Percolato e immondizia stanno avvelenando l’Isola - QdS

Percolato e immondizia stanno avvelenando l’Isola

Rosario Battiato

Percolato e immondizia stanno avvelenando l’Isola

mercoledì 10 Aprile 2013

A Palermo è a rischio l'intera città, perché si è di nuovo fermato il servizio di raccolta. Due grandi discariche nel mirino della magistratura per l'inquinamento delle falde

PALERMO – L’arrivo dei primi caldi primaverili allarga l’emergenza rifiuti dell’Isola. I fronti sono diversi, ma almeno due, cioè raccolta dei rifiuti e smaltimento del percolato, restano prioritari per scongiurare la possibilità che un problema gestionale diventi anche sanitario e ambientale. Anche se in parte il processo è già in corso.
A Palermo torna l’incubo dei rifiuti per le strade. La crisi infinita dell’Amia, la società in liquidazione che gestisce la raccolta nel comune capoluogo, racchiude tutte le storture del sistema che brancola nel buio della crisi finanziaria e di una differenziata al di sotto del 10%. “Lancio un appello – ha dichiarato Angelo Figuccia, consigliere comunale del Partito dei Siciliani-Mpa a Sala delle Lapidi – al prefetto di Palermo affinché, nei prossimi giorni, con l’arrivo del caldo, venga mobilitato l’Esercito per evitare che la città soffra l’ennesima crisi legata all’emergenza rifiuti”.
 
Ieri l’ennesima manifestazione di protesta. “Negli ultimi giorni, a causa dei ritardi nel servizio di raccolta legati al nebuloso futuro dell’Amia, moltissime strade cittadine, soprattutto nei quartieri periferici, si stanno trasformano in discariche a cielo aperto. Per evitare rischi alla salute pubblica – ha proseguito Figuccia – credo che sia opportuno affinché si programmi l’intervento dell’Esercito, che con i suoi mezzi può impedire la formazione delle montagne di rifiuti lungo strade e marciapiedi di Palermo, un triste fenomeno che speravamo appartenesse al passato, mentre è l’incubo che i palermitani potrebbe vivere nuovamente nei prossimi giorni”.
Il secondo capitolo dell’emergenza è strettamente correlato al primo. In Sicilia l’unico sistema di smaltimento è quello delle discariche. Nell’Isola il 90% dei rifiuti finisce in questi enormi contenitori, mentre sul fronte della valorizzazione energetica con recupero termico e/o elettrico siamo ancora all’anno zero a differenza di realtà ben più attrezzate come i Paesi del nord. L’unica novità in proposito pare essere l’incenerimento nei cementifici del css (combustibile solido secondario), ma si tratterebbe, eventualmente di una porzione sin troppo risibile per risolvere un problema che ogni anno coinvolge 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani soltanto in Sicilia. A furia di interrare rifiuti il percolato, un liquido prodotto dall’infiltrazione di acqua nella massa dei rifiuti o dalla loro decomposizione, continua a crescere al punto da aver formato il famoso lago nei pressi della discarica di Bellolampo di Palermo.
 
La legge prevede che questo refluo, che può inquinare le falde acquifere, debba essere captato e opportunamente trattato nel sito stesso della discarica o trasportato in impianti ad hoc debitamente autorizzati allo smaltimento di rifiuti liquidi. In Sicilia anche questa situazione ha portato a una speculazione senza precedenti denunciata a dicembre dal governatore Crocetta, che ha descritto gli strani viaggi del percolato siciliano verso la Calabria (in special modo a Crotone). Nella discarica palermitana le oltre 24 mila tonnellate del liquido inquinante sono state alla base del provvedimento di commissariamento e di sequestro da parte della Procura di Palermo. Nel mirino delle forze dell’ordine anche la discarica Tititì a Motta Sant’Anastasia, una delle più grandi della Sicilia gestita dalla società Oikos. La guardia di finanza ha rilevato i reati ambientali che riguardavano scarichi di acque reflue che finivano per avvelenare il sottosuolo, tra cui alcuni torrenti che defluivano verso il mare.

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