Turismo, quando l’aeroporto fa la differenza - QdS

Turismo, quando l’aeroporto fa la differenza

Michele Giuliano

Turismo, quando l’aeroporto fa la differenza

giovedì 23 Maggio 2013

Treni e strade non all’altezza, si punta sugli scali: Comiso vicino all’apertura ma a Tp si rischia il tracollo con l’addio di Ryanair. Un vero e proprio boom quello di Birgi: nel mese di aprile +43% del traffico internazionale

PALERMO – Tra aeroporti mai aperti, perennemente in crisi per i conti in rosso e con limitazioni infrastrutturali, la Sicilia continua a farsi male da sola sul fronte dei trasporti a garanzia del turista. E se da una parte si sta compiendo il passo per superare finalmente alcune situazioni “paralizzate” da tempo, dall’altro però tira aria davvero poco buona.
Cominciamo con la buona notizia (e anche l’unica a dire il vero): sembra che sia iniziato oramai il conto alla rovescia per l’apertura del nuovo aeroporto di Comiso, in provincia di Ragusa: è stato infatti definito il crono-programma per l’inizio dell’attività. Presso la sede dell’Enac è stato consegnato il decreto di autorizzazione dello scalo, mentre il 30 maggio ci sarà l’apertura vera e propria con un volo dimostrativo e il 7 giugno una compagnia aerea inglese ha già prenotato la pista per un atterraggio di un piccolo velivolo. In questi giorni l’Enac stesso ha visitato con i propri esperti l’area aeroportuale: vi è stata la sistemazione delle prime piante all’interno e all’esterno dell’aerostazione e la collocazione della scultura dell’artista Carmelo Candiano intitolata “La grande finestra. La conquista del volo”, vincitrice del concorso indetto dal Comune di Comiso lo scorso anno.
A fare da contraltare una notizia che circola sempre più insistentemente e cioè la paventata chiusura del rapporto tra l’aeroporto di Birgi e la Ryanair. Un connubio che ha fruttato il più alto aumento di traffico passeggeri negli scali siciliani. Davvero triste se si considera che lo scalo trapanese è stato protagonista di un vero e proprio boom di presenze nello scorso mese di aprile per l’ennesima volta. Sono stati registrati 179.567 passeggeri, traducibili in un incremento del traffico internazionale (rispetto al 2012) del 43 per cento. Airgest, gestore dello scalo, ha annunciato di aver avviato nuove negoziazioni con vettori charter e di linea, per aggiungere collegamenti della prossima stagione invernale. Tuttavia, secondo indiscrezioni, Airgest non sarebbe interessata a rinnovare il contratto con Ryanair, che attualmente gestisce numerosi voli in partenza da Birgi.
 
Il problema essenziale è che tra i soci di Airgest c’è la Provincia, che detiene il 49 per cento delle azioni. E come sappiamo le Province sono destinate a chiudere i battenti entro il 2013: “Teoricamente, le quote verrebbero spartire tra i diversi Consorzi di Comuni che si verranno a creare al posto delle Province – spiega il presidente del consiglio provinciale di Trapani, Peppe Poma – ma non c’è nessun ente locale in grado di sostenere finanziariamente l’aeroporto, o di indicare un management adeguato”.
Notizia che fa il “triste” paio con quella già consolidata della fine del sogno dell’aeroporto “Valle dei Templi” che doveva sorgere ad Agrigento, bloccato, tra le tante cose, dalla mancata approvazione di una variante urbanistica del Comune di Licata. Il  progetto finora è costato, tra consulenze e spese di progettazione, ben cinque milioni di euro. Insomma, la solita Sicilia più ombre che luci.
 

 
L’approfondimento. Ora si spinge per privatizzare gli aeroporti
 
Il nodo del rilancio delle infrastrutture della regione passa anche da un’attenta analisi delle risorse, per evitare che fiumi di denaro vengano spesi per costruire e mantenere strutture inefficienti. Finora alla Sicilia gli aeroporti sono costati tanto, tantissimo. Una spesa che nessun ente pubblico può più permettersi, ed ecco perché si spinge da più parti per accelerare i processi di privatizzazione degli scali. Il tempo della gestione pubblica degli aeroporti è terminato. Lo sa bene Vito Riggio, presidente dell’Enac, che spinge affinchè le privatizzazioni dei piccoli e grandi aeroporti di Sicilia vengano fatte il prima possibile. Anche se i dati di traffico non sono buoni (ma è tutto il trasporto aereo ad avere subito un tracollo tra il 2012 e il 213), i due principali aeroporti siciliani, Fontanarossa a Catania e Falcone Borsellino a Palermo, fanno gola a molti. Catania è il più importante aeroporto del Mezzogiorno per numero di passeggeri l’anno: nel 2012 ci sono stati 6.246.888 ed è al quinto posto tra gli aeroporti italiani. Nei primi tre mesi del 2013, pur con una flessione del 7,2 per cento, i passeggeri sono già 1.119.777. E’ chiaro ed evidente che, seppur con la crisi, la Sicilia resta tra le sue contraddizioni terra che richiama il turista. Almeno sino ad oggi.

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