Arsenico nelle vene dei gelesi - QdS

Arsenico nelle vene dei gelesi

Liliana Blanco

Arsenico nelle vene dei gelesi

venerdì 21 Agosto 2009

Ambiente. I risultati della ricerca denominata Sebiomag.
L’indagine. L’ultima ricerca epidemiologica condotta su un campione di 262 residenti a Gela, Niscemi e Butera, rileva la presenza di alti valori di metalli pesanti nel sangue e nelle urine, con l’aumento di diverse patologie.
Le cause. Nonostante i risultati confermino ciò che si sa da anni, lo studio non indica apertamente le cause sui rischi che corre la popolazione di quel territorio, persino rispetto a quella che abita in zone limitrofe.

GELA (CL) – Sangue all’arsenico: non è il titolo di un film horror, ma il risultato sconvolgente dell’indagine del Centro nazionale ricerche, realizzato nell’ambito del progetto ‘Assistenza tecnica alla Regione Siciliana per l’avvio dei piani di risanamento ambientale’ finanziato dalla Regione Sicilia tramite l’ assessorato Territorio ed ambiente. Nel sangue e nelle urine di un campione di cittadini residenti nel territorio di Gela, Butera e Niscemi sono state riscontrate tracce di arsenico e metalli pesanti.
Questo è stato uno dei risultati riferiti nel corso di un incontro che si è tenuto nelle scorse settimane, al quale hanno partecipato ambientalisti, sindacalisti, medici e rappresentanti dei quartieri, tutti interessati a sentire quali fossero i responsi di Sebiomag, studio epidemiologico biomonitoraggio nell’area di Gela. All’incontro hanno partecipato il prof. Umberto Terracini e il prof. Marco Matuzzi (Oms), il prof. Fabrizio Bianchi (Cnr), rappresentanti dell’Osservatorio epidemiologico regionale, della Fondazione Maugeri, il dirigente dell’Ufficio speciale aree a rischio dott. Antonino Cuspulici, il sindaco di Butera Luigi Casisi, gli assessori provinciale Franco Giudice e comunale Enrico Vella, i medici gelesi rappresentanti dell’Asl n.2 di Caltanissetta Giuseppe Piva, Calogero Buttiglieri e Salvatore Migliore.
Alcuni dei dati emersi sono allarmanti: parabola in crescita per i tumori, ricoveri in aumento per patologie cardiovascolari e respiratorie. Lo studio Sebiomag è stato eseguito su un campione di 262 residenti di età compresa tra i 20 e i 44 anni. Un dossier di 160 pagine contiene tutti i risultati dell’indagine che ha avuto l’obiettivo di accertare se esiste un nesso di causa ed effetto fra la presenza dello stabilimento industriale e la contaminazione dei cittadini presi a campione. Due anni di lavoro hanno permesso di accertare “un profilo di esposizione diffusa di arsenico, con alcuni valori singoli alti, significativamente superiori a quanto riscontrato in popolazioni non esposte in ambito lavorativo o in circostanze accidentali; un segnale di esposizione al rame i cui valori plasmatici sono riconducibili perlopiù nelle donne”.
Nell’area di Gela, secondo gli studiosi, c’è “un eccesso di patologie tumorali, sia negli uomini che nelle donne e sia per mortalità che per morbosità. è stato appurato l’aumento dei tumori dello stomaco, del colon-retto, della laringe, di bronchi e polmoni (60% superiori alla media), della vescica e dei linfomi non-Hodgkin; malattie renali (4 volte più della media) e le malattie psichiatriche”. Oltre a queste patologie è stato registrato “un eccesso di ricoveri per malattie cardiovascolari e respiratorie acute” e in particolare per “pneumoconiosi” tra gli uomini, ovvero per affezioni da polveri nei polmoni.
Non solo Sebiomag. Su Gela sono stati presentati, infatti, i risultati di diversi studi: quello sulla mortalità nel periodo che va dal 1995 – 2002 e dei ricoveri ospedalieri nel 2001 – 2007, che hanno fornito un termometro dello stato di salute della popolazione residente nel triangolo Gela-Niscemi-Butera, confrontato con quelli degli altri territori regionali.
 
Il risultato è, purtoppo, noto: Gela fornisce dati in eccesso di mortalità e un numero elevato di ricoveri. Un’altra pagina riguarda la mortalità di lavoratori del petrolchimico: un aumento consistente di morti per tumori al polmone fra chi lavora e risiede a Gela rispetto a chi vi lavora ma risiede in altri centri. Fra i ricoveri ospedalieri figurano più operai rispetto agli impiegati. Rilevanti sono i dati sui ricoveri per malattie cardiovascolari e respiratorie acute, della pneumoconiosi cioè le affezioni da polveri nei polmoni tra gli uomini, sulla bronco pneumopaticronica ostruttiva dietro la quale c’è una causa professionale nel 20- 30% dei casi, sulla nefrite e le nefrosi causate dall’esposizione al mercurio. Tra i ricoveri ospedalieri 6.500 riguardano operai. è stato evidenziato che va approfondita la prevalenza della patologia renale tra gli ex lavoratori del clorosoda. Alla luce di questi dati gli esperti sostengono che le risultanze fanno pensare ad un ruolo attivo dell’inquinamento atmosferico come causa delle patologie: suggeriscono quindi la realizzazione di un sistema di monitoraggio dell’aria e uno studio più accurato sulla prevalenza della patologia renale tra gli ex lavoratori del clorosoda.

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