero è conseguente allo sviluppo di attività economiche che solo le imprese possono fare. Non è lavoro vero, cioè produttore di ricchezza, quello che si svolge nelle pubbliche amministrazioni, ove mancano i valori di merito, responsabilità, efficienza ed efficacia.
Per promuovere il lavoro vero, il primo ente istituzionale, cioè la Regione, appena insediata la Giunta di governo (il 30 novembre scorso) doveva occuparsi, mediante il suo assessore, Ester Bonafede, di creare dei progetti da inserire in cronoprogrammi, per realizzarli a breve e medio periodo.
In attesa che l’assessore venga al nostro forum e ci dia, di persona, com’è suo dovere, tutte le informazioni a riguardo, pubblichiamo l’inchiesta e l’intervista alla stessa, nonché al direttore del dipartimento del Lavoro, Anna Rosa Corsello.

Le prime comunicazioni non sono incoraggianti perché denotano che nessun progetto degno di questo nome è stato messo in atto e, men che mai, nessun cronoprogramma realizzativo. Eppure sono passati 4 mesi dalle elezioni del 28 ottobre e la situazione economico-sociale della nostra terra è peggiorata e continua a peggiorare.
Perché il lavoro si generi, occorre ragguagliarlo alle condizioni del mercato, il quale in questo periodo è in una situazione depressiva. Le leve per smuoverlo, come insegnava John Maynard Keynes (1883 – 1946), sono quelle di attivare i cantieri delle opere pubbliche, l’edilizia privata, fatta meno di nuovi immobili e più di ristrutturazioni di quelli esistenti, l’attivazione di una legge antisismica per 1,3 mln d’immobili, che in caso di terremoto del 7° grado della scala Richter cadrebbero, la sistemazione idrogeologica del territorio.
Poi sarebbe necessario creare le task force, elencate nel nostro editoriale del 24 gennaio scorso, per internazionalizzare le piccole e medie imprese siciliane, nonché per collegarle alle imprese del Nord Italia e dell’Europa.
E poi, ancora, rimettere in moto la costruzione d’infrastrutture per potenziare logistica e trasporti.

 
La Regione, anziché pensare a queste ed altre cose positive, resta nel caos e nell’incapacità di attivare meccanismi e procedure capaci di rendere efficiente la propria macchina, la quale è guidata da dirigenti che non hanno un Piano aziendale, scopi precisi da raggiungere e cronoprogrammi per raggiungerli.
Vi è un aspetto del caos della Regione che è particolarmente ridicolo: vi sono moltissimi dipendenti, prestati ad altre amministrazioni statali e comunali; d’altro canto, moltissimi dipendenti di amministrazioni statali e comunali sono prestati alla Regione.
Questa fotografia dimostra senza ombra di dubbio una becera azione clientelare, secondo la quale tutti i comandati si sono spostati non per l’interesse generale ma per il proprio interesse di vario genere, tra cui raggiungere il comune di residenza, fare un lavoro più adatto e così via.
Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha spostato tanti dirigenti da una posizione all’altra. L’operazione è in sé positiva, ma se non effettuata in base a un Piano aziendale, preciso e dettagliato, si risolve in quella che i napoletani chiamano mujna, cioè far finta di lavorare.

Il presidente della Regione, anziché occuparsi delle elezioni nazionali, avrebbe dovuto occuparsi della Sicilia fin dal primo giorno e, in primis, della riorganizzazione della macchina amministrativa che, quando non funziona, inceppa tutti i meccanismi. E, infatti, i meccanismi sono inceppati.
Citiamo un caso eclatante. La Legge 106/2011 ha previsto un credito d’imposta a favore delle imprese siciliane per l’assunzione di dipendenti a tempo indeterminato. Il ministero dell’Economia, di concerto con quello del Lavoro e della Coesione territoriale, ha pubblicato il decreto sulla Guri l’1 giugno 2012. Con esso sono stati assegnati alla Regione 65 milioni da accreditare alle imprese per le assunzioni. Orbene, per l’attivazione della procedura digitale, il disbrigo e il controllo delle istanze presentate dalle imprese, ancora la Regione non ha effettuato alcun accredito.
Sono passati oltre nove mesi, ma il bambino non è ancora nato (anche se a giorni – ci dicono dall’Assessorato – sarà pubblicata la graduatoria definitiva). Ecco un esempio d’inefficienza della quale i dirigenti dovrebbero rispondere. Ma non è così. Si attendono tempi migliori.

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