Grandi hotel e agriturismi, insieme nella crisi - QdS

Grandi hotel e agriturismi, insieme nella crisi

Michele Giuliano

Grandi hotel e agriturismi, insieme nella crisi

sabato 06 Aprile 2013

Agriturist lancia l’allarme: “Fatturato in calo, anche gli stranieri ci abbandonano”. La vacanza è sempre più un lusso. La domanda turistica si concentra solo in pochi periodi dell’anno: estate, Natale e Pasqua

PALERMO – Prima la chiusura di altri due grandi alberghi delle Eolie, poi il gesto estremo di un imprenditore del settore di Lipari che si è tolto la vita; adesso anche il dramma dei cali di fatturato degli agriturismi, uno dei punti di forza in Sicilia in questo periodo di crisi.
Nell’Isola l’industria turistica assume sempre più i connotati di una Beirut dove i bombardamenti sembrano non finire mai. Le notizie di tracolli si accavallano l’una dietro l’altra senza soluzione di continuità, mentre la Sicilia, che di turismo dovrebbe anche campare di rendita, dà l’impressione di affondare sempre di più.
In questo tourbillon di brutte notizie certamente quella più inaspettata arriva forse dai dati pubblicati da Agriturist (Confagricoltura) che parla di un -20 per cento di presenze nell’ultimo semestre con la festività pasquale che non ha affatto rialzato il fatturato nelle strutture siciliane. Secondo Agriturist il trend siciliano è scandito dal problema più complessivo che investe l’intero territorio nazionale: gli italiani per viaggiare all’estero spendono sempre meno (-1,1 per cento), gli stranieri per visitare l’Italia spendono qualcosa in più (+3,6 per cento) ma, rispetto al 2011, i pernottamenti degli stranieri sono rimasti sostanzialmente fermi (+0,1 per cento). Decisamente negativo, nel 2012, l’andamento del turismo interno.
Secondo una elaborazione di Agriturist, su rilevamenti a campione dell’Osservatorio Nazionale del Turismo (periodo gennaio-settembre), si registra per gli alberghi un -17 per cento, per gli agriturismi -12 per cento. “L’inizio del 2013 – prosegue la nota di Agriturist – non promette nulla di buono: la crisi del turismo proseguirà. Rispetto allo stesso periodo del 2012 le visite dall’Italia al sito internet www.agriturist.it registrano una flessione nell’ordine del 20 per cento; quelle dall’estero sono a -10 per cento. Si radicalizzano dunque, per effetto della crisi economica, la concentrazione della domanda turistica in pochi periodi festivi dell’anno (Pasqua, ferie estive e Capodanno) e la forte riduzione dei viaggi di fine settimana, già registrate nei tre anni passati. Intanto – conclude Agriturist – le aziende turistiche e agrituristiche hanno appena subìto la batosta dell’Imu e saranno colpite, in luglio, dalla Tares, che si annuncia più pesante, almeno del 25 per cento, rispetto alla precedente imposta sullo smaltimento dei rifiuti. Molte aziende, poi, devono anche fare i conti con l’imposta di soggiorno”.
Notizie drammatiche che fanno il paio con quella della chiusura di due “storici” alberghi: “Le Sables Noirs” e “L’Eolian Hotel”. Negli anni ’60 sono stati tra i primi a sorgere sull’isola delle Eolie. Entrambi situati sulla spiaggia delle sabbie nere, la più frequentata dell’isola. Hanno richiamato personaggi del jet set tra i più importanti del mondo.
Il deputato regionale Salvino Caputo ha presentato un’interrogazione: “Il comparto turistico in Sicilia – sostiene – nonostante la crisi mantiene circa 15 milioni di presenze. C’è bisogno di avviare le opportune iniziative affinchè le politiche del turismo in Sicilia siano veramente efficaci”.
 


L’approfondimento. Le riserve marine: un punto di forza
 
Favignana dimostra che il trend negativo del turismo può essere sovvertito. Secondo il Tripadvisor Travellers Choice Islands Awards 2013 (premio alle isole prescelte dai viaggiatori europei) Favignana è al terzo posto tra le isole italiane più visitate. Un dato raccolto sulla base di milioni di recensioni e opinioni postate dai viaggiatori sul famoso sito internet, che vede la Sicilia come la regione più premiata della classifica italiana, con ben cinque isole nella top ten. Favignana e le Egadi si piazzano solo dietro Lampedusa e battono l’agguerrita concorrenza di Ustica, Pantelleria e delle Eolie. “Sarà un caso – ha commentato il direttore dell’Area Marina Protetta delle Egadi, Stefano Donati – ma in Sicilia le tre isole prime classificate sono tutte sede di aree marine protette, mentre Pantelleria e le Eolie, mete celeberrime ma più indietro in classifica, hanno in questi anni scelto di non istituire le riserve marine. E’ il segnale che le aree marine protette creano un valore aggiunto non solo in termini ambientali, ma anche in termini socio-economici e di gradimento dei turisti”. L’appello di Federalberghi è che tutte le istituzioni politiche, le rappresentanze delle categorie datoriali e lavorative, il sistema bancario, ridiano fiducia ad un intero comparto che è stato nei fatti abbandonato negli ultimi anni.

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