Ex SicilFiat, sempre nello stesso punto - QdS

Ex SicilFiat, sempre nello stesso punto

Rosario Battiato

Ex SicilFiat, sempre nello stesso punto

mercoledì 24 Aprile 2013

La multinazionale, già proprietaria dello stabilimento di Termini, sembra restare l’unica alternativa dopo i fallimenti del governo. La Regione pronta a sborsare 16 milioni di euro, ma così Crocetta vuole tornare agli anni Settanta

PALERMO – Pare proprio che l’unica speranza per l’ex SicilFiat sia proprio la Fiat. La multinazionale torinese, dopo aver comunicato l’abbandono dello stabilimento di Termini Imerese nel 2011, e aver seguito da spettatrice il lunghissimo e inutile iter per la sostituzione gestito da Invitalia, advisor del minstero dello Sviluppo economico, pare che sia l’ultima, e unica, cartuccia in mano al governo per non chiudere definitivamente uno stabilimento da cui dipendono più di duemila lavoratori e altrettante famiglie.
 
La Regione torna all’antico e si ripropone imprenditrice, come se i fallimenti di ieri non fossero un monito sufficiente.
Potrebbe tornare la Fiat e la Regione prepara la riedizione degli anni settanta quando ci vollero fior di miliardi per convincere il colosso automobilistico a venire in Sicilia. "La Regione è disponibile a forme nuove di compartecipazione con chi si assumerà il compito di rilanciare lo stabilimento Fiat e l’area di Termini Imerese anche attraverso il sostegno a parte del reddito dei lavoratori".
 
Le parole di Rosario Crocetta, che è intervenuto al congresso regionale della Cisl in corso a Palermo, sono un invito alla casa torinese visto che la Regione sarebbe pronta a mettere in campo 16 milioni attraverso forme nuove di finanziamento. E che l’Europa non parli di aiuti di Stato, perché, ha spiegato Crocetta, si tratta "di una idea di sviluppo innovativa".
Anche i sindacati sono sulla stessa linea, così sono passati due anni e sembra ieri. “Bisogna riaprire la discussione con Fiat. Non accettiamo licenziamenti e il fatto che sia sprecato tempo per arrivare a licenziare”. Lo ha detto Roberto Mastrosimone, segretario della Fiom di Palermo, all’assemblea svoltasi a Termini Imerese sulla vertenza Fiat. Dopo la breve e mai compiuta esperienza della Dr Motor, impresa uscita vittoriosa dalla short-list di Invitalia, si ricomincia da zero e i sindacati sono pronti a trattare direttamente con l’ad Fiat. “
 
Bisogna tornare a discutere con Marchionne”, ha spiegato Mastrosimone che non ha escluso l’ipotesi che si possa tornare a parlare di un “eventuale impegno diretto di Fiat su Termini Imerese, considerando che i numeri odierni per quanto riguarda i lavoratori – ha detto – sono dimezzati”. Il futuro, comunque, non è vincolato all’automotive. “Bisogna valutare tutte le ipotesi – ha aggiunto Mastrosimone – anche al di là dell’auto, considerato che la Fiat è impegnata anche in altri settori. Al presidente della regione – ha aggiunto – abbiamo anche chiesto di verificare se ci sono altri partner che possano fare da ponte con la Chery”.
 
Quest’ultima era stata valutata anche in rapporto alla Dr Motor, con cui vanta già un rapporto di partnership in merito alla produzione molisana, ma venuto a cadere il riferimento nazionale pare si siano dileguati anche gli imprenditori cinesi. Secondo Mastrosimone “i punti fermi devono essere il prosieguo del coinvolgimento di Fiat, che non ci siano licenziamenti e che la cassa integrazione, che scadrà il 31 dicembre, venga prolungata per tutti, indotto compreso, fino a che si arrivi a una soluzione produttiva che garantisca tutti i lavoratori. Adesso – ha ribadito – è il momento di prospettare per il sito industriale soluzioni concrete”.
L’appello, però, va oltre. I sindacati chiedono un maggiore coinvolgimento del governo che avrebbe già dovuto gestire il periodo di transizione dell’azienda. “Termini Imerese deve tornare a essere una questione nazionale, – ha spiegato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom – è una vicenda che non può essere scaricata sui lavoratori, né può essere solo una questione regionale".

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