Pil: Sud fanalino di coda tra i big. Redditi: si allarga la forbice col Nord - QdS

Pil: Sud fanalino di coda tra i big. Redditi: si allarga la forbice col Nord

Gianluca Di Maita

Pil: Sud fanalino di coda tra i big. Redditi: si allarga la forbice col Nord

sabato 06 Aprile 2013

La ricchezza dei cittadini del Mezzogiorno diminuisce, prevista ulteriore flessione del -1,7% nel 2013. L’Italia ha il maggior numero di regioni con meno di 20mila € pro-capite

PALERMO – Sicilia, terra per pochi ricchi. La scorsa settimana, facendo riferimento al rapporto Censis “La crisi sociale del Mezzogiorno”, abbiamo analizzato i dati relativi al mondo del lavoro e ai problemi ad esso annessi.
Concentrando l’attenzione sul reddito e sulla ricchezza pro-capite dei meridionali, il quadro non cambia. Il divario tra Nord e Sud, sebbene pure il settentrione abbia subito un crollo preoccupante, è sempre più ampio. A causa della crisi, la questione meridionale è saltata fuori dall’agenda (Monti in ultimo), facendo spazio ad un regime di austerity che ben poco si è occupato di un’effettiva crescita. Intanto la ricchezza dei cittadini diminuisce. Tra il 2008 e il 2012 il Pil in termini reali si è contratto di moltissimi punti di percentuale, nel 2013 si prevede che vi sarà un’ulteriore flessione del -1,7%.
 
Basti solo ricordare in tal senso che negli ultimi quattro anni il 60% dei posti di lavoro persi in Italia riguarda il Mezzogiorno. Negli ultimi anni il prodotto pro-capite meridionale si è attestato in modo stabile al 57% di quello registrato nel Centro-Nord, nonostante le diverse ma inefficaci modalità di sostegno allo sviluppo. Milano, che ospita gli abitanti più ricchi d’Italia, sembra lontanissima dal Sud, così distante che sembra vicina ai valori delle città più ricche come Berlino.
Il Mezzogiorno e la Sicilia nello specifico, somigliano ben poco a Berlino. Ecco il primo dato indicativo: nel Meridione i livelli di reddito sono comparabili e inferiori a quelli della Grecia, il primo con meno di 18mila € per abitante, la seconda con livelli stabili a 18.500 €. Facendo un confronto tra le tre regioni più povere e più ricche della Germania, della Spagna, della Francia e del nostro Paese, emergono gli altri due dati interessanti: prima di tutto, l’Italia ha il maggior numero di regioni con meno di 20mila € pro-capite: sono infatti la Sicilia (addirittura sotto i 17mila €), la Calabria e la Campania le protagonste indiscusse di questo triste primato. Basti soltanto citare che sono ben 33 le province meridionali che si posiziano agli ultimi posti per reddito pro-capite in Italia.
Agli antipodi troviamo la Germania che possiede oltre 10 regioni sopra i 30mila € pro-capite. Ma senza andare lontano le differenze si possono notare anche in casa nostra: le P.A. di Bolzano e la Lombardia sembrano appartenere ad un pianeta diverso, tenendo conto del fatto che sono soprattutto loro a portare l’Italia a contendersi il livello di reddito pro-capite più alto tra i paesi sopracitati, con la Germania.
 
Mentre con il resto d’Europa il nostro Paese è ben al di sotto della soglia dei tre paesi più ricchi. Per i prossimi cinque anni la situazione non sembra migliorerà, il Pil diminuirà ancora dell’1% nel 2013 (contro lo -0,2% nazionale). Non potendo fare perno sull’attività produttiva interna, dovuta ad un generalizzato calo dei consumi ed ad una contrazione della spesa del -9,6% nel 2012, la nostra Isola potrà consolarsi con un export solo in apparenza positivo, soccombendo ad un mercato a senso unico, caratterizzata dal dominio dei raffinati petroliferi. Un livello di reddito basso che ha come cause sicuramente la dissocupazione in preoccupante ascesa, le imprese con l’acqua alla gola e quei 6 miliardi che la Sicilia vanta nei confronti della Pubblica Amministrazione e che sicuramente sbloccherebbero in parte la crescita e gli investimenti, che nell’Isola hanno avuto un calo del -3,3%.

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