I tempi dell’indecisione rovinano la Sicilia - QdS

I tempi dell’indecisione rovinano la Sicilia

Carlo Alberto Tregua

I tempi dell’indecisione rovinano la Sicilia

venerdì 22 Marzo 2013

Il nodo stringe la gola della Regione siciliana

Non c’è più l’operaio, ma l’operatore, non c’è più la tuta blu, ma il camice bianco, non c’è più il contadino, ma l’operatore di macchine agricole. Insomma i mestieri si sono profondamente trasformati e, via via, la manovalanza cede il posto alla tecnica. Ecco perché è necessario che chi s’inserisce nel mondo del lavoro abbia acquisito cognizioni teoriche e pratica sufficiente per esercitarli.
L’innovazione è a base del progresso. Senza di essa si arretra perché i competitori vanno avanti. Il progresso è inarrestabile, solo gli illusi pensano di potere conservare la loro posizione senza aumentare la conoscenza e migliorare le proprie performance.
L’innovazione è del tutto assente nel sistema istituzionale e burocratico. Stato, Regioni e Comuni non hanno investito in infrastrutture, trasporti e logistica, col risultato che i movimenti di massa dei cittadini utilizzano nei nostri 8.089 comuni ancora mezzi paragonabili alla diligenza.

In Italia, solo il 7 per cento dei bambini va a scuola in bus, in Germania il 40 per cento, in Gran Bretagna ben il 41 per cento. Nei freddi Paesi del Centro e Nord Europa la bicicletta si è diffusa a macchia d’olio. Anche in Italia, per esempio, nella nebbiosa Ferrara, ben il 55 per cento dei cittadini viaggia col velocipede.
In Sicilia, i trasporti pubblici sono un disastro, la bicicletta quasi non esiste, pur essendoci una fabbrica centenaria (Montante) che ha sede a Serradifalco, in provincia di Caltanissetta.
L’arretratezza dell’Isola è conseguenza di una pessima classe dirigente, all’interno della quale l’esercito dei politicanti ha sempre avuto un comportamento egoistico, secondo il quale è andato avanti tutto ciò che era del proprio interesse, ed è stato rinviato tutto il resto che era di interesse generale.
Da qui l’indignazione del popolo siciliano che alle elezioni del 28 di ottobre ha espresso la propria protesta nella misura di oltre la metà dell’elettorato: infatti ben il 15 per cento ha protestato votando per i Grilletti ed un altro 56,5 per cento non è andato a votare oppure ha votato scheda bianca o nulla (precisamente il 3,8 per cento dei siciliani aventi diritto al voto).

 
Man mano che passa il tempo il nodo della stagnazione stringe sempre di più la gola dei siciliani e dell’istituzione regionale che dovrebbe governarli con senso di responsabilità, come non fa.
è vero che gli ultimi vent’anni di gestione pubblica della Regione sono stati un disastro sotto l’influsso negativo di un presidente della Regione in carcere e di un altro sotto processo, accusato di reati molto gravi.
Ora è arrivato Rosario Crocetta che ha proclamato la rivoluzione. Ma i mesi passano e della rivoluzione non vi è traccia. Cosicché i poveri diventano più poveri, nuovi poveri si aggiungono a quella schiera, la middle class retrocede, col risultato che il divario fra la classe sociale alta e quella bassa è aumentato considerevolmente.
Cosa fare di fronte a questo cataclisma? Primo non perdere altro tempo. Fare le riforme indispensabili in settimane, altro che cincischiare per tempo immemorabile dentro l’Assemblea regionale, altro che distrarsi su eventi che non riguardano la Sicilia.

Abbiamo pubblicato fino a ieri i dieci macigni che gravano sulla Sicilia e le soluzioni che il QdS propone da tempo immemorabile per rimuoverli.
Non è possibile continuare questa inazione perché l’arretratezza socio-economica della nostra popolazione ha bisogno di una svolta urgente, concreta e di alto spessore. Perché essa vi sia ci vogliono persone capaci e responsabili, dotate di senso morale e di alta professionalità. Persone che, salvo eccezioni, non intravediamo nell’attuale ceto politico e burocratico.
Ecco perché Crocetta deve utilizzare le risorse professionali di alto profilo che vi sono nella società siciliana, chiedendo loro di lavorare gratis per la Regione, cosa fattibile,  perché c’è tanta gente disposta ad operare per puro spirito di servizio e senza alcun tornaconto personale.
Crocetta separi il grano dal loglio. Non è Gesù Cristo, ma, pur essendo solo una persona, deve fare il possibile, avendo avuto l’investitura del 15 per cento dei siciliani per fare tutto quello che può fare nell’intento di servire l’intero popolo isolano.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017