Fermo dei cantieri avviati e crollo di mercato - QdS

Fermo dei cantieri avviati e crollo di mercato

Rosario Battiato

Fermo dei cantieri avviati e crollo di mercato

martedì 14 Maggio 2013

Nel primo quadrimestre di quest’anno soltanto 80 gare bandite, crollo dell’80% del mercato. Nell’Isola persi oltre 50 mila posti di lavori in 4 anni. Se continua così, nel 2013 spazzati altri 1.500

PALERMO – Edili di nuovo in piazza per una grande manifestazione unitaria in contemporanea in tutte le regioni italiane. Il prossimo 31 maggio a Palermo l’intero settore delle costruzioni (Ance Sicilia, Aniem Sicilia, Cna Costruzioni e Legacoop e i sindacati Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil) manifesterà per una crisi che in Sicilia si percepisce più grave che altrove.
Nell’Isola c’è un motivo in più per manifestare. Nel mirino dei costruttori isolani l’atteggiamento del governo regionale in merito alla gravissima crisi del comparto che nell’Isola ha mietuto oltre 50 mila posti di lavoro in quattro anni e che vede ogni mese perderne in media più di 1.500 dall’inizio del 2013.
“Al progressivo fermo di cantieri avviati precedentemente – si legge in una nota dell’Ance – si aggiunge il peggioramento del mercato delle nuove infrastrutture registrato nel primo quadrimestre di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2012: è stato posto in gara il 30% in meno di opere per un importo più che dimezzato (-56,84%)”.
Il confronto è impietoso: all’inizio del 2007 furono bandite 432 gare per un importo di 402 milioni di euro, mentre da gennaio ad aprile di quest’anno sono stati pubblicati 80 bandi per appena 94,5 milioni di euro, con un crollo di oltre l’80% del mercato (si legga l’inchiesta a pagina 7). 
I costruttori chiamano in causa anche la classe dirigente isolana. “Di fronte a tale situazione – osservano associazioni d’impresa e sindacati – la Regione non interviene né per sbloccare cantieri fermi né per finanziare nuove infrastrutture, dimostrando di non comprendere che, in particolare nella nostra Isola, la ripresa dell’economia passa anzitutto dagli investimenti pubblici nel settore delle costruzioni”. Un riferimento anche all’ultima legge finanziaria e ai canoni per l’estrazione del materiale dalle cave, che la Regione ha inserito per adeguarli alle altre normative regionali che prevedono tasse in materia.
“La Regione – lamentano i sindacati – non interviene né per sbloccare cantieri fermi né per finanziare nuove infrastrutture, dimostrando di non comprendere che, in particolare nella nostra Isola, la ripresa dell’economia passa anzitutto dagli investimenti pubblici nel settore delle costruzioni”. L’appello nei confronti delle istituzioni regionali appare chiaro: “Imprese e sindacati continuano ad essere convinti – ed in questo confortati dal metodo partecipativo previsto dall’art. 12, comma 3, dello Statuto della Regione siciliana – che in democrazia debbano prevalere il dialogo e il confronto rispetto alla piazza e non vogliono vedersi costretti ad adeguarsi ai metodi populistici che finora hanno premiato altre categorie sociali”.

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