Catania in ginocchio ma c’è ancora speranza - QdS

Catania in ginocchio ma c’è ancora speranza

Melania Tanteri

Catania in ginocchio ma c’è ancora speranza

sabato 11 Maggio 2013

Forum con Enzo Bianco, candidato a sindaco della città di Catania

Pensa che amministrare oggi la città di Catania sia un’impresa facile?
“Devo fare una premessa. Oggi in città la condizione reale è drammatica. Non è solo il profilo delle condizioni finanziarie del Comune, ma ancora prima quello dell’economia reale della città a preoccupare. Quasi in tutti i campi, che sia il commercio, che sia il mondo delle professioni, che sia il mondo dell’impresa e dell’industria, si sta vivendo una profonda crisi. La locomotiva trainante della città era sempre stata l’edilizia, e questa è sostanzialmente in ginocchio, le opere pubbliche sono completamente bloccate e, anche quelle avviate, hanno subito un’interruzione. Si pensi soltanto alla realizzazione della metropolitana, che fu finanziata nel 1997 quando ero sindaco, i cui lavori partirono tra il 1999 e il 2000 e oggi, nessuna delle tratte nuove è stata completata e i cantieri sono fermi. Una città come questa, che ha un drammatico bisogno di lavoro, si consente il lusso di avere tutti questi cantieri bloccati, e forse ora anche l’interporto, che dovrebbe invece essere uno dei gradi polmoni dello sviluppo economico della città. Il primo tratto è già esecutivo, il secondo tratto è quasi completato, la terza tranche è già stata messa a gara; insomma, potrebbe essere completata entro un anno ma rischia di fermarsi anche questo perchè la Regione e i soci non danno il minimo di contributo per riuscire a pagare le spese di funzionamento”.
Su cosa puntare, dunque, per risollevare la città da questa condizione?
“Se da una parte la situazione è difficile, dall’altra in città c’è un pullulare di iniziative, di progetti, di voglia di fare, che però sono nascosti sotto quattro dita di cenere e naturalmente covano e rischiano di non diventare realtà. Quindi, siamo a un punto di svolta: se riusciamo a far diventare questa energia sistema, squadra, a dare fiducia e a riconqustare un minimo di prestigio e di autorevolezza, a livello regionale e nazionale, possiamo farcela. In questo momento Catania è in ginocchio: non abbiamo un assessore regionale vero catanese, eccetto Nico Marino. A livello nazionale siamo praticamente usciti da tutto: ora c’è stata la nomina di due sottosegretari, Giuseppe Berretta e Giuseppe Castiglione, ma per il resto la città è ai margini, completamente scomparsa dai luoghi che contano e dove si prendono le decisioni”.
Quali sono i punti nodali per trovare le risorse necessarie da inserire nel rigido bilancio?
“La prima vera questione, e il dato è confermato dalla corte dei Conti regionale, il principale problema del comune di Catania dal punto di vista dell’equilibrio di bilancio, è l’assoluta incapacità di riscossione dei crediti dovuti. Prima ancora delle spese, sulle quali si può agire ovviamente per recuperare risorse, il problema è legato alle entrate. Il Comune di Catania, nella classificazione dell’Anci sulle capacità di riscossione dei Comuni capoluogo, si attesta agli ultimi posti, riuscendo a incassare appena il 47 per cento delle entrate proprie, cioè non riesce a intascare il dovuto. E questo in un sistema fiscale in cui sono diminuiti i trasferimenti e in in una situazione in cui, avendo perduto abitanti l’Ente incassa ancora meno.
Voglio dare un dato che riguarda un piccolo settore: le affissioni pubblicitarie. Se si va in giro per l’Europa ci si rende conto che non c’è città che abbia più impianti pubblicitari di Catania. C’è una giungla selvaggia, secondo me, per il 70 per cento abusiva: il Comune incassa un decimo di quanto riscuoteva nel 1999 quando ero sindaco. Come ci si può consentire questo lusso? C’è una cessione di sovranità in ogni campo”.
Quindi, secondo lei manca il controllo? Su 480 vigili in giro ce ne sono appena 120.
“Anche qui, mi permetto di ricordare la situazione quando ero sindaco. Avevamo 870 vigili urbani e la stragrande maggioranza era sul territorio. I catanesi si lamentavano per le multe, ma c’era una sensazione di legalità in città che oggi si è completamente perduta. A partire dal centro storico”.
 
Come pensa di affrontare, invece, la questione legata allo smaltimento dei rifiuti?
“Sicuramente bisogna puntare sulla raccolta differenziata, attualmente a livelli ridicoli, e la città non sa bene che fine facciano i rifiuti raccolti in modo differenziato. C’è però anche una grande opportunità per Catania nei prossimi mesi. Una delle ragioni che mi ha spinto a cimentarmi in questa sfida è il fatto che, probabilmente, se le cose andranno come dovrebbero, il sindaco di Catania diventerà il primo sindaco metropolitano, perchè sono state abolite le province e sono state istituite le città metropolitane. A Catania saranno 16 i Comuni coinvolti, da Sant’Agata Li Battiati a Nicolosi, e costituiranno con la città, un’unica conurbazione, che conterà circa 650 mila abitanti. Uno degli aspetti su cui ci sarà un netto miglioramento dal punto di vista amministrativo sarà proprio questo”.
In quest’ottica, cosa pensa della pianificazione urbanistica avviata dall’attuale amministrazione?
“Il Piano regolatore generale che il Consiglio comunale si accinge ad approvare, ormai dopo le elezioni, può sicuramente essere migliorato. Sostanzialmente, si tratta infatti di un piano di zona del Comune di Catania per i 290 mila catanesi che abitano in città. Il vero Piano regolatore sarà il Piano metropolitano; il vero Piano del traffico sarà metropolitano. Mobilità, pianificazione urbanistica e gestione dei rifiuti saranno dunque affrontati e governati in un’ottica metropolitana”.
 


Fare un sistema di trasporti per tutte le classi sociali

Quali altri problemi necessitano di un intervento immediato, secondo lei?
“Il trasporto pubblico. La situazione in cui si trovano gli autobus è persino peggio di quella descritta. Ai tempi della mia sindacatura, giravano mediamente tra i 220 e i 250 autobus; oggi, teoricamente ne circolano 120, ma effettivamente ne escono 80 di cui 10, i migliori, sono stati tolti per darli al Brt. Insomma, sono 70 i mezzi in circolazione di cui, nel corso della giornata, 20 o 30 sono costretti a rientrare perchè si guastano. I tempi di attesa nei quartieri periferici per raggiungere il centro città, è un’ora, un’ora e mezza. San Giorgio, Librino, San Giovanni Galermo: la condizione è spaventosa. Il Brt è sicuramente un ottimo servizio, ma è aggiuntivo, non può essere alternativo, perchè se no si dà il mezzo di trasporto a chi ha l’automobile e comunque in centro ci può arrivare, e lo togli a chi l’auto non la ha e senza il mezzo pubblico rimane completamente isolato. In questo modo si colpiscono le fasce più deboli della società”.
Cosa intende fare per ribaltare la situazione?
“La prima cosa che occorre fare, almeno per quanto riguardo l’Amt, è considerare che, se si vuole veramente fare un Piano del traffico non si può che puntare su un trasporto pubblico efficiente. A breve periodo, bisogna indirizzare tutte le risorse agli autobus, concentrandole sulle officine – non c’è la possibilità di comprare immediatamente nuovi mezzi – per fare funzionare quelli che ci sono. Facendo pagare i biglietti, come d’altronde facevo io quando ero sindaco, che avevo le squadre che facevano questo tipo di attività.
Insomma, la strategia per il breve periodo è aumentare il numero dei mezzi che circolano ogni giorno. Noi, con Carlo Lungaro, ci facevamo regalare gli autobus dismessi di Ravenna che erano più nuovi di quelli che avevamo noi. Gli ultimi autobus comprati a Catania, quelli piccoli a metano, sono stati comprati da me con la prima e unica emissione di Boc che si è fatta a Catania.
 

 
Puntare su metropolitana e turismo per il rilancio

Nel medio periodo, invece, come intende migliorare la mobilità cittadina?
“Bisogna puntare sulla metropolitana. Stancanelli non può dire che non gli compete, solo perchè non è comunale. Il sindaco della città è il capo di una comunità e tutto quello che riguarda la città, riguarda il primo cittadino. Deve battere i pugni sul tavolo, fare sentire la sua voce. La metropolitana è una risorsa importantissima che, unita alla Circumetnea e alla linea delle Ferrovie lungo la costa ionica, costituirebbe un sistema integrato di trasporto su rotaia”.
Quale altro settore valorizzerebbe per migliorare la vivibilità e rilanciare l’economia?
“Punterò moltissimo sul turismo. Ho fatto fare delle valutazioni da alcuni dei più grandi esperti al mondo in questo campo. I margini di recupero su Catania sono eccezionali. Noi potremmo puntare su un turismo congressuale, da sfruttare per buona parte dell’anno; con il turismo crocieristico, si potrebbe fare diventare Catania la stazione di partenza delle crociere per il Mediterraneo. E poi bisogna offrire anche a chi arriva un servizio adeguato. Bisogna tenere i musei le biblioteche aperti. La mia idea è quella di fare un percorso turistico, garantito con le telecamere e il presidio delle forze di sicurezza, che passi anche da San Berillo vecchio, trasformando quel quartiere in cui oggi è ritornata la prostituzione, in un quartiere dedicato all’artigianato. Valorizzare i monumenti, sfruttare le applicazioni degli smartphone per svelare la città nascosta. Naturalmente serve professionalità e bisogna puntare sulla formazione”.
Cosa altro serve a questa città per rimettersi in carreggiata?
“C’è bisogno di regole, di controllo. Oggi l’abusivismo la fa da padrona: i posteggiatori fanno quello che vogliono anche nei luoghi di Sostare; i paninari abusivi, i venditori ambulanti. Non si può essere severi con chi rispetta le regole e poi non colpire chi è illegale. Bisogna favorire per tutti il percorso verso la legalità e fare rispettare le regole”.

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