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Catania – Cassonetti “abusivi” sparsi in città, ora i sospetti finiscono in Procura

Melania Tanteri

Catania – Cassonetti “abusivi” sparsi in città, ora i sospetti finiscono in Procura

giovedì 04 Aprile 2013

L’attacco dei consiglieri di Intesa per Catania. L’assessore Santagati: “Si tratta di servizi essenziali”. I contenitori dovrebbero pagare il suolo pubblico. Ma il Comune non riscuote

CATANIA – Nella città in cui viene applicata la Tarsu tra le più alte d’Italia e in cui la raccolta differenziata è ferma a poco più del 12 per cento, anche i cassonetti sembrano essere “irregolari”. Almeno stando alla denuncia dei consiglieri comunali di Intesa per Catania Bartolomeo Curia, Puccio La Rosa e Francesco Montemagno che, nel corso di una conferenza stampa appositamente convocata, hanno acceso i riflettori sull’appalto relativo alla raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città di Catania, aggiudicato dal raggruppamento temporaneo di imprese Ipi – Oikos.
 
“Con i suoi quasi 156 milioni di euro, in cinque anni, l’appalto per la gestione dei rifiuti – hanno piegato i tre esponenti del Consiglio comunale – rappresenta la commessa assegnata da una pubblica amministrazione ad una società esterna più grossa e consistente della provincia di Catania. Eppure – hanno proseguito – nonostante questo, abbiamo potuto riscontrare elementi di dubbio per i quali adesso chiediamo alla giunta Stancanelli di fare chiarezza ed ai giudici contabili di verificare come stanno realmente le cose. In particolare – hanno chiarito Curia, La Rosa e Montemagno – occorre chiarire come mai, nonostante ben due sentenze della Corte di Cassazione, il Comune sembrerebbe non provvedere a riscuotere la tassa per l’occupazione del suolo pubblico dei cassonetti per i rifiuti installati dalla ditta vincitrice dell’appalto in esame”.
Secondo i consiglieri, insomma, il Comune etneo non applicherebbe la tariffa per l’occupazione del suolo pubblico, Tosap, ai cassonetti della Oikos, perdendo in questo modo importanti risorse economiche, e questo nonostante sentenze specifiche. “La Corte di Cassazione, infatti, – hanno spiegato i tre esponenti politici – ha affermato come nel caso di raccolta dei rifiuti solidi urbani affidati dal Comune in concessione o in appalto a società private, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico relativa ai cassonetti istallati su pubbliche vie, è dovuta, atteso che l’occupazione del suolo non è riconducibile direttamente all’ente locale”.
Quindi, eccettuata la porzione del centro storico della città in cui è operativo il servizio comunale, ai cosiddetti cassonetti posizionati a migliaia nelle strade l’amministrazione avrebbe dovuto applicare, sin da subito la tassa.
“Accanto a tale pericoloso interrogativo che prefigurerebbe addirittura la possibilità di parlare di cassonetti per i rifiuti abusivi in città – hanno aggiunto i promotori di Intesa per Catania – abbiamo potuto riscontrare come alcuni punti del capitolato d’appalto relativi all’affidamento del servizio dei rifiuti solidi urbani ad una società privata sembrerebbero essere disattesi. Inspiegabile è in tal senso – hanno precisato – come mai la previsione del capitolato relativa all’obbligo di monitorare con sistemi elettronici i cassonetti per i rifiuti con un sistema che ne verifichi ubicazione, peso dei rifiuti depositati e percorso dei mezzi impiegati non sia operativa”. Punti oscuri secondo i consiglieri che, proprio per vederci chiaro, hanno stabilito di inviare gli atti acquisiti alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica.
“La Tosap per i cassonetti non viene applicata – ha però risposto l’assessore comunale all’Ambiente, Carmencita Santagati – perché non è prevista per i servizi pubblici essenziali. Inoltre – ha concluso – la sentenza cui si riferiscono i consiglieri dà semplicemente un orientamento”.

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