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Catania – Il paradosso della Biblioteca che vive con 37 euro in cassa

Desiree Miranda

Catania – Il paradosso della Biblioteca che vive con 37 euro in cassa

venerdì 12 Aprile 2013

Dopo le promesse di febbraio, non è stato fatto nessun passo avanti per scongiurare la chiusura. “Civica-Ursino Recupero”: il Comune ha versato 30 mila euro. Ne deve 1,5 mln di euro

CATANIA – Continua l’allarme per la salvaguardia delle Biblioteche riunite “Civica-Ursino Recupero” ospitate nel monastero dei Benedettini di piazza Dante. Il problema è soprattutto economico, ma non solo. Il Comune di Catania, unico finanziatore delle Biblioteche, infatti, ha accumulato un debito di oltre un milione e mezzo di euro, quando basterebbero circa 350 mila euro annui per permettere al patrimonio letterario lì conservato di continuare ad essere utilizzato da studiosi e appassionati. Lo scorso febbraio è arrivato un segnale positivo da parte dell’amministrazione comunale con un versamento nelle casse delle biblioteche di 29 mila 997 euro. Un cifra irrisoria rispetto al debito accumulato e che è servita per lo più a pagare i numerosi stipendi arretrati all’unica dipendente dell’istituto, la direttrice Rita Carbonaro e qualche debito.
Dallo scorso febbraio però non è stato fatto nessun passo avanti per scongiurare la chiusura di questo luogo di conoscenza che ospita collezioni librarie antiche e donate da importanti famiglie il cui nome è legato alla città. Non è stato più versato neanche un centesimo nelle casse delle Biblioteche e adesso, come ci dice la direttrice Carbonaro, “hanno un residuo di appena 37 euro”. Non solo problemi economici riguardano però le Biblioteche di piazza Dante. La carenza di organico è superata solo grazie al servizio di stage che gli studenti del dipartimento umanistico svolgono durante il loro periodo di studi. Uno, due o tre, a seconda dei periodi e delle richieste, sono gli studenti che danno una mano, ma si tratta pur sempre di poche ore, tra le 75 e le 100 e seppure “sono dei ragazzi stupendi che nutrono vero amore nei confronti della biblioteca e dei libri e spesso rimangono fruitori di questo luogo, ma vanno via troppo presto”, dice Rita Carbonaro.
Qualche mese fa era stata paventata la possibilità di un trasferimento di alcuni dipendenti comunali nella sede della Biblioteche Ursino Recupero. La spesa per i loro stipendi però dovrebbe essere a carico delle casse della biblioteca quindi la proposta è stata bocciata lo scorso 14 marzo dal Consiglio di amministrazione. “Se dobbiamo pagare noi, vogliamo avere personale qualificato, che sappia già svolgere il lavoro, soprattutto quello di archiviazione. Non possiamo permetterci gente che va formata”, dichiara la direttrice.
Anche sul fronte della pulizia ci sono dei problemi irrisolti, in particolare da quando il vecchio titolare del servizio è morto. Ad occuparsene dovrebbe essere la società partecipata del Comune etneo, Multiservizi, ma il servizio fornito è lontano dall’essere ottimale. “Dal 17 di gennaio ad oggi sono venuti solo cinque volte a pulire”, dichiara ancora Rita Carbonaro. Un numero troppo limitato perché la pulizia sia quella giusta. Anche questa spesa, oltretutto, è a carico del bilancio della biblioteca, anche se la direttrice ammette di non conoscere la spesa necessaria. “Se dobbiamo essere noi a pagare vogliamo anche gestire la cosa. Prima sapevamo che la nostra spesa per le pulizie era di 637 euro al mese”, aggiunge la direttrice Carbonaro.
Le difficoltà che devono affrontare alla Ursino Recupero non troveranno una facile soluzione. Anche le casse comunali, sono al verde infatti e già a febbraio il segretario generale del Comune, Gaspare Nicotri aveva detto che “non ci siamo mai scordati della biblioteca, ma la situazione è quella che è”. Aveva dunque annunciato “una voce per la biblioteca nel piano di riequilibrio di bilancio che stiamo predisponendo”. Intanto la direttrice Carbonaro, con la pazienza che la contraddistingue, dice che “sarebbe oppurtuno un piano di ammortamento mensile, perché è impensabile riuscire a colmare il pregresso in un’unica soluzione. Almeno però possiamo andare avanti”, conclude.

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