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L’Italia è ferma alle consultazioni

redazione

L’Italia è ferma alle consultazioni

venerdì 22 Marzo 2013

I rappresentanti dei partiti da Napolitano: i veti bloccano il nuovo Governo

ROMA – A seguire la sequenza delle tessere in gioco al momento non si giunge da nessuna parte. Il secondo giorno di consultazioni si chiude con un ridda di veti più o meno ragionevoli, ma che hanno l’unica conseguenza di tenere ancora fermo il Paese. Se l’Italia fosse una squadra di calcio non potrebbe avere uno spogliatoio più diviso di così, e si sa bene che le squadre con lo spogliatoio a compartimenti stagni finiscono per perdere il campionato.
A inquadrare la situazione in maniera esemplificativa e a fornire una remota via di fuga, ci ha pensato Silvio Berlusconi: “Ci sono tre forze di pari entità: una non è disponibile a collaborare”. Pd e Pdl, secondo l’ex premier, che ha invocato la magica parola “responsabilità”, dovrebbero “dare un Governo al Paese”. Un messaggio che di fatto porta il Partito democratico di fronte a un bivio pericoloso.
 
Bersani si trova nella difficile situazione di non aver vinto le elezioni, ma di essere comunque snodo essenziale del progetto governativo. In altri termini: è elevato il rischio di sbagliare comunque e a dispetto della scelta che si prenderà. Per quanto improvvida e irta di pericoli la strada dell’accordo col Pdl “per il bene del Paese” potrebbe certo rappresentare una soluzione in termini numerici, ma conterrebbe i germi di una batosta in termini elettorali. Avrebbe senso politico se Pd e Pdl si impegnassero per uno straordinario programma di riforme – legge elettorale e riduzione dei parlamentari nonché altre battaglie che sono state al centro del successo del M5S – altrimenti sarebbe l’ennesimo regalo a Grillo che alle prossime elezioni farebbe man bassa di elettori.
Ma se l’alleanza stile Grosse Koalition con Berlusconi pare improbabile non sembrano esserci altre alternative praticabili nell’ottica di un lungo programma. Il M5S ha infatti chiuso a qualsiasi velleità in chiave elettorale chiedendo addirittura a Giorgio Napolitano l’incarico formale di procedere alla formazione del governo. Una provocazione abbastanza lontana dalla realtà visto che i grillini non avrebbero i numeri per formare una maggioranza né a Palazzo Madama né tantomeno a Montecitorio. Tuttavia il senso dell’incontro col Presidente della Repubblica è stato ben chiaro: “Il M5S – si legge sul blog del movimento – non accorderà alcuna fiducia a governi politici o pseudo tecnici con l’ausilio delle ormai familiari ‘foglie di fico’ come Grasso. Il M5S voterà invece ogni proposta di legge se parte del suo programma”. Tanto per non dimenticare di essere giunti a Roma i grillini cominciano anche ad essere ingolositi da qualche poltrona che reclamano in perfetto politichese: “senza incarico da Colle, a noi Vigilanza e Copasir”.
A questo punto Napolitano ha almeno due opzioni percorribili: dare incarico a Bersani che dovrà comunque dimostrare di avere i numeri al Senato, anche se appare improbabile dopo le posizioni espresse dai grillini, oppure lanciare nella mischia un governo del presidente con un nome non inviso dai maggiorenti del Pd (si parla del neo presidente del Senato Pietro Grasso) così da traghettare il Paese fino all’elezioni del nuovo Presidente della Repubblica.

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