Palermo, la moda griffata in mano a boss - QdS

Palermo, la moda griffata in mano a boss

redazione

Palermo, la moda griffata in mano a boss

mercoledì 15 Maggio 2013

Sequestri per 16 mln di euro della società "Bagagli". Attaccato il patrimonio riconducibile a Filippo Giardina e Salvatore Milano

Palermo – I migliori negozi di moda di Palermo in mano alla mafia. E’ quanto emerso dalle indagini della Direzione investigativa antimafia (Dia) del capoluogo siciliano che hanno portato al sequestro, ai sensi della legislazione antimafia, di beni dal valore di oltre 16 milioni di euro.
 
Nello specifico – spiega una nota – il tribunale di Palermo, accogliendo appieno la proposta avanzata dalla procura della Repubblica, ha attaccato il patrimonio riconducibile a Filippo Giardina e Salvatore Milano, disponendo il sequestro, tra gli altri, della totalità delle quote sociali e dei beni aziendali della società Bagagli srl, con sede a Palermo, leader nel settore vendita di articoli ‘griffati’ di pelle, scarpe, abbigliamento, accessori di abbigliamento, valigeria ed altro, con lussuosi punti vendita nel capoluogo siciliano, in provincia ed a Catania. Salvatore Milano – scrive la Dia di Palermo – è uomo ”d’onore” storico della ”famiglia di Palermo Centro”, già destinatario di condanne definitive per associazione mafiosa e di misure di prevenzione personali, in atto detenuto, agli arresti domiciliari, presso la propria abitazione. Filippo Giardina, invece è da considerarsi soggetto socialmente pericoloso, in relazione alla sua ‘vicinanza’ ad alcuni affiliati all’associazione mafiosa, ed in particolare al Milano Salvatore, per conto del quale si è intestato fittiziamente quote di alcune attività commerciali di pregio operanti in Palermo, ma di fatto di proprietà dell’associazione mafiosa, ottenendo illeciti vantaggi economici nella gestione e nella conduzione delle stesse attività.
 
Nel provvedimento, pur non essendo decisiva, dopo aver dimostrato che gli stessi beni ”risultano essere frutto di attivita’ illecita o ne costituiscono il reimpiego” la Dia ha anche evidenziato la sperequazione tra il valore dei redditi dichiarati dal proposto (e dai suoi familiari) ed il patrimonio dagli stessi acquisito.

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