“Il dato elettorale non solo dimostra che, per gli italiani, il blocco moderato, la destra, è impropriamente rappresentata da Silvio Berlusconi, ma dimostra anche che in Italia non c’è ancora spazio per un terzo polo centrista e che si è consolidata una cultura bipartitica piuttosto che bipolare. Sono ancora i grandi partiti, Pd e Pdl, a catalizzare il consenso. Tutto il resto, le piccole formazioni all’interno delle grandi coalizioni ne sono uscite penalizzate”.
“Credo che il problema principale sia dato dal fatto che gli italiani ci percepiscono più come un’offerta culturale che come progetto politico. Questo è sicuramente dovuto a un difetto di comunicazione da parte nostra, perché l’elettore ha sempre ragione, difetto reso più evidente dal momento particolare che la Nazione sta vivendo. La Destra, certamente con amarezza, prende atto che, con queste elezioni, si è chiusa una fase della propria storia. Noi pensiamo si debba dare vita a una grande costituente per rilanciare tutti quei soggetti che hanno dato vita ad Alleanza Nazionale, recuperare le forze di destra e trasformarla in una compagine moderna e che guardi all’Europa”.
“Ritengo che il M5S sia solo la testimonianza della malattia, non la terapia. Mi chiedo poi come possa fare qualcosa un’organizzazione che non garantisce la democrazia. Non mi pare, infatti, che ve ne sia molta all’interno del movimento. In ogni caso, non credo che si tratti di antipolitica. La politica non ha alternative: il problema, semmai, è convincere la gente che in un Paese democratico bisogna distinguere tra buona politica e mala politica. È questo ciò che devono recuperare i partiti, la buona politica. Se non ci fosse stata la crisi finanziaria mondiale, non parleremmo del Movimento 5 Stelle. Vorrei però che sia chiaro che ritengo gli italiani corresponsabili di quanto sta accadendo in Italia, perché in parte hanno trovato comodo convivere con certa politica, dando vita a un tacito compromesso che è andato avanti per tanto tempo, una sorta di patto tacito, di convivenza pacifica. La politica della clientela, dell’assunzione diretta e delle scorciatoie; insomma, la non politica. Io non intendo assolvere la società civile che ha beneficiato della degenerazione”.
“Il cittadino deve tornare protagonista. Per ottenere questo, bisogna cambiare la legge elettorale, introducendo nuovamente il diritto di preferenza. Poi, bisogna completare il processo di riforme costituzionali, a cominciare dall’elezione del Capo dello Stato, che noi pensiamo debba essere diretta, una soluzione di garanzia e di rappresentatività. E poi, occorre superare il bicameralismo perfetto e snellire le articolazioni dello Stato, senza dimenticare ovviamente la politica fiscale. Noi abbiamo il dovere di rimettere al centro della crescita l’impresa, favorendo in particolare quella giovanile, riformando la pubblica Amministrazione e diminuendo la burocrazia. Per poter fare questo, occorre la presenza della destra in Parlamento, che con i suoi valori e principi può fare da stimolo. Riteniamo di potere completare il processo costituente entro il 2013 e speriamo di poter partecipare con un soggetto più vigoroso, alle prossime elezioni politiche, altrimenti, e si dovesse tornare alle urne prima, si potrebbe immaginare un soggetto federato”.
“Fino a questo momento, non c’è un solo atto che abbia affrontato i nodi strutturali della crisi e abbia cercato di modificare la situazione. Bisogna riformare la Pubblica Amministrazione e il primo problema in Sicilia: la burocrazia”.
“Devo ammettere che guardo alla scadenza della sindacatura con qualche disincanto. Credo comunque che, se il centrodestra si divide, perde al Comune così come ha perso alle ultime elezioni regionali. L’esperienza della Regione deve essere di insegnamento, per cui occorre una formazione forte e motivata: solo se rimane unito può arginare il Movimento 5 stelle”.
“Di fronte a un sindaco uscente, diventa difficile invocare le primarie, a meno che lo stesso non rinunci o non venga più riconosciuto come uomo del centrodestra. Io credo che il centrodestra debba riunirsi, e anche presto, per verificare quello che occorre fare. Da una parte la candidatura di Bianco, che è pur sempre autorevole, dall’altra parte l’irruzione ormai quasi scontata del Movimento 5 stelle, può mettere in serio pregiudizio l’esito elettorale”.
“Sicuramente, ripeto, serve un centrodestra unito, motivato e soprattutto che utilizzi un linguaggio nuovo e diverso, che si faccia forte delle cose fatte, ma che sia consapevole di quelle non fatte. Solo così potrà competere”.
“Per quanto riguarda il personale, credo sia irresponsabile una criminalizzazione generalizzata: occorre che vi sia un codice che vada applicato. Sul fatto che ancora vi siano troppi privilegi, sono d’accordo e presenterò apposita interrogazione all’Ars.
In ogni caso, negli ultimi mesi la musica è cambiata all’Ars e ci sono state forti riduzioni”.
“La Regione deve tornare a essere un organo di programmazione e non di gestione, aspetto che dovrebbe passare agli enti locali intermedi, che in Sicilia sono le Province regionali”. Noi siamo convinti che, se potenziate, possano diventare motore di sviluppo. Io sono convinto che vadano valorizzate, perché sono le Province che fanno da cerniera con il territorio. Il problema, in caso di abolizione, sarebbe proprio la rappresentatività. Si dovrebbe riformare il trattamento degli organi rappresentativi, ma tenendo presente che nessuna riforma può mettere in pericolo i principi basilari della rappresentanza e della democrazia. Per questo pensiamo che l’ipotesi di Crocetta sia assurda e abbiamo presentato il nostro disegno di legge che mira a riformare le Province, dando maggiori compiti a minori costi”.
“Abbiamo preparato una mozione da sottoporre all’Ars, che prevede l’abolizione dei Borghi rurali, oggi lasciati nell’abbandono più assoluto. Sono 12 e sono distribuiti per tutta l’isola: noi pensiamo a metterli in vendita,ovviamente vincolando la destinazione ad attività turistico ricettiva. Si potrebbero ricavare svariati milioni e, nel contempo, valorizzare un patrimonio oggi lasciato deperire”.