Cassa integrazione per dipendenti pubblici - QdS

Cassa integrazione per dipendenti pubblici

Carlo Alberto Tregua

Cassa integrazione per dipendenti pubblici

giovedì 25 Aprile 2013

Parificare gli esuberi pubblici e privati

I nodi sono venuti al pettine. La santa crisi sta spazzando via i privilegi del settore pubblico, mettendo in evidenza come il dissennato comportamento di un ceto politico clientelare abbia gonfiato a dismisura gli organici, oltre ogni limite di funzionamento delle strutture. Ancor più grave è il fenomeno nel Meridione, dove lo stesso ceto politico, anziché aver messo in programma progetti di crescita con relativi investimenti, ha preferito la strada più comoda di far assumere nello Stato, nelle Regioni, nei Comuni, negli enti pubblici e in tutte le loro partecipate, centinaia di migliaia di persone di cui non vi era bisogno.
Questi scriteriati comportamenti stanno creando un dramma sociale, perché moltissime famiglie si trovano in gravi difficoltà venendo meno lo stipendio o l’indennità su cui contano.
La conseguenza più grave è che, nel Mezzogiorno, si è diffusa la mentalità che il diritto al lavoro, previsto dalla Costituzione, diventasse il diritto a uno stipendio. Questo la Costituzione non lo prevede.

Di fronte al dramma sociale di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici in esubero, che si somma all’altro grave danno sociale di centinaia di migliaia di precari, cioè di dipendenti che finito il contratto debbono ritornarsene a casa, chi gestisce le istituzioni balbetta, non sa trovare soluzioni e afferma genericamente che gli stipendi saranno salvati. Si tratta di una pura menzogna, perché non ci sono più soldi per pagare a vuoto stipendi.
D’altra parte, però, bisogna dare un minimo di supporto a dipendenti pubblici in esubero e a precari. Quale questo possa essere, risalta subito agli occhi. Infatti, nel settore privato, quando le aziende hanno necessità di sospendere cicli produttivi o, peggio, chiudono, i dipendenti vanno in Cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga.
Ora, non è giusto che vi siano cittadini di serie A e altri di serie B: proprio per questo, sarebbe auspicabile l’estensione della Cassa integrazione al settore pubblico, per tutelare dipendenti e precari.
Solo un’azione equa, che tenga tutti i cittadini sullo stesso piano, può essere capita dalla gente.

 
I cassintegrati privati non capiscono perché debbano vivere con 700-800 euro al mese e i dipendenti pubblici a tempo indeterminato, ma in esubero, debbono continuare ad avere i loro stipendi, la tredicesima, il Tfr, le ferie e via enumerando. Come non capiscono perché i dipendenti pubblici con contratto a tempo determinato, scaduto, debbano continuare a percepire per intero il loro assegno.
Se in Italia le istituzioni, nazionale, regionali e locali, non entrano nell’ordine di idee di agire con equità, la situazione diventerà esplosiva.
In Sicilia lo è già. Dietro la porta di Palazzo d’Orleans e di Palazzo dei Normanni, migliaia e migliaia di precari e disoccupati, sono in forte agitazione, mentre il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi stanno tentando contorsioni e acrobazie per far quadrare un bilancio 2013 che così com’è non ha nessuna possibilità di essere concluso, salvo rassegnarsi a mantenere lo status quo e cioè senza alcuna prospettiva di sviluppo e di crescita.

Se entro martedi 30 aprile l’Assemblea non approverà bilancio e legge di stabilità 2013, essa sarà sciolta e anche il presidente Crocetta andrà a casa. Questa previsione, peraltro, è stata da noi fatta già in ottobre del 2012.
Tuttavia, riteniamo che con una serie di artifizi, tale bilancio verrà approvato nella notte del 30. Bisognerà vedere se il commissario dello Stato, prefetto Aronica, non lo impugnerà.
Intanto, Crocetta continua a rassicurare tutti i percettori di stipendi che saranno regolarmente pagati, mentre non prende alcuna iniziativa per dimezzare i 1.800 dirigenti e i diecimila dipendenti regionali in esubero, mettendoli subito in Cassa integrazione, come avviene nel settore privato.
Se Crocetta non agisce in base a un principio di equità, che il popolo siciliano capirebbe, si autocondannerà all’omologazione con i precedenti presidenti (Cuffaro e Lombardo) che hanno letteralmente rovinato la Sicilia con le loro azioni clientelari.

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