Strutturati e volontari a tutela del territorio - QdS

Strutturati e volontari a tutela del territorio

Raffaella Pessina

Strutturati e volontari a tutela del territorio

sabato 18 Maggio 2013

Forum con Calogero Foti, dirigente generale dipartimento Protezione civile

Com’è organizzata e qual è il livello di preparazione della macchina della protezione civile in Sicilia?
“Esiste un dipartimento che coordina le attività di emergenza e che verifica tutte le altre attività necessarie per la prevenzione e per la pianificazione. Esistono diversi livelli: quello comunale che dipende dal sindaco, che è autorità locale di protezione civile, un livello provinciale e poi un livello regionale.
Oltre a ciò esiste una serie di strutture operative che vengono definite dall’art. 11 della legge 225/92 (che è la legge base sulla protezione civile). La Sicilia ha recepito tale legge nazionale con la legge regionale n. 14 del 1998. La prima è stata dunque modificata con la legge 100/2012. L’art. 11 prevede tutta una serie di strutture operative. Da qui nasce il sistema della Protezione civile. Tra le strutture operative ci sono il corpo dei vigili del fuoco, e tutte le forze armate, che contribuisco a vario titolo: Esercito, Carabinieri, Guardia di finanza, coordinati dalla struttura statale”.
A che livello contribuisce il volontariato?
“Il braccio operoso del dipartimento sono i volontari. Lo stesso articolo 11 prevede per di più una forma di collaborazione con gli ordini professionali. Quando siamo andati ad aiutare i terremotati dell’Aquila avevamo i volontari che si occupavano del settore logistico, i componenti del dipartimento che occupavano i posti di coordinamento ai vari livelli, la struttura sanitaria e ci siamo portati anche gli psicologi per tutte le problematiche per l’assistenza alle persone colpite dall’evento calamitoso e per i soccorritori afflitti da sindromi particolari. Per l’agibilità degli immobili e per la compilazione della “scheda censimento danno”, abbiamo portato infine tecnici, ingegneri ed architetti che hanno contribuito a titolo gratuito”.
Come si diventa volontario della Protezione Civile?
“Le associazioni di volontariato devono essere iscritte all’apposito registro regionale e devono avere almeno sei mesi di attività. Sono poi le associazioni che decidono di quale settore occuparsi, logistico o sanitario che sia. I volontari ad oggi sono parecchi. In Sicilia arrivano a 4000 unità e, con 850 associazioni circa. Quando noi abbiamo bisogno di queste associazioni, andiamo ad attivarle attraverso il registro regionale. Il loro impiego è notevole soprattutto durante il periodo estivo, per la campagna antincendi, dove operano in collaborazione con il Corpo forestale ed i Vigili del fuoco. Due sono le attività possibili; quella di presidio e quella di deterrenza, nelle zone dove si registrano maggiormente i casi di piromani.
Uno degli aspetti che ritengo rilevante è la pianificazione delle elisuperfici, poiché gli elicotteri servono non solo per il rischio sanitario, ma anche in caso di calamità. Come si può ben capire a seguito di un evento calamitoso può capitare che la viabilità venga totalmente interrotta e si crea l’esigenza di portare aiuti e cibo alle popolazioni rimaste isolate. In base a questa logica in tutta la Sicilia si è in parte attuato un piano di elisuperfici, ma ancora un’altra parte si deve attuare. Ritengo che la gestione di queste superfici debba essere unificata in modo da avere sempre chiaro il quadro della situazione.

Quante unità di personale sono impiegate nella Protezione civile?
“Purtroppo il personale in forze alla Protezione civile in Sicilia è di sole 650 unità circa, delle quali circa 400 sono precarie. Abbiamo una sala operativa che dovrebbe essere traferita nell’area di Boccadifalco ed anche riammodernata magari non nell’immediato ma in tempi che mi auguro possano essere rapidi”.

 
In Sicilia c’è tantissimo da fare in merito alle calamità naturali: come vi organizzate?
“Con la legge 110/2012 sono state fatte delle modifiche per mettere ordine in questa vasta materia, ma io ritengo però che nonostante tutto debba essere ancora rivista, soprattutto in Sicilia. Si dovrebbe anche modificare la legge regionale in materia di Protezione civile. Anche per esprimere al meglio le problematiche tipiche di un determinato territorio qual è quello siciliano. La Sicilia rispetto a tante altre regioni rappresenta un’ottima scuola di Protezione civile. La regione siciliana è infatti piena di rischi, e concentra tutti quelli che si trovano separatamente in altre regioni italiane. Abbiamo il rischio vulcanico, idrogeologico (Giampilieri, Saponara, Barcellona), poiché il territorio sta subendo delle modificazioni che creano diversi disagi e, di conseguenza la prevenzione assume un’importanza predominante. Non si può più pensare di fare una pianificazione urbanistica in questo tipo di territori che guardi solo a quanto viene redatto nel piano regolatore, ma si deve tenere conto anche di una pianificazione ambientale, che rispetti le necessità di pianificazione della protezione civile. Secondo me dobbiamo cambiare completamente il metodo di approccio alla pianificazione, pensando a prevenire i disastri, attraverso un’unica regia tra gli assessorati Territorio e ambiente, Urbanistica e Protezione civile, studiando le problematiche connesse con la viabilità, quindi anche l’assessorato alle Infrastrutture. In questo senso mi sto adoperando per far nascere un tavolo di concertazione tra tutti questi soggetti. Già all’assessorato Territorio e ambiente stiamo esaminando la possibilità di avere degli obiettivi in comune, insieme con l’assessorato alla Sanità”.
 
Per tutta questa massa di attività e per il mantenimento del sistema, quali somme vengono messe a disposizione da parte della Regione?
“Queste somme purtroppo sono sempre di meno. Anche noi, come tutti, soffriamo dei tagli operati per la crisi economica. Fino a quando non succedono le emergenze, possiamo farcela, perchè si tratta di gestire un’attività di prevenzione che si può fare anche senza soldi. Il mio obiettivo è quello di far comprendere a tutti i cittadini che anche loro possono essere parte attiva nel sistema della prevenzione. Per questo basterebbe che il cittadino rispettasse le norme comportamentali. Abbiamo fatto, a tal proposito, parecchie campagne di informazione nelle scuole e cercheremo di continuare su questa strada. Spesso gli atteggiamenti in caso di emergenza sono sbagliati. In caso di terremoto le persone si mettono in macchina e cercano di scappare intasando le strade e bloccando il traffico, impedendo così di fatto il transito ai mezzi di emergenza. Altro problema è che la gente si mette subito al telefono, fa saltare le linee e i soccorsi hanno difficoltà a raccordarsi. Bisogna anche insegnare a non prendere l’ascensore in caso di terremoto e così via. C’è un’ultima questione che voglio sottolineare: la tecnologia può essere di grande supporto alla protezione civile: telecamere e quant’altro possono aiutare gli operatori ad identificare i luoghi dove si trovano le persone in difficoltà, in caso per esempio di alluvioni, per essere recuperate velocemente”.
 

 
Curriculum Calogero Foti
 
Calogero Foti è nato ad Agrigento il 12 settembre del  1955. è laureato in Ingegneria civile sezione trasporti e specializzato in Coordinamento di attività di protezione civile. Da sempre nel settore della protezione civile è stato prima dirigente dell’ufficio del Genio civile, quindi del dipartimento regionale della Protezione civile ricoprendo incarichi in tutta la Sicilia, nonché responsabile del servizio emergenze e studi. Dal febbraio di quest’anno si è insediato come Dirigente generale del dipartimento regionale di protezione civile, carica che ricopre attualmente.

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