La zona di Punta bianca tra fiori e cannoni si riaccende lo scontro sul poligono Drasy - QdS

La zona di Punta bianca tra fiori e cannoni si riaccende lo scontro sul poligono Drasy

Calogero Conigliaro

La zona di Punta bianca tra fiori e cannoni si riaccende lo scontro sul poligono Drasy

giovedì 09 Maggio 2013

L’area è utilizzata per le esercitazioni militari, ma le associazioni ambientaliste si oppongono

AGRIGENTO – Alcuni giorni fa nel territorio provinciale si è ascoltato il rumore dei cannoni da 105 delle autoblindo Centauro che si sono esercitate nel poligono militare Drasy di Punta Bianca. Un fatto di routine per l’Esercito, ma che ha scatenato un vespaio di polemiche soprattutto da parte degli ambientalisti, che da tempo chiedono l’istituzione di una Riserva naturale orientata nell’area, e che hanno visto nel 2001 il riconoscimento del decreto 37 che ha istituito la Zona di immodificabilità ambientale a tutela del paesaggio.
Polemiche che non hanno fatto piacere all’Esercito e al Comando militare Sud di Palermo, che per tale ragione ha organizzato un incontro con la stampa, svoltosi nello stesso poligono, cui ha preso parte il comandante generale Corrado Dalzini.
“Comprendo – ha spiegato quest’ultimo – che 72 colpi da 105 possano far rumore, ma i nostri militari, per svolgere importanti missioni all’estero, necessitano di esercitazioni utili a poter garantire la loro sicurezza. Se l’Esercito vuole continuare a restare in Sicilia c’è la necessità di poligoni per l’addestramento. Del resto, anche le sirene di ambulanze e Polizia producono inquinamento, ma nessuno chiede di silenziarle. Entrambe le esigenze sono dovute da necessità pubblica”.
“Vorrei anche precisare – ha aggiunto riferendosi ad alcune dichiarazioni riportate dalla stampa – che nessuno ha invaso Punta Bianca e che tale linguaggio non mi piace affatto. L’Esercito ha il suo poligono da oltre 50 anni e ricordo che il termine ‘invasione’ lo si adopera per gli eserciti nemici. Questo è l’Esercito italiano e la brigata Aosta è quasi completamente formata da personale siciliano”.
Come detto, alla conferenza stampa erano presenti anche alcune associazioni ambientaliste, che hanno chiesto ai militari presenti la sistemazione delle strade e una pulizia del terreno, senza nascondere la speranza che presto l’area del poligono possa diventare una riserva naturale.
Anche su questi argomenti il generale Dalzini ha fornito ampie e articolate risposte. “Innanzi tutto – ha spiegato – voglio assicurare che le nostre forze non utilizzano munizioni all’uranio impoverito, né lo fanno in esercitazioni le forze militari americani, autorizzate a sparare le nostre stesse tipologie di munizioni. Periodicamente effettuiamo le opportune bonifiche e non ci sono dunque possibili pericoli ambientali. Nego, poi, che le vibrazioni delle esplosioni possano aumentare il dissesto idrogeologico che in questa area avviene un po’ ovunque, basti pensare ai recenti crolli vicino la Scala dei Turchi”.
“Per quanto riguarda le strade – ha aggiunto – opereremo affinché possano essere sistemate. Infine, voglio ricordare a chi sostiene che il poligono impedisca la fruizione della costa come, proprio per la sensibilità della Forza armata per realtà paesaggistiche come questa, dai primi di giugno a metà settembre le esercitazioni sono appositamente interrotte”.
“Detto ciò – ha concluso – non escludo che in sede di Comitato misto paritetico, cui prendono parte l’Amministrazione regionale e i rappresentanti dei ministeri della Difesa e dell’Economia, si possano trovare altri spazi per le nostre esercitazioni. Se vi sono aree alternative che abbiano le stesse condizioni, siamo aperti alla discussione con i rappresentanti della Regione”.
Al momento, comunque, questa soluzione sembra lontana, non a causa dei militari ma per la solita lentezza della burocrazia regionale, dato che i rappresentanti degli enti territoriali del Comitato misto paritetico non sono stati nominati.

Oltre mezzo secolo di storia. Un insediamento che resiste da 57 anni

AGRIGENTO – La storia del poligono Drasy, area a 10 chilometri a Est dalla Città dei templi, è vecchia di 57 anni. Da oltre mezzo secolo la zona vede svolgersi esercitazioni dell’Esercito, ma anche della Marina e delle Forze di polizia (azioni comunque sospese per il periodo estivo dal mese di giugno fino alla metà di settembre).
Per quanto riguarda la presenza americana, l’Esercito italiano ha sottolineato come la loro azione avvenga con armi e munizioni per cui il poligono è abilitato e che si tratta di marines della base di Sigonella (Catania).
Paradossalmente, ad aver salvaguardato la zona sembra essere stata proprio la presenza dei militari, dato che i dintorni sono disseminati da case abusive realizzate nei decenni passati. Di contro, nonostante le periodiche bonifiche, il terreno del poligono è però disseminato da bossoli e residui di metalli presenti nelle munizioni usate nelle esercitazioni.


Cmp: dalla Regione nessuna nomina
 
AGRIGENTO – “Le vostre proposte fatele in sede di Comitato misto paritetico, chiedete come mai i rappresentanti della Regione non sono stati nominati, come mai quando ci andiamo a sedere ci sono presenti soltanto i militari e i rappresentanti del ministero dell’Economia e del Demanio. Solo così ci potrà essere un dialogo maggiore tra voi e noi”. Sono state queste le parole che il generale Corrado Dalzini ha rivolto ai rappresentanti ambientalisti e al Comitato dei residenti di Punta Bianca.
Un colloquio dai toni molto distesi, in cui la Forza armata ha mostrato ampie disponibilità nei confronti degli interlocutori.
“Nessuno ha messo paletti – ha detto il comandante militare – né siamo insensibili alle ragioni dell’ambiente. Siamo aperti al dialogo, ma ovviamente nessuno è avulso dal sistema Paese e per tale motivazione è necessario trovare un giusto compromesso seguendo procedure corrette”.
“Auspico quindi che questo incontro – ha concluso il generale Dalzini – sia l’inizio di un dialogo di cui renderò partecipi anche i miei superiori”.
Intanto la Regione Sicilia, nonostante i nostri tentativi di metterci in contatto con la Presidenza sulla faccenda della mancata nomina dei sette membri regionali della Commissione mista paritetica, non ci ha fornito alcuna risposta. Mentre dall’Assemblea regionale siciliana, che è pure interessata alla procedura di nomina, ci è stato spiegato che l’iter parte dalla stessa Presidenza e che, a oggi, nulla è pervenuto in tal senso.

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