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Messina – Università, si voterà il 24 maggio. Clima rovente sul rettore uscente

Francesco Torre

Messina – Università, si voterà il 24 maggio. Clima rovente sul rettore uscente

venerdì 05 Aprile 2013

La bufera giudiziaria ha innescato richieste di dimissioni per il vertice dell’Ateneo, che respinge tutto. Fissato il calendario, nessuna anticipazione dei termini, cinque i contendenti

Messina – Slittate a giugno le elezioni amministrative, il decano dell’Ateneo Salvatore Berlingò (peraltro recentemente bersagliato dalle “Iene” in un servizio sulla parentopoli in Università) ha fissato il nuovo calendario delle votazioni per il nuovo rettore: 24 maggio (giorno in cui sarà necessaria la maggioranza assoluta degli aventi diritto); 27 maggio (allorché sarà necessaria soltanto la maggioranza assoluta dei votanti); 31 maggio (data di eventuale ballottaggio tra i primi due).
Nessuna particolare anticipazione dei termini, dunque, come invece richiesto da tre dei cinque contendenti alla “magnifica” poltrona: l’economista Pietro Navarra (che con Berlingò ha avuto nelle scorse settimane un lungo e approfondito dibattito sul punto), il latinista Giovanni Cupaiolo (senz’altro il più critico sull’attuale sistema di gestione dell’Ateneo) e la docente di Veterinaria Adriana Ferlazzo. Con loro si giocheranno la vittoria il neurologo Giuseppe Vita, il candidato del rettore uscente, ed il giurista Antonio Romano Tassone, outsider di lusso. Secondo i dettami della legge 240/2010, il nuovo rettore durerà in carica 6 anni, dunque fino all’anno accademico 2018/2019.
Le presentazioni delle candidature erano state un momento utile per comprendere i programmi dei candidati e le loro “ricette” ai tanti problemi che affliggono l’Ateneo. La vicenda giudiziaria che ha colpito personalmente il rettore, con la condanna nel mese di febbraio a 3 anni e mezzo di reclusione (di cui due condonati) per il concorso truccato a Veterinaria, ha però poi monopolizzato l’attenzione dei media e del pubblico dibattito sul destino dell’Università di Messina.
 
Tantissimi gli appelli rivolti a Tomasello per un passo indietro: decine e decine sono stati i docenti e i ricercatori dell’Ateneo che hanno firmato la petizione apposita su www.firmiamo.it; gli esponenti del comitato NoProroga Rettori con lo stesso auspicio si sono rivolti al presidente del Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) Marco Mancini; alcuni docenti hanno dato mandato al legale Aurora Notarianni per presentare un esposto al ministro Profumo in ottemperanza al nuovo ddl anti-corruzione, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri e secondo cui una condanna penale (non passata in giudicato) per reati contro la pubblica amministrazione rappresenta una causa di inconferibilità di incarichi dirigenziali e amministrativi di vertice. Atti che Tomasello ha continuato a rispedire al mittente con veemenza, autoassolvendosi e fomentando ulteriori polemiche. Ci si chiede: se il suo mandato scadrà comunque a settembre, perché accanirsi così tanto quando l’opinione pubblica e gli atti giudiziari si fanno garanti di una verità incontrovertibile? Semplice. Perché Tomasello mira al ruolo di presidente della neo Fondazione dell’Università di Messina, ente che gestirà un’enorme mole di fondi e un potere di gran lunga superiore a quello del Rettore.

Il servizio delle Iene. E la parentopoli finì sulla tv di tutti gli italiani

Messina – Niente di nuovo a queste latitudini (e probabilmente neppure ad altre), ma il recente servizio de “Le Iene” sulla parentopoli in Università ha gettato ulteriore discredito su un Ateneo già polverizzato dalle critiche al rettore Tomasello. Tanti gli esempi citati nel servizio: “A Giurisprudenza c’è il prof. Tommasini che ha due figlie, una è professore associato nel suo stesso dipartimento di Diritto Privato, l’altra a Economia. Salvatore Berlingò, docente di Diritto Canonico, ha una figlia ricercatrice di Diritto Amministrativo. Aldo Tigano, docente di Diritto Amministrativo, ha una figlia associato di Diritto Canonico. Giuseppe Giuffrida, ordinario di Diritto Agrario, lavora con la figlia, anche lei ordinario di Diritto Agrario”. E questo solo per quanto riguarda una facoltà, perché “Le Iene” hanno preso di mira anche Medicina e Veterinaria. “Nella sola Facoltà di Veterinaria” – dicono – “un terzo dei docenti sono imparentati tra di loro”. Che vergogna!

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