Sicilia in diligenza mentre la Cina va in Tav - QdS

Sicilia in diligenza mentre la Cina va in Tav

Carlo Alberto Tregua

Sicilia in diligenza mentre la Cina va in Tav

giovedì 28 Marzo 2013

Senza infrastrutture siamo nel Terzo Mondo

In Cina è stata inaugurata, il 26 dicembre 2012, la linea ferroviaria ad alta velocità Pechino-Canton, che ha una lunghezza di 2.298 km. Prima, i treni impiegavano 24 ore, adesso con una velocità di crociera di 300 km/h, impiegano poco più di sette ore.
La Cina ha investito 4 mila miliardi di renminbi, equivalenti a 500 miliardi di euro, per realizzare 10 mila chilometri di rete ferroviaria. Non basta: nel giro di cinque anni il colosso asiatico ha intenzione di raddoppiare. L’inaugurazione effettuata il 26 dicembre non è casuale. Infatti, lo stesso giorno del 1893 è nato Mao Zedong, il padre della Repubblica popolare.
Con poco più di 90 euro l’intera tratta può essere percorsa. Vi sono solo 35 fermate. Il prezzo per chilometro della Pechino-Guangzhou è di 0,04 euro, mentre sulla Roma-Milano è di 0,16 euro, cioè quattro volte di più. Sono stati la francese Alstom insieme alla giapponese Kawasaki e alla tedesca Siemens i fornitori della Tav cinese.

Vi è un’altra linea superveloce, la tratta Shangai-aeroporto di Pudong, ove i treni viaggiano a 500 km  orari.
La Cina ha una crescita del Pil intorno all’otto per cento annuo. Ha superato il Giappone ed è la seconda potenza economica del mondo dopo gli Stati Uniti. Infatti, in questo Paese, il Pil è di 15.075 mld $, cui segue la Cina con 7.298 mld $ (dati Fmi 2011).
Al confronto, il Pil del nostro Paese nel 2012 (1.564 mld €) è decisamente nano, ma soprattutto è in  decrescita.
Negli Stati Uniti, la locomotiva ritorna a correre. In Germania, cresce seppur di poco. Ma lì hanno fatto le riforme, mentre qui imprese, sindacati e pubblica amministrazione sono a difesa di un conservatorismo senza uguali nel mondo, salvo che nei Paesi sottosviluppati.
In Cina, oltre agli investimenti massicci nei trasporti – sono stati fortemente potenziati porti e aeroporti – vi sono altre modernizzazioni. La prima riguarda la piena convertibilità dello yuan entro il 2015; la seconda si riferisce al Pil che dovrebbe raddoppiare entro il 2020, con ciò avvicinandosi a quello degli Usa. Entro il 2025 dovrebbe esserci una forte dotazione della Marina militare e mercantile.
Tutto ciò è stato possibile perché là esiste un regime ferreo che regolamenta la vita degli 1,3 miliardi di cittadini.

 
In Cina vige la limitazione a un figlio per ogni famiglia: infatti vi è il divieto di avere il secondo.
Il colosso orientale ha investito in altri due versanti fondamentali per lo sviluppo: quello della formazione, con ben 11 nuove Università e l’altro dell’energia, di cui la crescita ha una fame sempre superiore. In atto, colà vi sono centrali a carbone che, come si sa, hanno un inquinamento elevatissimo perché utilizzano tecnologie arretrate. Le moderne tecnologie, invece, consentono di utilizzare il carbone con un inquinamento pari a quello degli idrocarburi.
I tremila componenti del Parlamento sono nominati con regole rigide e il Capo dello Stato cambia con una programmazione tassativa. Solo così questi ambiziosi traguardi potranno essere raggiunti anche perché la Cina detiene oltre un terzo del debito pubblico degli Usa: una leva formidabile.

Guardando lo scenario prima descritto, la nostra mente e il nostro cuore si rattrappiscono quando giriamo lo sguardo sulla nostra meravigliosa Isola, ove vi sono tesori non utilizzati in enorme quantità, brand mondiali come Taormina e Agrigento, 829 borghi decadenti – che potrebbero essere un’infinita ricchezza -, parchi naturali, paesaggistici, marini, archeologici e montani senza alcuna programmazione.
Nel versante delle infrastrutture c’è un vero e proprio disastro. I porti della Sicilia orientale non sono in rete, quelli dell’occidentale neppure. Le linee ferrate risalgono ai primi del 1900. L’accordo fra Crocetta, Fs e Governo di 5 miliardi, sbandierato dal Presidente siciliano, è rimasto lettera morta.
Non abbiamo notizie dell’apertura dei cantieri dell’autostrada Ragusa-Catania, mentre dell’attivazione dell’aeroporto di Comiso siamo solo agli annunci. L’elenco è lungo e non vogliamo annoiarvi.
Che fanno 1.900 dirigenti regionali per lo sviluppo? Di cosa si occupano gli altri 18 mila dipendenti regionali e i circa 100 mila dipendenti degli enti locali? Non si sa. Però incassano regolarmente stipendi e indennità. Una vera iniquità per chi non arriva a fine mese.

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