Rsu quale biocarburante energetico. Le ipocrisie di chi si scandalizza - QdS

Rsu quale biocarburante energetico. Le ipocrisie di chi si scandalizza

Andrea Salomone

Rsu quale biocarburante energetico. Le ipocrisie di chi si scandalizza

venerdì 17 Maggio 2013

I contrari all’utilizzo dei rifiuti per centrali elettriche si girano dall’altra parte quando le stesse vanno a petrolio

LONDRA – Come vi abbiamo spiegato nella scorsa puntata della nostra inchiesta sulle centrali tecnologicamente avanzate per il trattamento dei rifiuti indifferenziati (Rsu), a Londra esistono tre megaimpianti che utilizzano i rifiuti per ricavare energia destinata a rifornire decine di migliaia di case. Questi stabilimenti hanno una funzione chiave nella politica di gestione dei rifiuti cittadini. Non soltanto perché producono energia a basso costo e ridotto impatto ambientale, ma anche perché la materia prima da essi utilizzata è una fonte di energia rinnovabile, nel senso che si rinnova di giorno in giorno e continuerà ad rinnovarsi ancora per decine di anni: gli Rsu. Anche i sostenitori della strategia "rifiuti zero" ne riconoscono la "rinnovabilità". E ciò appare evidente nel momento in cui essi si pongono l’obiettivo di arrivare al 70 % di raccolta differenziata (rd) e di trattare il restante 30 % di Rsu in impianti meccanici.
Il punto sul quale i sostenitori di questa strategia non concordano è l’utilizzazione dei rifiuti come fonte energetica. Nella nota pagina del suo blog intitolata "le alternative agli inceneritori", Grillo propone di trattare meccanicamente i resti per produrre biocarburante (bioessiccato) che, però – a suo parere – deve essere depositato in discarica senza essere combusto per produrre energia. Insieme ad altre, quest’affermazione ha dato al M5S quella patina purista-ambientalista-antilobbista che ha costituito uno dei cavalli di battaglia del movimento, una delle cinque stelle che ne hanno decretato il successo, una caratteristica che ha dato al partito un profilo molto simile a quello conquistato da Greenpeace in anni di attività e che ha avuto moltissima presa sull’elettorato più giovane. Grillo non poteva accettare la combustione di rsu epurati per la produzione di energia, perché ciò avrebbe rischiato di far saltare la logica alla base della sua campagna anti-impianti industriali per il trattamento termico degli Rsu.
Affermare, infatti, di essere disposti a trattare i resti per produrre biocarburante da non riutilizzare, seppur renderà giustizia alla coerenza logica del ragionamento del leader spirituale del M5S, a uno sguardo attento si rivela estremamente insensata sia dal punto di vista ecologico sia economico.
Non utilizzare biocarburante a fini energetici significa infatti preferire l’utilizzazione delle inquinantissime e sempre più costose fonti fossili, dalle quali siamo e continueremo ad essere dipendenti ancora per decine di anni. A confermare quest’ultimo dato è il gruppo tedesco di Greenpeace, che continua a condurre una lotta per l’abbandono delle fonti fossili. In un noto documento chiamato "Die Plan" (il piano) il gruppo tedesco ha calcolato che, entro il 2050, con la costruzione di appositi impianti di biogas, la Germania potrebbe riuscire a provvedere al suo fabbisogno energetico e lasciarsi per sempre alle spalle i combustibili fossili. Che l’associazione ambientalista più estremista abbia fatto questo tipo di ragionamento non ci dà solo un’ulteriore conferma del fatto che, pur con tutta la buona volontà del mondo, la nostra dipendenza dalle fonti fossili durerà ancora per molto tempo; ma anche che sarebbe bene iniziare quanto prima a gettare le basi per renderci indipendenti da esse.
Posto, quindi, che allo stato attuale continuiamo a fare uso dei combustibili fossili, che senso ha lasciare inutilizzato in discarica un biocarburante meno costoso e inquinante? Questo discorso può avere senso solo nel momento in cui il biocarburante sarà considerato la fonte energetica più inquinante: ma per adesso le cose non stanno così.
Va aggiunto che il valore chiave delle centrali londinesi deriva anche dal fatto che esse consentono di stornare dalle discariche più del 30 % degli Rsu prodotti nella capitale inglese, il che è perfettamente in linea con ciò che chiede l’Ue ai suoi paesi membri, ossia che il deposito dei rifiuti in discarica sia l’ultima delle opzioni da considerare, una scelta da intraprendere solo in caso di necessità e in assenza di alternative: quando, insomma, non ci sono impianti per recuperare energeticamente i rifiuti.

(12. Continua. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 22 febbraio, l’1, 12, 15, 22, 29 marzo, il 5, 12, 19 aprile, 3 e 10 maggio. La prossima pubblicazione è prevista venerdì 24 maggio)

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