Per l’ex Asi un buco da 50 mln di euro a ‘svilupparsi’ sono solamente i debiti - QdS

Per l’ex Asi un buco da 50 mln di euro a ‘svilupparsi’ sono solamente i debiti

Calogero Conigliaro

Per l’ex Asi un buco da 50 mln di euro a ‘svilupparsi’ sono solamente i debiti

martedì 04 Giugno 2013

Da possibile motore per la crescita dell’economia provinciale a inutile carrozzone mangiasoldi

AGRIGENTO – Un’apocalisse finanziaria. Ecco quella che sembra stia per abbattersi sull’Irsap di Agrigento (ex consorzio Asi) secondo il commissario straordinario Alfonso Cicero.
A far dare l’allarme circa il rischio di un imminente tracollo è stata la cartella esattoriale arrivata dall’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi, in cui si chiede di saldare i conti col Fisco per 27 milioni di euro. Debiti che, sommati ad altri pregressi, fanno arrivare il totale oltre i 50 milioni di euro. Nonostante la sua posizione sia molto delicata, dato che la prima sezione del Tar di Palermo ha accolto la domanda cautelare di sospensione e annullamento della sua nomina (presentato dalla Casartigiani regionale e di Agrigento e difesa dall’ex assessore al Bilancio Gaetano Armao e dall’avvocato Stefano Catuara, ex presidente dell’Asi), Cicero vuole togliersi qualche sassolino dalla scarpa e far luce sulla gestione dell’Area di sviluppo industriale.
 
“Quello che sto vivendo – ha spiegato – è qualcosa di surreale. Per l’ente c’è un bilancio complessivo per quest’anno di soli 10 milioni di euro, mentre nella sola Agrigento ci sono debiti per oltre 50 milioni. Anche vendendo tutti gli immobili di proprietà ereditati dall’Asi locale non arriveremo a pagare che il 10% dei debiti complessivi. In pratica qui non si sono mai pagate le tasse e già sono arrivati gli avvisi delle ipoteche”.
Le ex Asi, comunque, non se la passano bene anche nel resto dell’Isola, tanto che i debiti complessivi in tutta la regione ammontano a “300 milioni di euro”.
Un quadro che secondo Cicero è maturato a causa di scriteriate gestioni precedenti e che rischia addirittura di peggiorare a causa della questione legata ai contratti dei dipendenti a tempo determinato, in scadenza proprio in questo periodo, che per ragioni di bilancio facilmente intuibili difficilmente potranno essere prorogati. Ecco perché i sindacati si sono già mobilitati attaccando duramente i vertici dell’Irsap e della Regione. “Sono assolutamente critico – ha detto Alfonso Buscemi, segretario provinciale della Funzione pubblica della Cgil – sulla conduzione della problematica del personale. Per colpa di questa gestione le famiglie di diversi dipendenti non sanno quale futuro le attenderà alla scadenza del contratto fissato per fine maggio. Il tutto nonostante il Governo regionale presieduto da Rosario Crocetta abbia sempre affermato che i posti di lavoro precari saranno tutelati e come sia già arrivato dal Governo di Roma il decreto legge che proroga i contratti fino al 31 dicembre di quest’anno. Per i dipendenti Irsap, invece, aspettiamo risposte”.
Alle affermazioni di Buscemi ha fatto eco la Fp Cgil regionale, che ha accusato senza mezzi termini in un comunicato stampa il commissario Cicero, reo secondo i sindacati di utilizzare la questione morale come parafulmine per evitare confronti e tavoli di concertazione. “Il commissario – si legge nella nota – non può continuare a gestire il confronto accusando gli interlocutori, quando dissentono dal suo punto di vista, di stare dalla parte della mafia, credendosi l’unico detentore della legalità”.
La replica di Cicero, ovviamente, non si è fatta attendere: “Con i fondi che sono stati stanziati – ha spiegato il commissario Irsap – abbiamo circa 10 milioni di euro per le spese di gestione delle nostre undici sedi in tutta l’Isola, i quali forse sono appena sufficienti per mantenere i 270 dipendenti di ruolo. Il tutto senza calcolare i debiti che vanno pagati urgentemente”.
“Per risolvere la questione – ha aggiunto – è necessario un intervento del Governo regionale, poiché a oggi non siamo in grado, con le nostre sole risorse, di affrontare la situazione. Per il resto, del fatto che ci sia un tavolo occulto che tenti di ostacolare la mia opera in favore della legalità ne sono convinto. Di questo tavolo ho ragione di ritenere facciano parte imprenditori collusi, pezzi della politica e altro ancora, che hanno avuto colpiti i loro interessi dalla mi azione”.
Intanto, nell’ex Asi di Agrigento, ad andare a fondo non sono soltanto i conti, ma anche le condizioni igieniche e di sicurezza dello stabile che ospita la sede. Fili scoperti, sporcizia diffusa e altro ancora sono ben visibili un po’ dappertutto, soprattutto in quello che dovrebbe essere l’Ufficio relazioni con il pubblico. A fronte della situazione generale, probabilmente questo è soltanto l’ultimo dei problemi per l’Irsap, ma certamente il quadro descritto non può servire a favorire lo sviluppo economico della provincia e spingere gli imprenditori a investire nella crescita industriale del territorio.

Scontro senza esclusione di colpi tra i vecchi e i nuovi responsabili

AGRIGENTO – Ciò che è successo all’ex Asi agrigentina dopo che quest’ultima è confluita nell’Irsap a seguito della riforma voluta dall’allora governo regionale di Raffaele Lombardo e dall’ex assessore provinciale alle Attività produttive, Marco Venturi, ha assunto, nel corso dei mesi, i contorni di una complicatissima telenovela, scandita da comunicati stampa sindacali, notizie di querele reciproche tra gli ex dirigenti e il commissario straordinario Alfonso Cicero, interventi di deputati regionali e molto altro ancora. Uno scontro senza esclusione di colpi iniziato già quando al vertice dell’Asi c’era Stefano Catuara.
Tra le questioni che hanno maggiormente alimentato lo scontro, il reintegro dei dirigenti Salvatore Callari e Antonino Casesa ai loro posti presso l’Irsap, motivato dalla decisione del Giudice del lavoro di Agrigento, che si è espresso favorevolmente in merito al loro ricorso contro il licenziamento voluto dallo stesso Cicero. Il commissario aveva allontanato i due per gravi comportamenti che avrebbero arrecato danno all’Ente, ma i procedimenti disciplinari e i relativi licenziamenti sono stati giudicati irregolari.

Secondo la sentenza di accoglimento del ricorso, infatti, la procedura di licenziamento sarebbe dovuta passare da una serie di organi collegiali, mentre di fatto ha visto Cicero come protagonista unico.
Quest’ultimo, ovviamente, si è opposto alla decisione del Giudice del lavoro e ha preannunciato un ulteriore ricorso (anche perché il Tribunale si è espresso soltanto dal punto di vista procedurale e formale ma non per quanto concerne il merito della motivazione e il provvedimento di licenziamento).
Uno scontro duro e senza esclusione di colpi che non può non avere ripercussioni e che secondo il sindacato Sadirs e il suo segretario provinciale, Giovanni Coco, rischia di “togliere quel clima di serenità necessario affinché i lavoratori dell’ente possano svolgere il loro lavoro nelle migliori condizioni”.

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