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Dietro il boom delle poste private. Quali rischi per il consumatore

Emiliano Zappala

Dietro il boom delle poste private. Quali rischi per il consumatore

martedì 28 Maggio 2013

Per erogare servizi finanziari è necessario essere iscritti a un apposito albo

CATANIA – Il 20 marzo scorso il comando provinciale della Guardia di Finanza di Palermo aveva disposto, in seguito all’operazione “Lost pay”, il sequestro di 72 agenzie di poste private sparse su tutto il territorio nazionale. Il reato era di violazione al Testo unico delle leggi bancarie e riguardava le due catene “Posta più e “Servizi postali”. Le agenzie in questione offrivano servizi di pagamento pur non avendone l’autorizzazione.
 
L’operazione è scattata in seguito alle denuncie di alcuni cittadini che hanno lamentato il mancato riconoscimento da parte di enti fornitori di servizi pubblici dei pagamenti effettuati attraverso il canale della agenzie postali private. In alcuni casi i cittadini avevano subito anche la sospensione della fornitura dei servizi essenziali. Tutto questo è stato possibile solo a causa del complesso sistema di permessi e autorizzazioni che regola questo tipo di attività. Cercare di capirne meglio il funzionamento potrebbe essere già un ottimo modo per non incappare in questo tipo di “truffe”.
Il fenomeno della diffusione delle agenzie di poste private è dilagato negli ultimi anni. Moltissimi i punti aperti, numerosissime le catene di franchising. “La nuova posta”, tanto per fare un esempio, è passata negli ultimi anni da una trentina di affiliati a oltre un centinaio, per un bacino di 4.000 clienti, “Servizi postali” invece, fondata nel 2009 da Nunzio Giangrande, ha adesso una rete di 46 affiliati solo a Palermo e Provincia. L’esplosione è in gran parte un effetto delle liberalizzazioni dei servizi postali imposte dall’Unione europea.
Dal 2011 l’Italia non ha potuto chiamarsi fuori dalla legislazione comunitaria. In realtà l’inghippo sta proprio in uno degli snodi cruciali previsti dall’Europa. La legge prevede infatti una doppia regolamentazione che distingue tra i servizi postali propriamente detti (raccolta e recapito posta, raccomandate ecc.) e quelli finanziari. Mentre per il primo tipo di attività i permessi prevedono una semplice autorizzazione ministeriale di facile rilascio, per il secondo il legislatore italiano ha previsto una serie di restringimenti precisi; il Testo unico delle leggi bancarie certifica infatti, per questo tipo di servizi, l’istituzione di un “Albo degli istituti di pagamento”, a cui bisogna iscriversi per essere poi abilitati a effettuare transazioni finanziarie.
La distinzione importante sta dunque proprio qui. Mentre ogni agenzia privata è autorizzata a svolgere i normali servizi postali, solo alcune hanno provveduto a richiedere l’autorizzazione alla Banca d’Italia per essere abilitati a fornire anche servizi di tipo finanziario, altre hanno effettivamente inviato formale istanza per ottenere il permesso, senza attendere però l’effettivo rilascio. Per chi ha commesso questo tipo di illecito, le accuse sono di violazione dell’articolo 131-ter del Testo unico bancario e prevedono i reati di truffa, appropriazione, indebita e abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento.
Il fenomeno è ancora una volta localizzato maggiormente al Sud. Delle 72 due agenzie sequestrate la maggior parte si trovava nel Meridione e molte proprio in Sicilia. I clienti che sono stati truffati attendono adesso il risarcimento dei danni, che non sembra però avverrà in tempi brevi.
 

 
La Banca d’Italia iscrive in un albo gli Istituti autorizzati
 
Per le agenzie postali che decidono di fornire servizi finanziari è necessaria un’autorizzazione speciale. Questa viene rilasciata solo in seguito all’iscrizione sull’albo della Banca d’Italia stessa. Il titolo V-ter del Testo unico bancario, intitolato “Istituti di pagamento”, stabilisce, all’articolo 114-sexies, che la “prestazione di servizi di pagamento è riservata alle banche, agli istituti di moneta elettronica e agli istituti di pagamento. Possono prestare servizi di pagamento, nel rispetto delle disposizioni ad essi applicabili, la Banca Centrale europea, le banche centrali comunitarie, lo stato italiano e gli altri stati comunitari, le Pubbliche amministrazioni statali, regionali e locali, nonché Poste italiane”.
All’articolo 114-septies si legge “la Banca d’Italia iscrive in un apposito albo, consultabile pubblicamente, accessibile sul sito internet ed aggiornato periodicamente, gli istituti di pagamento autorizzati in Italia”. E poi al comma 3 “Per la prestazione di servizi di pagamento in Italia gli istituti di pagamento possono avvalersi soltanto degli agenti in attività finanziaria” (previsti dall’articolo 114-sexies ndr).
 


È online l’albo degli istituti che possono effettuare transazioni
 
Per il cittadino che vuole sfruttare le comodità dei servizi offerti dalle agenzie postali e dai network di franchising privati senza rischiare di cadere vittima di truffe da parte degli stessi, è utile dunque conoscere le procedure fondamentali, al fine di tutelarsi e prevenire. Nel caso d’illeciti di questo tipo infatti la responsabilità non ricade né sulla Banca d’Italia, né tantomeno in alcun modo su Poste italiane, che non ha nessun tipo di legame con le agenzie private, se non per quanto riguarda rapporti di partnerariato nello svolgimento di servizi postali primari; può capitare che una posta privata non riesca a coprire l’intero territorio nazionale e che si appoggi per questo a poste italiane, ma è l’unico tipo di cooperazione possibile. La responsabilità allora, come ha dichiarato il maggiore della Guardia di Finanza di Palermo, Antonio Squillaciotti al Quotidiano di Sicilia “sono dei singoli gestori e dei network a cui questi sono collegati. Inoltre la rapidissima diffusione delle attività private non avrebbe concesso tempi sufficienti per un monitoraggio capillare. L’unico modo che le autorità hanno per scoprire gli illeciti sono le denuncie dei cittadini, come di fatto è avvenuto lo scorso marzo”.
Solo in seguito a queste e all’analisi del fatto compiuto è possibile procedere al sequestro delle strutture e dei software utilizzate per il pagamento senza la dovuta autorizzazione. Per di più, precisa lo stesso Squillaciotti “alcuni network, come “Poste più”, avevano regolarmente inviato la richiesta di autorizzazione e attendevano solo il rilascio. Diverso il caso di “Servizi postali, che non aveva ancora inviato alcuna istanza”.
Fondamentale dunque per il cittadino verificare prima di effettuare transazioni finanziarie presso agenzie private che queste siano iscritte all’albo di banche, istituti di pagamento e istituti di moneta elettronica consultabili sul sito della Banca d’Italia all’indirizzo http://www.bancaditalia.it/vigilanza/regolamentati. Un altro elenco dei soggetti abilitati al pagamento dei bollettini è visibile su sito di poste italiane. Resta infine la possibilità, che è forse la migliore, di verificare sul sito del gestore stesso la presenza di notifiche che certificano l’avvenuta autorizzazione da parte della Banca d’Italia. I gestori in possesso dei permessi sono quelli che provvederanno senz’altro alla loro pubblicazione.
A chi dovesse poi cadere comunque vittima di illeciti è consigliato informare subito la società che fornisce il servizio per cui è stato effettuato il pagamento notificando la truffa subita e chiedendo, nel caso in cui il sevizio sia stato sospeso l’immediata riattivazione, per poi costituirsi parte civile nei confronti dei responsabili nel processo penale che seguirà la denuncia, al fine di chiedere il risarcimento dei danni.

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