Debiti Pa, un cappio al collo che strangola le imprese - QdS

Debiti Pa, un cappio al collo che strangola le imprese

Patrizia Penna

Debiti Pa, un cappio al collo che strangola le imprese

giovedì 21 Marzo 2013

Nessun alibi per ulteriori ritardi nei pagamenti: sì alla liquidazione anche in violazione del Patto di Stabilità. L’Ue: quantificare la massa debitoria e presentare piano di immissione di liquidità

PALERMO – I debiti vanno sempre onorati. è proprio vero che certe sane abitudini da gentiluomini stanno scomparendo. La Pubblica amministrazione, sul fronte dei pagamenti dei debiti commerciali alle imprese, ha tirato troppo la corda. Una corda che si è stretta come un cappio intorno al collo delle tantissime aziende fornitrici di beni e servizi che adesso, in concomitanza con una crisi economica internazionale dalle proporzioni spaventose, si ritrovano al collasso senza la liquidità necessaria alla loro sopravvivenza.
È entrata in vigore l’1 gennaio 2013, la direttiva sui pagamenti ai fornitori della Pa (Dlgs 192/2012) che prevede pagamenti certi entro 30 giorni dal ricevimento della fattura da parte dell’ente debitore o, quando non è certa la data di ricevimento della stessa, dalla consegna della merce o dalla data di prestazione dei servizi in casi eccezionali le parti possono pattuire un termine di 60 gg). Tutto risolto? Macché.
L’Italia ha continuato a fare orecchie da mercante anche quando l’Ue, minacciando procedure di infrazione, è intevenuta più volte sulla necessità di rivedere la normativa di recepimento esprimendo seri dubbi sull’ampio margine di deroga per i casi eccezionali in cui i tempi per i pagamenti previsti sono 60 anziché 30.
Adesso i nodi vengono al pettine. Il 16 marzo è entrata ufficialmente in vigore la direttiva 7/2011/UE e l’Italia rischia guai seri.
L’Ue, dopo i toni iniziali durissimi, sembra aver preferito (almeno per il momento) la strada del dialogo e, di fronte alla spinosa questione relativa al pagamento dei debiti pregressi, ha stabilito che la Pa italiana potrà liquidare gli arretrati dovuti alle aziende senza che ciò comporti una violazione del Patto di Stabilità.
Mano morbida dell’Ue, ma fino ad un certo punto. Se da un lato i vincoli di bilancio, grazie all’apertura dell’Ue, non costituiranno più l’alibi con cui la Pa ritarderà ancora di più i pagamenti, dall’altro Antoni Tajani, vicepresidente della Commissione europea, ha spiegato che l’Ue si aspetta adesso dall’Italia una risposta di responsabilità e di rigore: occorrerà innanzitutto quantificare la massa debitoria (le stime parlano di debiti tra i 70 ed i 100 miliardi) e poi stabilire un cronoprogramma preciso e dettagliato che illustri i tempi e le modalità di pagamento.
Il Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi chiede di “provvedere immediatamente alla liquidazione dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione. La restituzione di almeno 48 miliardi, pari ai due terzi di quanto complessivamente dovuto a fine 2011, determinerebbe una serie di ricadute positive, e non scontate, sull’economia reale”.
 
Secondo una simulazione effettuata dal Centro Studi Confindustria, infatti, oltre al significativo aumento degli investimenti nei prossimi 5 anni pari ad oltre il 13% – un risultato importante che ribadisce l’impegno e la fiducia delle imprese nel paese – la liquidazione di questi crediti comporterebbe un aumento di circa 250mila occupati e, da sola, determinerebbe un incremento del Pil dell’1% (16 miliardi di euro) per i primi 3 anni, fino ad arrivare all’1,5% nel 2018. Questi dati dimostrano che l’immissione di liquidità nel sistema delle imprese innescherebbe un circolo virtuoso portatore di posti di lavoro e, quindi, maggiori consumi.
 
Confindustria auspica che il Governo in carica provveda tempestivamente a adottare, già dal prossimo Cdm, tutti i provvedimenti necessari per la liquidazione di quanto spetta alle imprese, così come indicato dalla Commissione europea e chiaramente emerso dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, che nei giorni scorsi ha manifestato la disponibilità a lavorare con la Commissione per identificare le soluzioni e avviare la liquidazione del debito nel piu’ breve tempo possibile.
PALERMO – Quale aria si respira in Sicilia? Come ha interpretato il mondo imprenditoriale isolano l’apertura dell’Ue nei confronti del Belpaese ?
Lo abbiamo chiesto ad Antonello Montante, presidente Confindustria Sicilia.
Debiti Pa, come interpreta l’apertura dell’Ue nei confronti del nostro Paese sui vincoli del Patto di Stabilità?
“Sicuramente positiva. è un primo fondamentale passo avanti per risolvere il problema dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della P.A. e consentire l’immissione di liquidità nel circuito economico, che oggi risulta bloccato. La stessa attenzione bisogna comunque riservarla anche ai crediti che le aziende, specialmente quelle di minori dimensioni, vantano nei confronti delle società a partecipazione pubblica”.
Secondo lei che prospettive ci sono per le imprese siciliane? è ottimista?
“Da imprenditore ho il dovere di essere ottimista. Certo la situazione reale non è sicuramente delle migliori. Siamo di fronte all’ultimo bivio: o si decide di puntare sugli investimenti mettendo al centro dell’agenda politica l’impresa ed il lavoro oppure, se ci ostina ad assecondare le spese clientelari e ad occuparsi solo delle emergenze, non ci sarà più futuro per le imprese in questa Regione. E ciò sarà una grave catastrofe”.
Ipotizzando che si realizzi l’agognata iniezione di liquidità per le imprese siciliane, qual è secondo Lei il passo immediatamente successivo per il rilancio dell’Isola?
“Lavorare nella direzione di un vero progetto di sviluppo creando le condizioni per attrarre nuovi investimenti sia pubblici che privati, per valorizzare le tante risorse naturali di cui l’Isola dispone, per offrire ai “migliori giovani” la possibilità di contribuire a far crescere la propria terra”.

Patrizia Penna
Twitter: @PatriziaPenna

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